L’ABC Della Terapia Psicoanalitica: Sintomo, Domanda, Transfert

L’ABC della terapia psicoanalitica psicoanalitica- sintomo, domanda, transfert Dott.ssa Rossana Curatolo

Articolo scritto Dalla Dr.ssa Rossana Curatolo

La psicoanalisi come scienza è caratterizzata non dalla materia che tratta, ma dalla tecnica con la quale opera. La si può applicare tanto alla storia della civiltà, alla scienza delle religioni e alla mitologia quanto alla teoria delle nevrosi, senza far violenza alla sua natura. Ciò a cui essa mira e che raggiunge non è altro che la scoperta dell’inconscio nella vita psichica.” Possiamo definire la psicoanalisi come una teoria del funzionamento della mente umana, un ambito di ricerca e di indagine dei processi mentali, un trattamento terapeutico specifico per i disturbi psichici.

Nel corso del tempo la psicoanalisi ha avuto un impatto globale dal punto di vista scientifico, filosofico, artistico, sociale e culturale: essa è una disciplina che ci offre una conoscenza approfondita e completa della mente umana e rappresenta uno strumento conoscitivo e trasformativo a disposizione dell’uomo.

1. Quando iniziare una psicoanalisi? Il sintomo

A spingere una persona ad iniziare un’analisi è quasi sempre la sofferenza, la quale rappresenta la vera motivazione che la costringe a rivedere, ripensare e modificare tutto ciò che prima della comparsa del malessere psichico ha sempre considerato come normale, scontato, abitudinario, necessario, funzionale. Per questo motivo l’analisi può esistere solo quando risponde ad una domanda esclusivamente personale, e non ad un obbligo imposto dall’esterno.

La psicoanalisi è rivolta a chi intende arrivare alla radice dei propri problemi, ossia a chi intende liberarsi non solo dei sintomi ma anche delle loro cause. Quando infatti emerge un sintomo, causando disagio e sofferenza, o quando semplicemente la persona “entra in crisi” a seguito di particolari eventi nella vita che alterano l’equilibrio preesistente, tale stato rappresenta il segnale che qualcosa non sta funzionando correttamente al suo interno. Ed è in questo momento cruciale che alla persona viene donata una preziosissima opportunità: o cercare di rinforzare la fuga dal contatto con tale sofferenza interiore, oppure utilizzarla come forza e strumento di ricerca, scoperta e cambiamento.

Dal punto di vista clinico la psicoanalisi generalmente è rivolta a chi:

  1. manifesta sintomi che causano malessere e disagio psichico come ansie, attacchi di panico, pensieri ricorrenti e disturbanti, disturbi psicosomatici, disturbi affettivi, disturbi sessuali, disturbi alimentari, inibizioni relazionali, angoscia pervasiva, fobie invalidanti, rituali ossessivi…;
  2. vive particolari difficoltà in alcune aree della propria vita (professionale, amorosa, sociale…);
  3. sente di essere intrappolato in abitudini, condotte e dinamiche ripetitive che portano a compiere sempre i soliti errori.

2. La domanda di cura

Quando un paziente si rivolge ad uno psicoanalista, chiede sostanzialmente di stare meglio, di guarire. Ciò che è importante che avvenga durante la prima fase della cura è un processo di soggettivazione, ossia che il soggetto sofferente decida di voler conoscere la causa della propria sofferenza.

La soggettivazione inizia quando la domanda di cura si trasforma in una domanda di sapere: la domanda iniziale del paziente diventa una questione enigmatica che si lega al sintomo di cui il paziente soffre.

In questa questione enigmatica il paziente vi deve riconoscere una implicazione soggettiva: la questione che il paziente porta lo riguarda in prima persona.

In questo modo il discorso del paziente si modifica passando da una lamento relativo a qualcosa che inizialmente è visto come esterno, al desiderare di volerne sapere di più su di sé e sul proprio funzionamento.

3. Il transfert

Che cosa si intende in psicoanalisi con il termine transfert? Il transfert è un fenomeno scoperto dall’inventore del metodo psicoanalitico. Sigmund Freud, nel corso delle sedute di analisi, si rende conto che i pazienti sviluppano nei suoi confronti un attaccamento di natura amorosa. 

All’inizio considera questo legame come una trasposizione sulla persona dell’analista delle prime figure di riferimento del paziente, tipicamente la madre o il padre.

Se da un lato il fenomeno del transfert permette di far emergere del materiale inconscio prezioso, dall’altro può porsi come un ostacolo all’analisi. I sentimenti d’amore del paziente, se troppo intensi, possono infatti compromettere il lavoro di elaborazione. La psicoanalisi non è una pratica consolatoria. Indubbiamente c’è un aspetto di contenimento affettivo, soprattutto quando il malessere è intenso. Ma il focus di un’analisi rimane la decifrazione dell’inconscio, del groviglio di cause che hanno portato a star male.

L’analista, permette al paziente di ascoltare ciò che lui stesso dice senza accorgersi, gli fa da eco. Ciò che il soggetto dice si trasforma in ciò che si dice (a se stesso). In questo modo, sentendosi dire certe cose, realizza di averle dette e ne trae delle conseguenze.

L’operazione analitica pura appare dunque quella in cui l’analista, tramite il suo ascolto, fa da eco alla parola di colui che parla e fa così risuonare ciò che questi dice senza saperlo. Spinge l’inconscio ad uscire allo scoperto.

Il transfert è il motore dell’analisi: è quell’elemento fondamentale che aiuta il paziente a passare dall’essere un soggetto passivo, “bisognoso” di cure, ad un soggetto attivo, implicato nella sua sofferenza. Questo passaggio è molto importante per prendere consapevolezza di sé e, di conseguenza, stare meglio.

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