L’Ascolto Attivo: Il Beneficio di Partecipare Mentre Ascoltiamo

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Articolo scritto dalla Dr.ssa Camilla Serena

“Parlare è il modo di esprimere se stesso agli altri. Ascoltare è il modo di accogliere gli altri in se stesso”. (Wen Tzu)

Molto spesso, ci capita di trovarci in situazioni in cui si è “uditi” ma non “ascoltati”, è il caso di quei colloqui in cui ognuno sta sulle sue posizioni e di fatto non ascolta l’altro. L’effetto è che l’altra persona non si senta riconosciuta e si ponga quindi in una posizione di chiusura o di attacco.

La capacità di ascoltare non va intesa solo come colui che ascolta in silenzio ciò che viene detto dall’altro interlocutore ma anche l’essere attento a ciò e, partecipare in modo comunicativo alla conversazione. Sia il linguaggio verbale e sia il linguaggio non verbale sono fondamentali in questo caso. La gestualità, le espressioni e il parafrasare ciò che è stato ascoltato, sono aspetti che aiutano la persona che sta parlando a capire di essere ascoltata e di ricevere delle attenzione su ciò che sta dicendo.  Saper osservare bene il nostro interlocutore aiuta ad essere più attivi mentre ascoltiamo e ad essere meglio concentrati.

1. Come essere degli ascoltatori attivi

Un elemento fondamentale che caratterizza in modo efficace l’ascolto attivo è la gestione dei feedback nella comunicazione, questo si ottiene facendo domande aperte o alternative o di verifica o di chiarimento.  Questa capacità  permette di entrare maggiormente in empatia con l’altra persona. 

Per essere un buon ascoltatore attivo bisogna creare un clima di fiducia focalizzando l’attenzione su ciò che l’interlocutore sta dicendo, capire lo stile comunicativo e adattarci ad esso, per far sentire più a suo agio la persona che ci sta parlando. 

È importante essere disponibili e, quindi, far capire all’altro che la nostra attenzione è focalizzata su di lui/lei e che non abbiamo pregiudizi su quella persona, senza avere delle aspettative che potrebbero influenzare l’ascolto durante il colloquio, partendo dall’assunto che esistono posizioni diverse dalla nostra e altrettanto legittime che ci consentono di rimanere aperto all’ascolto e alla negoziazione di significati.

Importante è cercare di mettersi nei panni dell’altro focalizzandosi su quella situazione che ci viene riportata, senza paragonarla ad altre situazioni simili che potrebbero “distorcere” l’ascolto.

Andare oltre le parole e, quindi, decodificare il non verbale, la posizione corporea, la gestualità, il tono della voce etc., è fondamentale per chi ascolta per capire il significato anche emotivo del messaggio che gli arriva.    

Anche riformulare ciò che è stato ascoltato è essenziale, perché permette di far capire all’altra persona che abbiamo ascoltato attentamente, dando valore al significato del messaggio che è arrivato, tale da rimandarlo all’altro. 

Teniamo sempre a mente che noi ascoltiamo i messaggi partendo dai nostri “filtri mentali”, legati alle nostre intenzioni, ai pensieri, agli scopi e alle esperienze. Quanto stiamo cogliendo dall’ascolto è, quindi, parziale e non ha valore assoluto di verità. Partire da questo assunto ci consentirà di dare maggior spazio alla condivisione dei significati, piuttosto che arroccarci sulla nostra idea, partendo dal fatto che “sappiamo già cosa l’altro voglia dire”.

La capacità di ascoltare è fondamentale in qualsiasi tipo di relazione e sfera relazionale come la scuola (ad esempio, il rapporto tra genitori e insegnanti o insegnanti e alunni), in famiglia, a lavoro etc.

Nell’ascolto attivo, anche noi comunichiamo qualcosa al nostro interlocutore, informandolo su come stiamo in quella relazione  e sul significato che stiamo dando a quello che ci viene detto. 

È importante, quindi, considerare che il cosa ci arriva dall’altro, riguarda anche molto il filtro del “nostro sé”, oltre che il messaggio dell’altro.

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