Articolo scritto dalla Dr.ssa Sabrina Tripodi
1. Definizione di perversione sessuale
La perversione è un cambiamento delle tendenze istintuali che si mostra con anomalie del comportamento, soprattutto sessuale.
La parola deriva dal latino perversio -onis, che deriva a sua volta da pervèrtere: rovesciare, travolgere e fig. corrompere, mettere sottosopra, far diventare malvagio.
È stata la psicoanalisi, con Freud, la prima disciplina a distinguere le perversioni sessuali in deviazioni riguardanti la meta (esibizionismo, voyerismo, sadismo e masochismo) e deviazioni relative all’oggetto sessuale (pedofilia, zoofilia, necrofilia, pornografia, etc.).
Parallelamente, Freud ha definito il concetto di “fissazione libidica” per indicare la situazione di una persona che, nel corso delle sue esperienze infantili, resta attaccata a forme di soddisfacimento proprie dell’età infantile (Laplanche e Pontalis).
Questo concetto contribuisce a farci comprendere la genesi di un comportamento “perverso” in relazione alla fissazione libidica di una fantasia originata nel periodo dello sviluppo psicosessuale. Entrambi i costrutti appena visti (quello di perversione sessuale e quello di fissazione libidica) ci sono inoltre utili per comprendere come sia possibile fare evolvere la condizione di un paziente che richiede aiuto e consulenza su queste dimensioni, e attuare il cambiamento.
2. Come nascono le perversioni sessuali secondo l’approccio psicoanalitico
Nei casi in cui lo sviluppo psicosessuale di un individuo sia stato, per così dire, “interrotto” da traumi ed esperienze di violenza subìta o assistita, l’evoluzione del soggetto potrebbe restare “bloccata” nel tempo, contribuendo a fissare la sua ricerca del piacere su forme e modalità rimaste “impresse” nella mente del paziente in età infantile e che acquistano un significato appunto nella cornice della sua storia ed evoluzione personale e nella cornice della sua personale elaborazione, o non elaborazione, del trauma subìto.
Ad esempio alcuni pazienti riferiscono di riuscire ad eccitarsi soltanto con pratiche sadiche o masochistiche, o sado-masochistiche, immaginate o agìte in coppia o in solitudine. Provando a ricostruirne la storia infantile emergono spesso situazioni di violenza domestica o altri traumi e abusi, situazioni che assumono una valenza molto potente nella produzione di fantasie sessuali che sembrano evocare una confusa scena primaria in cui la violenza e l’eccitazione si mescolano fissandosi successivamente in una ritualità in cui il protagonista può ambire all’onnipotenza di un persecutore che “distrugge” l’Altro, schiacciandolo entro un ruolo di vittima passiva e inerte (nel caso del sadismo ad esempio).
Diceva una nota psicoanalista che si è occupata di perversione sessuale, Chasseguet-Smirgel, che “il perverso imita disperatamente Dio. Come lui, vuole inventare e imporre una realtà in cui prevalga l’indifferenziazione, la confusione e il caos, annientando l’universo genitale delle differenze”.
Masud Khan, altro importante psicoanalista che ha studiato le perversioni, propone la tesi che il pervertito interpone tra il proprio desiderio e il proprio partner “un oggetto impersonale: una fantasia stereotipata, un feticcio, un’immagine pornografica, che lo alienano da sé stesso e dal vero oggetto del suo desiderio”.
3. Le perversioni sessuali tra realtà e fantasia
Cosa portano in terapia i pazienti che agiscono perversioni sessuali. Mi riferisco in particolare a quei pazienti che hanno una rappresentazione ego-distonica del proprio comportamento sessuale e che richiedono una consulenza per cominciare a capire e fronteggiare quello che agiscono in maniera totalmente inconscia. Questi riferiscono di sentirsi “poco a posto” e con pesanti sensi di colpa, desiderosi di cambiare per cercare un equilibrio migliore e la possibilità di trovare soddisfazione sessuale in pratiche percepite come maggiormente mature ed egosintoniche. Spesso immaginano che qualcosa sia andato storto nel corso del loro sviluppo sessuale e si rivolgono ad un professionista (psicologo o psicoterapeuta) per comprendere le dinamiche del loro passato e per affrontarle al fine di migliorare la propria rappresentazione di sé in relazione alla vita sessuale.
Secondo Chasseguet-Smirgel l’essere umano ha sempre cercato di corrodere i confini del possibile. Il perverso si erge a Dio, attraverso un processo di distruzione che gli conferisce un senso di onnipotenza e lo fa diventare il creatore di una nuova realtà non più fondata sulla legge del Padre, cioè sulla genitalità e su un rapporto di reciprocità con l’Altro, bensì su una fissazione o una regressione ad una forma di nevrosi infantile ove “pulsioni ed elementi della sessualità sono disparati, sparpagliati, tasselli impazziti di un mosaico”.
L’adulto si distacca da questa fase regolando la sua sessualità secondo consuetudini più mature che riconoscono un primato alla genitalità e alla relazione di scambio con l’Altro. Seguendo il pensiero di Chasseguet-Smirgel, si può quasi affermare quindi che il perverso resta invece un eterno bambino, inchiodato a una fase infantile della sua sessualità.
Potremmo distinguere due modalità di vivere le perversioni:
- immaginarle ed esprimerle in termini di fantasia, anche inventandovi attorno delle storie;
- agirle concretamente nell’atto sessuale e nella vita affettiva.
Nel primo caso siamo nell’ordine dei vissuti e delle fantasie, non ancora tramutate in atto, per cui è possibile lavorarci entro uno spazio terapeutico che permetta di elaborare tali vissuti ricostruendo la storia dello sviluppo psicosessuale dell’individuo e la sua storia personale e familiare, facilitando un’evoluzione della rappresentazione di sé e della propria vita sessuale coerente con l’obiettivo condiviso tra paziente e terapeuta.
Nel secondo caso siamo invece nell’ordine degli agiti, dei fatti concreti e, per lavorarci terapeuticamente, è utile capire che margini sussistono per poterli sospendere e per cominciare a pensarli e ad elaborarli.
La distinzione tra fatti e vissuti, tra realtà e fantasia, è cruciale in ambito psicoterapeutico e consente di classificare la situazione del paziente in base alla sua situazione clinica del momento e alle risorse che è possibile mobilitare per facilitare il cambiamento richiesto.
Conclusioni
In sintesi, lavorare sulle perversioni sessuali è possibile, così come è possibile promuovere, attraverso il percorso terapeutico, il cambiamento richiesto dal paziente. Entro lo spazio protetto della relazione terapeutica, prende corpo un pensiero sulle emozioni che permette di entrare in contatto ed elaborare vissuti dolorosi storicizzandoli e conferendo loro un nuovo senso nella prospettiva della crescita personale e dell’evoluzione del paziente.
Se anche tu vivi una situazione che non ti permette di godere del vero significato della relazione affettiva e sessuale col partner e se anche tu vuoi andare oltre un modo di intendere la sessualità intriso di fantasie che non contribuiscono alla costruzione di un’identità matura, parlane con un professionista esperto che ti condurrà per mano entro un percorso di ridefinizione del piacere sessuale e del piacere della relazione con l’Altro che permetta di costruire in maniera creativa e inedita un nuovo senso alla tua vita.
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