La Felicità: Una “Trappola” della Società che Porta L’Individuo All’Infelicità

La Felicità_ una “trappola” della società che porta l’individuo all’infelicità

Articolo scritto dalla Dr.ssa Anna Maria Cutrupi

“La vita dà il massimo a chi trae il massimo da ciò che la vita gli dà“ potrebbe essere un motto che quotidianamente ci ricorda di apprezzare ciò che la vita ci dona, senza se e senza ma … ci ricorda quanto sia difficile essere felici e apprezzare ogni singolo momento, non a caso in questo libro, la felicità è racchiusa in una “trappola” dal quale usciamo spesso perché essere felici non è facile. 

L’autore definisce la felicità, valutando due significati, il più comune è “sentirsi bene” ovvero provare piacere, gratificazione o contentezza, dall’altra parte vi è un significato più profondo, “vivere una vita ricca, piena e significativa”, che interessa le pagine di questo libro. 

1. “E vissero tutti felici e contenti”…  

Così ci è stato insegnato fin da piccoli, sono parole che risuonano nella nostra mente, come un pensiero vivido e fermo che non si cancella dalla nostra mente. Abbiamo sentito parlare di eroi che sconfiggono i cattivi, di un principe che bacia una principessa, ma quanto tutto ciò corrisponde alla realtà? Ci siamo mai chiesti perché il lieto fine di un film o di un libro ci piace di più? Perché a tutti costi corriamo verso questa meta conosciuta come felicità? 

La società ci impone di raggiungerla sotto chiave di piacere, divertimento e serenità ma è davvero così? Ed è così che, attraverso la storia dei quattro miti, si viaggia verso la trappola della felicità: cosa intende l’autore per trappola?

2. I quattro miti della felicità!

2.1 La felicità è la condizione naturale di tutti gli esseri umani

Per cultura, si sostiene che l’uomo sia felice per natura, anche se statisticamente è tutto il contrario. (basta pensare ai suicidi, ai divorzi, ai problemi di salute, isolamento sociale). Ciò che rende tale mito più contraddittorio è la convinzione che l’uomo ha che tutti sono felici tranne lui. Ed è proprio questo a portare infelicità. 

2.2 Se non sei felice, hai qualcosa che non va

Dal primo mito, si passa a quello successivo che in qualche modo è sequenziale, dove si sostiene che la sofferenza mentale sia anormale, una debolezza o una malattia, un prodotto della mente difettoso. Questo porta a pensare che quando si provano emozioni e pensieri dolorosi, spesso ci si rimprovera di essere deboli; in differente modo invece tratta la Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT): in uno dei suoi assunti, infatti, la sofferenza psicologica è tratta dai normali processi di pensiero di una mente umana sana. Non si tratta di difetto, la mente risponde e funziona per ciò per cui è portata a fare. L’ACT, infatti, insegna a gestire la mente in modo più efficace, in modi che possono migliorare la vita dell’uomo. 

2.3 Per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dai sentimenti negativi

Apparentemente viviamo in una società in cui facciamo il pieno di emozioni positive ed evitare le emozioni negative, d’altronde tutti vorremmo vivere così. È come vivere su un’isola deserta, senza pensieri, senza problemi, senza emozioni. Ne facciamo il pieno di queste fantasie tralasciando il vero obiettivo della nostra vita, combattere per sostenere ed entrare nella nostra trappola. Credere nella storia perfetta d’amore, ai progetti di vita perfetti ci porta a credere che la vita è bella ma soprattutto senza problemi. Credere fortemente al mito 3 significa di attenzionare la nostra mente su un quesito, è mai possibile vivere così? 

2.4 Dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e che provi

I nostri pensieri e i nostri sentimenti sono controllati o è quello che ci inducono a pensare, ciò che possiamo in realtà controllare sono le nostre azioni perché proprio agendo, praticando che creiamo la nostra vita piena e significativa. Nella maggior parte dei programmi di auto aiuto, di fondo c’è un mito 4 che viene confutato, mettendo in prima linea l’idea che i pensieri e i sentimenti si possono controllare per raggiungere la felicità, ma se tutto ciò fosse così facile, la felicità perché tarda ad arrivare? Sì, è vero, cerchiamo di vedere le cose da un punto di vista positivo, ma non ci basta se non raggiungiamo la piena consapevolezza dei nostri pensieri e del nostro agire. 

Quando inizialmente parlavamo di trappola della felicità, intendevamo proprio questo: l’essere incastrati in delle credenze a cui fortemente ci aggrappiamo senza però renderci conto del totale disastro a cui portano. 

La prima parte di questo libro ci spinge a comprendere quali tra questi miti sono fissi nelle nostre idee, nella seconda invece si cerca di portare il lettore alla consapevolezza piena attraverso i principi e le tecniche dell’ACT, un approccio terapeutico innovativo e con solide fondamenta scientifiche, basato sulla Mindfulness. Esso è mirato a sviluppare la flessibilità psicologica, consentendo di superare i momenti critici e di vivere pienamente il presente muovendosi nella direzione tracciata dei propri valori. 

Più che un libro, lo definirei una guida che porta alla ricerca della felicità, senza però tralasciare i momenti o le emozioni negative, dalle quali apprendiamo che la felicità non è raggiungibile senza affrontarli. 

3. Come raggiungere la felicità ed uscire dalla trappola? 

È proprio attraverso l’ACT e i suoi principi che possiamo intraprendere questo viaggio. 

Come abbiamo detto, ACT sta per accettare ma anche per comprendere meglio, possiamo definire l’ACT attraverso un acronimo come ci suggerisce Harris — (A: accetta i tuoi pensieri e le tue emozioni, C: connettiti con i tuoi valori, T: traduci i tuoi valori in azioni efficaci). 

Dalla seconda parte del libro l’autore ci spiega come intraprendere questo viaggio, tenendo conto di tre principi: defusione, espansione e connessione. 

4. Defusione: smettere di identificarsi con i pensieri e le emozioni

Quando ci si identifica, si dà importanza a ciò che si pensa, che ciò che si pensa rappresenta la realtà: alcuni pensieri o emozioni negativi siano visti come minaccia. La defusione serve a dare una lettura diversa ai pensieri e alle emozioni, considerandoli per quello che sono realmente.

4.1 Espansione: respiro nelle emozioni

Successivamente, l’espansione, serve per osservare le emozioni, facendo spazio dentro di noi e lasciando che siano presenti. Questo vale anche per le emozioni negative, difficili da gestire ma attraverso tale tecnica, scorreranno più facilmente.

4.2 Connessione: essere presenti nel qui e ora

È l’ultimo passaggio da effettuare, perché i pensieri, spesso, portano a rivolgerci al passato o al futuro. Questo ci spinge a non connetterci dalla nostra vita e a perdere  tutto ciò che accade al nostro presente. Le tecniche della connessione servono, così, a riportare la nostra mente al presente, per vivere a pieno, in maniere ricca e significativa.  

Conclusioni 

E tu a quale dei 4 miti ti affidi di più? Quale viaggio stai compiendo per raggiungere la felicità?

“Se non decidi dove andare, finirai dovunque vai”, per vivere una vita significativa abbiamo bisogno di una direzione, che solo il tuo cuore saprà indicarti, attraverso i tuoi valori. 

Usa i tuoi valori, poniti degli obiettivi significativi e perseguili energicamente e nel contempo apprezza ciò che hai nella vita adesso. Vivi il presente e apprezzalo, vivi nel qui e ora, solo così potrai vivere al massimo. 

Il mio augurio per te, consiste proprio in questo. Tuttavia, se ti riesce difficile, non preoccuparti. La nostra società porta l’individuo “lontano da sé” e occorre un aiuto per “tornare nel proprio centro”. Se, quindi, hai tendenza a farti guidare “altrove” dai pensieri e a provare spesso, ansia o tristezza, ti invito a contattarmi, per trovare insieme un modo per “viaggiare” verso il presente, l’unico momento che abbiamo realmente.

Stai attraversando un momento difficile? Prenota una sessione e inizia ora a risolvere i tuoi problemi, attraverso l’aiuto della Dr.ssa Anna Maria Cutrupi.

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