Articolo scritto dalla Dr.ssa Valentina Fico
Introduzione
L’ansia e la paura sono reazioni evolutive, quando sopraggiungono alla presenza di un pericolo reale sono funzionali per la sopravvivenza, diventano disfunzionali invece quando si manifestano in contesti in cui non ci sarebbe motivo di avere tali reazioni e quando hanno un’intensità eccessiva non congruente alla situazione.
In questo articolo verrà approfondito il disturbo di panico, che appartiene alla categoria diagnostica dei disturbi d’ansia in particolare cos’è, come si manifesta, qual è il circolo vizioso di pensieri che si attiva nel momento in cui si sperimenta un primo attacco di panico e come affrontare il disturbo.
- Il disturbo di panico
- Il circolo vizioso del panico
- Come affrontare questo disturbo?
Il disturbo di panico
A., durante un volo aereo per la Sardegna, si sente improvvisamente come se stesse per avere un attacco cardiaco, non riesce a respirare, il cuore inizia a battere all’impazzata, si sente soffocare ed è completamente sudato. È convinto che, se non lo soccorre un medico immediatamente, potrebbe morire. Invece dopo circa 20 minuti inizia a stare meglio.
Nelle settimane successive A. ebbe episodi di forte ansia per la paura della comparsa di un nuovo attacco. Dopo aver svolto esami specifici ed escluso cause mediche, A., grazie all’aiuto di uno psicologo, scoprì che la sua sintomatologia era riconducibile ad un disturbo di panico.
Le persone con tale disturbo soffrono di episodi di terrore intenso, improvvisi, meglio conosciuti come attacchi di panico, in cui si sentono travolti dall’ansia e hanno una forte spinta a scappare o chiedere aiuto.
Un attacco di panico consiste nello sperimentare paura e disagio intensi che in pochi minuti tendono a raggiungere il culmine manifestandosi con 4 o più dei seguenti sintomi:
- Palpitazioni, tachicardia
- Sudorazione
- Tremori fini o a grandi scosse
- Difficoltà a respirare e/o senso di soffocamento
- Fastidio al petto
- Nausea o dolori addominali
- Parestesie
- Paura di perdere il controllo e di “impazzire”
- Paura di morire
Solitamente nel momento in cui la persona presenta un primo attacco ha, successivamente, una preoccupazione persistente rispetto all’insorgere di altri attacchi con le relative conseguenze. Potrebbe quindi accadere che queste preoccupazioni conducano la persona a cambiamenti comportamentali che la portano ad adattarsi all’ambiente in maniera poco adattiva (ad esempio a non uscire più di casa per evitare che gli attacchi di ripresentino).
Proprio per quanto appena riportato il termine “panico” , non è attribuito a caso, la parola deriva infatti dal greco panikos, aggettivo che si riferisce a Pan, Dio delle montagne e della vita agricola, conosciuto per il suo aspetto molto sgradevole assomigliando più ad un animale che ad un uomo (corpo coperto di un pelo ruvido, bocca costellata di zanne ingiallite, mento con barba spinosa, fronte con sporgenza di corna). Date queste caratteristiche l’improvvisa comparsa del dio Pan induceva, in chiunque lo incontrasse, terrore inaspettato e chiunque l’avesse incontrato una sola volta viveva nel terrore di incontrarlo nuovamente.
Il circolo vizioso del panico
Quello che succede, quando si sviluppa un disturbo da attacchi di panico, è il susseguirsi di una serie di pensieri disfunzionali che, muovendosi in maniera circolare, conducono ad un nuovo attacco. Vediamo nello specifico come avviene questo attraverso la seguente esplicazione:
Evento: devo uscire con gli amici
Pensieri: “sicuramente mi sentirò male come è successo la scorsa volta”
Emozione: ansia anticipatoria
Reazioni fisiologiche: palpitazioni, tachicardia, fiato corto ecc..
Interpretazioni catastrofiche delle sensazioni fisiologiche: “sto avendo un infarto”
Culmine: attacco di panico
Paura di avere nuovi attacchi: “ho paura che mi venga di nuovo un attacco e quindi non uscirò più con nessuno”
Gli attacchi di panico quindi, sono la conseguenza di interpretazioni catastrofiche di eventi fisici e mentali che, venendo considerati erroneamente (es: attacco cardiaco, svenire, soffocare o diventare pazzo) conducono la persona ad avere sempre nuovi attacchi e ad evitare le situazioni temute, a volte anche in maniera estrema, evitando di affrontare le situazioni che si temono o mettendo in atto comportamenti protettivi (per la paura di avere un nuovo attacco si decide di non lavorare più o di non andare più il sabato con gli amici).
Questi comportamenti che vengono messi in atto in atto con il fine di contrastare la situazione, possono contribuire al mantenimento o ad un aggravamento della stessa.
Come affrontare questo disturbo?
Per affrontare questo disturbo è necessario rivolgersi ad un professionista della salute (psicologo o psicoterapeuta e/o psichiatra) esperto in materia.
Nella psicoterapia della gestalt il panico (al pari degli altri sintomi) è considerato il modo migliore che l’organismo ha trovato per affrontare momenti particolarmente problematici. L’ansia, originariamente, è energia che non viene liberata, ma bloccata e non lasciata fluire e quindi produce un sintomo invalidante. Una possibilità che si trasforma in un ostacolo. Nel momento in cui la persona decide di chiedere aiuto è opportuno lavorare per ristabilire l’omeostasi e trovare quindi un nuovo equilibrio più funzionale al qui ed ora della vita dell’individuo.
Esemplificativo potrebbe l’esempio della spia che si accende quando l’olio della macchina sta per terminare o è usurato. Il meccanico non si impegnerà a far spegnere la spia ma a cambiare l’olio ovvero a modificare il problema di base che genera l’accensione della spia. Così come il terapeuta non si occuperà di silenziare l’ansia ma di modificare gli aspetti disfunzionali della vita della persona da cui ha origine.
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