L’Atteggiamento Presuntuoso Secondo la Schema Therapy. Come Riconoscerlo in Noi Stessi e negli Altri

L'atteggiamento presuntuoso secondo la Schema Therapy. Come riconoscerlo in noi stessi e negli altri

Articolo scritto dalla Dr.ssa Anna Rita Mancini

Introduzione

“Reinventa la tua vita”: scoprite come modificare voi stessi e liberarvi dalle trappole che vi impediscono di cambiare la vostra vita. Il titolo originale è “Reinventing your life”, è un libro di auto scritto da Jeffrey E. Young, Janet S. Klosko, tradotto in Italiano e distribuito da Cortina Raffaello, prima edizione 2004, di 424 pagine scritte con un linguaggio chiaro e comprensibile per tutti. 

Il libro, sebbene rientrante nelle categorie di auto aiuto, viene usato dalle persone che sono in trattamento terapeutico seguendo l’approccio di schema therapy.

Jeffrey E. Young è uno psicologo americano fondatore dello Schema Therapy, una “terapia cognitivo-comportamentale integrata”, di cui parlerò nel dettaglio alla fine dell’articolo.

In questo libro i due autori mostrano come funziona ogni individuo, ovvero che tutti inconsapevolmente tendiamo a ripetere sempre gli stessi schemi, sia di pensiero che di comportamento, che ci siamo costruiti nell’infanzia e adolescenza, ma di cui non abbiamo consapevolezza. Questo ripetersi degli schemi causa però un’insoddisfazione percepibile dall’individuo, “relazioni insoddisfacenti”, un’ingiustificata “mancanza di autostima”, il “non sentirsi mai appagati” e altro. Il libro propone per ogni schema un questionario breve che fornisce un punteggio finale che rivela il livello di presenza di uno schema piuttosto che un altro. Inoltre, in ogni capitolo, vengono forniti gli strumenti, non solo per riconoscere, ma anche per cambiare gli schemi che non ci permettono di vivere una vita soddisfacente.

1. Lo schema delle pretese

A proposito delle “relazioni insoddisfacenti” o del “non sentirsi mai appagati”, nel capitolo 16 del libro viene spiegato bene lo “schema delle pretese”.

Dietro la pretesa si nasconde sempre un bisogno umano. Tutti abbiamo delle pretese,  il problema non è il bisogno, ma il “modo assoluto e rigido” con il quale viene perseguito o richiesto agli altri (familiari, amici, colleghi di lavoro).

Ecco perchè il libro parla di “trappola delle pretese”, in quanto, anche se non se ne ha consapevolezza, chi presenta questo schema, si costruisce una gabbia che lo obbliga ad essere sempre dipendente dagli altri e spesso a ritrovarsi solo. Chi è accanto a una persona che presenta questo schema vive una situazione logorante da cui è bene difendersi.

Per riconoscere se abbiamo un atteggiamento di pretese, o se le persone intorno a noi, i nostri cari, i colleghi di lavoro, gli amici, hanno tale schema, il libro descrive degli evidenti segnali di riconoscimento. La persona tende ad essere – e viene percepita dagli altri come – irritabile, fa fatica ad accettare i “no” per risposta, diventa nervosa o arrabbiata ogni volta che non può avere quello che vuole, pensa di essere speciale e di non dover accettare un normale trattamento. Inoltre, pone i propri bisogni prima di ogni cosa, fa fatica ad accettare la routine o ciò che può apparire noioso, tende ad agire in modo impulsivo, emotivo e irragionevole, tende a vivere male le frustrazioni, fino ad arrendersi quando non riesce a raggiungere i propri obiettivi, insiste affinché le persone la pensino come lui e gli diano ragione, fa fatica a rinunciare alla gratificazione immediata per il raggiungimento di un obiettivo a lungo termine.

2. Tre tipi di pretese

Il libro continua col precisare che ci sono tre tipi di pretesa, ognuno con le sue caratteristiche. C’è l’atteggiamento di pretesa come “conseguenza dell’essere stati viziati”, c’è l’atteggiamento di pretesa come” conseguenza di dipendenza dagli altri” e il tipo di pretesa come “impulsività”. 

  1. La pretesa della “persona viziata” si riconosce perché la persona è convinta di essere speciale, tende ad essere dominatrice e controllante e vuole che tutto venga fatto alla sua maniera e, se non  viene assecondata, tende ad arrabbiarsi. Cerca di raggiungere i propri obiettivi passando sopra gli altri, senza sentirsi in colpa perché si ritiene superiore, tende ad essere manipolatrice e a non prestare attenzione alle conseguenze, anche perché è convinta di farla sempre franca e riuscire ad evitare le conseguenze negative. 
  2. La pretesa da “dipendenza” è tipica delle persone che sono diventate dipendenti dagli altri, in genere perché hanno sviluppato sin da bambini una forma di dipendenza a partire dai propri genitori. Si sentono deboli, incompetenti, bisognosi e si aspettano e pretendono che gli altri si prendano sempre cura di loro in tutto e per tutto. Quando attaccano tendono ad essere passivo-aggressive, per esempio col trattamento del silenzio o facendo le vittime, e quando qualcuno non si prende “eccessivamente cura” di loro si sentono incomprese e maltrattate. 
  3. La pretesa legata “all’impulsività” è tipica di chi non ha ricevuto adeguati limiti da bambino, o non ne ha ricevuti affatto o ne ha ricevuti troppi e, quindi, l’ha sviluppata come forma di ribellione. In genere, si esprime attraverso vari problemi di controllo degli impulsi in tutte le aree della vita, le persone sono intolleranti alla frustrazione, alla noia e alla routine, sono indisciplinate, tendono a procrastinare e scarseggiano di capacità di organizzazione. Inoltre sono maggiormente soggette a sviluppare forme di dipendenza, al fumo, alcol, droga, dipendenza da sesso e gioco d’azzardo. 

3. Cosa si nasconde dietro lo schema delle pretese e perché si forma?

Le persone che presentano questo schema tendono ad avere un “bisogno eccessivo di attenzioni”, difficilmente sentono che c’è un problema fino a che non realizzano che le loro relazioni o la loro vita sono un disastro, per questo difficilmente cercano un aiuto terapeutico, specialmente se si sentono migliori di tutti.

Le origini della sviluppo di tale schema risiedono nella prima infanzia, sia come conseguenza dell’essere stati troppo al centro delle attenzioni e, quindi, di essere stati viziati, sia come conseguenza di una deprivazione emotiva, in quest’ultimo caso la persona pretende di dover essere  trattata in modo speciale come forma di compensazione.

Non necessariamente questo schema si sviluppa in conseguenza dell’educazione ricevuta, a volte basta essere cresciuti in una situazione di inferiorità rispetto ai propri compagni: ad esempio,  per cui la persona, per non sentirsi inferiore, cerca di compensare le mancanze, soprattutto materiali.

4. Quali tipi di partner tendono a scegliere “i pretenziosi”?

La persona che ha lo schema della pretesa tende inconsapevolmente a cercare partner che confermino lo schema.

  • Chi ha lo schema delle pretese dell’essere “viziato” è attratto maggiormente da partner disposti a sacrificare loro stessi per mettere il partner al primo posto, o a lasciargli il controllo della situazione, sono tolleranti verso gli abusi e le critiche che ricevono dal partner.  
  • Chi ha lo schema delle pretese della “dipendenza” cerca invece partner forti e desiderosi di prendersi cura di lui.
  • Chi ha lo schema delle pretese dell’ “impulsività” tende a cercare partner che sono disciplinati e organizzati in modo da tenere sotto controllo la loro tendenza all’impulsività. 

In tutti e tre i casi la ricerca del partner è finalizzata a supportare piuttosto che mettere in discussione lo schema delle pretese.

Il capitolo finisce dando dei suggerimenti su come comportarsi in maniera sana con il proprio partner che presenta lo schema delle pretese, o cosa la persona che si rende conto di avere lo schema delle pretese deve modificare per “reinventare la propria vita” a vivere felice.

5. In che modo interviene la schema therapy

L’approccio della Schema Therapy cerca di cogliere le tematiche che si nascondono dietro ai sintomi, i cosiddetti “schemi”. Per questo si lavora sulle emozioni, i pensieri, i ricordi e i bisogni che non sono stati soddisfatti nell’infanzia. Il terapeuta guida le persone nella ricerca di modalità più funzionali e sane per soddisfare tali bisogni. Insieme si cerca di rielaborare i vissuti dolorosi del passato per favorire nuove esperienze che siano più funzionali per la persona oggi.

La Schema Therapy integra diversi concetti e tecniche. 

Le tecniche focalizzate sulle emozioni sono “tecniche esperienziali”, o immaginative, che aiutano il paziente a riconoscere, a esprimere e a modulare le emozioni. Ma si utilizzano in modo integrato anche le tecniche cognitive e le tecniche comportamentali che hanno mostrato un’alta efficacia per la riduzione dei sintomi e per il cambiamento degli schemi cognitivi (il modo di pensare) distorti e irrazionali del passato.

L’obiettivo della Schema Therapy è rafforzare il cosiddetto “adulto sano” presente in noi, che accudisce e valorizza la nostra parte fragile, ci difende da critiche e autocritiche o richieste irrealistiche, ci aiuta a modificare pensieri e comportamenti disfunzionali, in modo tale da orientarci verso i nostri bisogni, valori, e vivere una vita felice e relazioni sane.

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