“La Trappola Della Felicità” di Russ Harris: La Mindfulness e L’Accettazione per Vivere Una Vita Piena

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Articolo scritto dalla Dr.ssa Arianna Buttafuoco

“C’è qualcosa di tremendamente ironico nella felicità. In inglese, questa parola deriva da una radice che significa <<per caso>> o <<un avvenimento>>, che dal lato positivo denota un senso di novità, meraviglia e apprezzamento per gli avvenimenti casuali. (…) Con l’intenzione di generare un’emozione chiamata felicità, la maggior parte delle persone tende ad adottare un comportamento che è l’esatto opposto, con il risultato che poi si sente inevitabilmente malissimo e inadeguata. Se non ce ne rendiamo conto, continueremo a cercare di fermare la felicità.”

Russ Harris

1. L’ACT e la trappola della felicità

Il libro si basa interamente sui principi dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), una terapia innovativa che pone le sue origini nella terapia cognitivo comportamentale ma che si arricchisce prendendo spunto dagli insegnamenti della psicologia evoluzionistica e della filosofia buddista.

Secondo l’ACT il benessere psicologico è raggiungibile acquisendo le abilità di mindfulness/accettazione (acceptance) e l’impegno nel perseguire i propri valori personali (commitment). 

Nello specifico, quando parliamo di mindfulness facciamo riferimento alla capacità di portare attenzione al momento presente con apertura, curiosità e assenza di giudizio. Questa abilità ci aiuta a non cadere nelle nostre trappole mentali e nei nostri schemi cognitivi ricorrenti. Invece, vivere una vita secondo i propri valori significa orientare le proprie azioni verso ciò che per noi è importante, ha significato, verso l’ideale migliore di noi stessi nel mondo. Seguire una linea che ci guiderà per tutta la vita, dandole senso e pienezza.

Tali atteggiamenti, se mantenuti e sperimentati nel tempo, portano alla flessibilità psicologica e a un maggior benessere emotivo. 

Nel libro il lettore troverà numerosi spunti di riflessione ed esercizi pratici che gli permetteranno di iniziare sin da subito a cambiare alcune rigidità mentali e comportamentali, così da raggiungere una maggiore serenità.

2. Cos’è la felicità

Sin dalle prime pagine del libro emerge una definizione di felicità a cui probabilmente pochi di noi hanno mai pensato. Questa non è altro che una delle tante emozioni che l’essere umano può provare e per sua natura è spontanea, transitoria e fugace. Ciò che costituisce la trappola della felicità e il circolo vizioso che la mantiene sembra essere la credenza secondo cui una vita significativa sia possibile solo essendo sempre felici. Questa convinzione si è sviluppata e rafforzata durante l’evoluzione dell’uomo, in particolare in epoca moderna. Ma gli studi scientifici dicono ben altro sul nostro cervello e il nostro modo di pensare. Infatti, l’essere umano è stato progettato per la sopravvivenza, cioè per difendersi dai pericoli, prevederli ed evitarli il più possibile. Si potrebbe affermare che la nostra mente è progettata per “pensare in negativo”, al fine di garantirsi una vita duratura. Questo ci fa comprendere come le nuove istruzioni sociali e culturali sul come gestire le nostre vite, sul come dovremmo sentirci ed agire, sono fondamentalmente contro la nostra natura. Per vivere una vita significativa, appagante e degna di essere vissuta, sembra importante essere felici ma anche saper accettare la sofferenza e il dolore insito nell’esistenza di ognuno di noi.

3. I miti sulla felicità

Nel mantenere vivo il circolo vizioso della trappola della felicità ci sono specifiche “favole” della nostra cultura occidentale che ci sono state raccontante da tempi immemori. Vediamole nel dettaglio.

Mito 1: la felicità è la condizione naturale di tutti gli esseri umani

Se, come dimostra la scienza, il nostro cervello è progettato per rispondere prontamente e pianificare qualsiasi possibile pericolo per la nostra sopravvivenza, com’è possibile che la nostra condizione naturale sia la felicità? Questa si presenta solamente in alcuni momenti e poi ci lascia ma ritorna anche, come qualunque altra emozione. Spesso è proprio la convinzione che debba essere sempre con noi a non farla tornare.

Mito 2: se non sei felice hai qualcosa che non va

La società occidentale ritiene che la sofferenza psicologica sia anormale, una sorta di debolezza, una crepa in un piano perfetto. Eppure, senza emozioni negative non riusciremmo a vivere adeguatamente, a saperci difendere dai più semplici pericoli (come saper attraversare la strada senza essere travolti da una macchina) come dalle situazioni più complesse (come allontanarsi da situazioni lavorative o relazionali che non ci fanno sentire sereni e non ci accrescono). Dunque no, non siamo difettosi, le nostre menti stanno lavorando esattamente come dovrebbero!

Mito 3: per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dei sentimenti negativi

Avere una vita significativa e appagante implica la necessità di sperimentare l’intera gamma di emozioni esistenti. Se ci riflettiamo, non esistono situazioni importanti che non abbiano suscitato in noi sia grandi gioie che immensi dolori: amori, lauree, scelte lavorative, viaggi.

Essere pronti ad accettare l’arrivo delle emozioni negative diventa quindi parte integrante di una vita degna di essere vissuta.

Mito 4: dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e che provi

Sarebbe bello se fosse vero ma abbiamo meno controllo di ciò che crediamo sui nostri pensieri ed emozioni. Spesso crediamo che non saper controllare le nostre emozioni e pensieri sia segno di inadeguatezza e debolezza ma, semplicemente, non si può combattere contro millenni di evoluzione del cervello umano. Anzi, è controproducente e ci allontana ancora di più dall’agognata felicità.

Lo stesso però non si può dire per le nostre azioni, quelli sì che sono sotto il nostro controllo consapevole e di volta in volta possiamo scegliere come agire per andare in direzione dei nostri valori e di ciò che è importante per noi. 

4. Perché continuiamo a soffrire: il circolo vizioso del controllo 

Sin da piccoli ci è stato detto che saremmo stati in grado di controllare le nostre emozioni. Gli adulti ci sembravano dei maghi in questo. Eppure, dietro i buoni consigli c’erano spesso abuso di alcolici o droghe, repressione alternata a scoppi di rabbia o pianti nascosti e improvvisi senza fine, distrazioni forzate o autocostrizioni. Tutte queste strategie di controllo di per sé non sono sbagliate, diventano però nocive quando sono l’unica rigida alternativa che abbiamo per fronteggiare i nostri pensieri e stati d’animo. Infatti, ognuna di queste strategie ha come scopo principale quello di evitare il negativo, di qualunque natura esso sia. Nessuno ci ha mai detto che andasse bene piangere, essere più tristi del solito per qualche giorno, sentirsi arrabbiati o frustrati, essere agitati per un evento importante. Di fatto nessuno ci ha mai insegnato a stare con quel che c’è dentro di noi in quel preciso momento.

Usare il controllo per gestire il mondo materiale è sempre una buona idea, ma appare disfunzionale quando ciò che deve essere controllato è il nostro mondo interno. Proprio per questo motivo, il controllo diventa un altro fattore che mantiene la trappola della felicità: assorbe molte delle nostre energie che potremmo spendere in azioni consapevoli e dirette verso ciò che ha valore per noi, ci fa sentire inadeguati e incapaci e quindi aumenta le nostre emozioni e pensieri negativi. In sintesi, peggiora la qualità della nostra vita nel lungo termine.

5. Liberarsi dalla trappola della felicità

Uscire dal circolo vizioso basato sulla spasmodica ricerca della felicità è possibile. L’autore guida il lettore nello sperimentare nuove tecniche di gestione (e non controllo!) dei propri pensieri ed emozioni, cercando di combattere il grande amico-nemico di ognuno di noi: l’evitamento di emozioni e pensieri negativi. 

Tutto ciò è possibile lavorando sui sei principi base dell’ACT:

  1. Defusione: siamo abituati a vivere i nostri pensieri come verità assolute. Ciò che pensiamo di noi, degli altri e del mondo sono le lenti stabili con cui guardiamo a ciò che accade. Ma è davvero così? I pensieri non sono altro che prodotti della nostra mente: inafferrabili, non materiali e impermanenti. Con la defusione potremo imparare a vederli per ciò che sono: parole, immagini o suoni nella nostra mente che arrivano, sostano e scompaiono. E sempre grazie alla defusione potremo imparare ad orientare le nostre azioni non in base a ciò che pensiamo ma secondo i nostri valori.
  2. Espansione: anche le nostre emozioni tendono a guidare le nostre scelte. Eppure, si tratta di transitorie reazioni fisiologiche che per loro natura tendono a risolversi spontaneamente. A meno che non continuiamo ad evitarle per paura di starci in contatto: a quel punto diventano montagne apparentemente insormontabili. Attraverso l’espansione impareremo a fare spazio alle nostre emozioni, anche quelle più scomode. Comprenderemo il loro funzionamento, standoci insieme sempre un po’ di più, cavalcando l’onda del momento con stabilità e accettazione.
  3. Connessione: imparare a stare nel momento presente, senza rimanere nel passato o prepararsi al futuro. Semplicemente immergersi in ciò che stiamo facendo con tutti i sensi. In questo stato mentale promosso dalla mindfulness la mente diventa meno capricciosa, le emozioni più quiete e comprensibili.
  4. Il Sé Osservante: una nuova prospettiva da cui guardare se stessi. Uno sguardo stabile, compassionevole e accettante, privo di giudizio verso i propri pensieri, le emozioni, le sensazioni corporee. Una prospettiva che diventa un punto fisso attraverso cui affrontare ogni situazione della vita. 
  5. Valori: che tipo di persona vuoi essere, che cosa ha valore e significato per te e per cosa vuoi impegnarti in questa vita? Soffermarsi a riflettere su ciò e trovare il proprio posto nel mondo è quello che permetterà a ognuno di noi di motivarsi a realizzare i cambiamenti importanti e vivere una vita significativa e degna.
  6. Azione impegnata: una vita significativa è realizzabile quando intraprendiamo azioni concrete verso ciò che per noi è importante. In tal senso “azione impegnata” significa scegliere comportamenti efficaci, guidati e motivati dai propri valori, senza lasciarsi scoraggiare dai naturali ostacoli e tentennamenti che fanno parte del percorso di ognuno di noi. 

Personalmente consigli questo libro a moltissime persone perché nonostante sia scorrevole e di facile lettura ha la capacità di smuovere il lettore nel profondo, spingendolo a riflettere su se stesso e sul suo modo di vivere.

“Il problema è che presto ti stufi di vagare senza meta. Ti annoi, sei solo, infelice, risentito e ansioso. Vedi tutte le altre navi che puntano verso terra e sai che è lì che in realtà vorresti andare. Così un giorno ti fai coraggio, giri il timone e ti dirigi un’altra volta verso la riva. Ma in quel preciso momento i demoni sciamano sul ponte e minacciano un’altra volta di farti a pezzi. Ma ecco il punto interessante: anche se questi demoni sono molto bravi a minacciarti, in realtà non ti fanno mai male veramente. Perché no? Perché non possono! Tutto ciò che possono fare è ringhiare, sventolare gli artigli e terrorizzarti con il loro aspetto; ma concretamente non possono neanche toccarti. Il loro unico potere è la capacità di fare paura.”

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