L’Amore Nella Prospettiva Psicoanalitica: Tra Distruzione e Sopravvivenza

L'amore nella prospettiva psicoanalitica tra distruzione e sopravvivenza

Articolo scritto dalla Dr.ssa Francesca Germinario

In questo articolo voglio spiegarti come nella prospettiva psicoanalitica  l’essere amati pur provando sentimenti di rabbia per qualcuno o continuare ad amare pur essendo oggetto degli attacchi rabbiosi di qualcuno rappresenti una vera e propria precondizione dell’amore.

L’essere conosciuto e riconosciuto dall’altro nella propria “parte buona e cattiva” significa amare “l’altro da sé”, negoziando un modo comune di significare il mondo e costruendo una connessione che può essere profondamente stabilizzante per il nostro senso di sé.

1. Il processo di riconoscimento: il cuore del vero amore

Il riconoscimento implica una particolare capacità di identificarsi con un altro pur mantenendo la propria individualità e soggettività e consentendo all’altro la sua. 

Questa non è una cosa facile da fare quando si è in una relazione di qualsiasi tipo. 

La maggior parte di noi si relaziona con gli altri in base alle proprie esigenze e ai propri desideri: gli altri ci attraggono perché la pensiamo allo stesso modo sulle stesse cose, concordiamo su questioni importanti,  e osserviamo il modo in cui ci piace guardare gli altri narcisisticamente, rendendolo la base per il nostro rapporto con loro. 

2. Cosa succede invece nel processo di riconoscimento?

Qualcosa di molto diverso, qualcosa che molti non sono in grado di raggiungere o sostenere perché implica l’uso della propria aggressività per distruggere proprio ciò che si desidera.

Donald Winnicott,  psicoanalista e pediatra britannico, considera la  capacità di distruggere l’altro nella fantasia, spietatamente e sulla base dei nostri bisogni, desideri e aggressività, un’abilità di sviluppo imprescindibile che permette di evolvere psicologicamente e di formare relazioni intime nella vita matura. 

2.1 Ma perché?

Perché se l’altro sopravvive effettivamente alla nostra distruzione, il che significa che continua ad essere ciò che è sempre stato con noi, capiamo e riconosciamo che non è soggetto al nostro controllo (mentale), bensì è una persona separata.

La nostra distruzione dell’altro stabilisce la sua soggettività e ci aiuta a manifestare la nostra. Si crea una connessione più profonda perché l’altro è conosciuto come soggetto con i propri desideri e con la propria autonomia, piuttosto che “come il nostro oggetto”.

Quindi il riconoscimento dell’altro ci avvicina a conoscerlo per quello che è veramente, permettendoci di essere ciò che siamo sulla via dell’intimità.

In conclusione questa tensione diadica tra distruzione e sopravvivenza è al centro dell’essere conosciuti da un altro ed è perciò il cuore dell’amore “vero”.

C’è qualcosa nella sensazione di essere conosciuto che cambia tutto in modo esperienziale. Questo perché il riconoscimento ha un effetto regolatore: il fatto che ci sentiamo compresi e visti da un altro ci aiuta a sentirci sicuri ed emotivamente equilibrati. 

Tutto va bene con noi e tutto va bene col mondo.

Il riconoscimento va al di là del linguaggio verbale e delle azioni e inizia con le esperienze precoci (si pensi alla relazione tra madre e bambino) non verbali, in cui qualcosa è condiviso con un’altra persona: una certa comprensione di un sentimento, un senso, un movimento. 

Tale conoscenza implicita, che la mente di un altro è in sincronia con la nostra, pur restando altra, costituisce la vera magia della connessione su cui si basa l’intersoggettività ed è il motivo per cui continuiamo a cercarla nelle nostre vite, e immediatamente rispondiamo e ci connettiamo quando la sperimentiamo con qualcuno.

Nella misura in cui il riconoscimento implica la capacità di affrontare la nostra aggressività e distruttività in un modo che consente all’altro, al di fuori e diverso da sé, di divenire soggetto e non “altro preconcepito”.

Questa è la base per il vero amore, in quanto richiede di negoziare continuamente le differenze e il significato di uno spazio “terzo”, che presuppone imprescindibilmente il riconoscimento reciproco. 

Se non c’è questa capacità non c’è spazio per la negoziazione dell’alterità, non c’è capacità di vedere l’altro per chi è davvero e si distrugge la possibilità di un contatto intimo. 

Molte relazioni si basano sull’idea dell’altro e dell’amore e non sul reciproco riconoscimento della differenza e dell’alterità. Tutti abbiamo bisogno di essere riconosciuti e di avere la capacità di riconoscere gli altri, pur essendo un processo disomogeneo.

La psicoterapia psicoanalitica si occupa di conoscere le incoerenze nella nostra capacità di riconoscere gli altri e di esplorare ciò che ci impedisce di poterlo fare.

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