Leadership: 10 tecniche efficaci per migliorarla

Leadership_10 techinche efficaci per migliorarla

Articolo scritto dalla Dr.ssa Giulia Franceschini

Introduzione 

Parlare di leadership è interessante e complicato allo stesso tempo. In letteratura scientifica non si è ancora trovata una definizione univoca di leadership: le interpretazioni sono infatti mutate nel tempo in modo ricorsivo poiché a seconda del momento storico abbiamo dovuto e dobbiamo adattare il nostro modo di interpretare cosa significa essere in grado di guidare gli altri. Le medesime considerazioni valgono per i cosiddetti “stili di leadeship”: non esiste uno stile migliore di altri ma uno stile più adatto ad un certo tipo di contesto in un determinato periodo storico. 

1. Cosa non è Leadership? Concetti fuorvianti

Innanzitutto, leadership non è attività manageriale. Se il leader è colui che guida e sceglie in che direzione muovere l’organizzazione e, di conseguenza, ha come compito principale quello di prendere tutte quelle decisioni atte a raggiungere la vision da egli stesso promossa, il manager è colui che gestisce e porta a termine dei compiti assumendosi la responsabilità delle sole azioni che gli competono, per raggiungere i risultati che gli sono richiesti. Possiamo riassumere che il leader avrà il compito di innovare, sviluppare, ispirare, rompere gli schemi, creare vision di lungo periodo e generare possibilità; il manager avrà la funzione di gestire, monitorare, portare a termine gli obiettivi, in poche parole scaricare a terra nel breve periodo rispetto a standard predeterminati. 

In secondo luogo, la leadership non ha che fare con il potere attribuito da un ruolo gerarchico. Essere direttore, amministratore, presidente, coordinatore, ecc., non mi fa leader. Avere un ruolo gerarchico significa ricoprire una posizione, una responsabilità per cui mi vengono richieste delle competenze che posso acquisire, migliorare, e rispondono alla voce del verbo avere, di natura gestionale. Un conto è saper gestire, un altro è saper prendere in mano le cose, gli altri e portarli a svolgere compiti che prima non svolgevano. Gestire significa andare avanti verso obiettivi definiti, leadership significa crearne di nuovi o cercare di rompere zone di comfort che prima erano date per scontate. Si può dunque comprendere come la leadership sia un elemento differente da autorità e potere ma che sia spesso riscontrabile in coloro i quali ricoprono posizioni di responsabilità, le cui decisioni organizzative influenzano i compiti e le attività delle altre figure all’interno della stessa organizzazione. 

2. Cosa è la Leadership?

Come accennato nell’introduzione, le ricerche sulla leadership sono ricorsive, tornano definizioni e classificazioni differenti, in tempi differenti. Allora cosa resta costante nel tempo? 

Il primo grande quesito che la ricerca porta con sé è: Leader si nasce o si diventa? 

Si nasce e si diventa. Domenico Bodega, fra i principali studiosi del tema, definisce la leadership l’autenticità di ognuno di noi di interpretare se stesso e la propria responsabilità all’interno del contesto entro cui deve agire perché poi deve modificarlo. Leadership è assumere decisioni in stato di incertezza: il leader deve prendere le decisioni da solo, benché con il supporto e il sostegno di tutti gli altri. La leadership è l’arte di ispirare ma anche e soprattutto l’arte di fare in modo che le cose accadano: questo presuppone conoscere in maniera molto profonda l’ambiente dentro cui ci si muove. Il leader agisce da esempio per gli altri, è un ruolo, non una posizione, e sono gli altri ad attribuirglielo. 

Se è vero, quindi, che la leadership è un modo di essere e di interpretare la propria responsabilità, la questione non è tanto come imparare ad essere dei leader ma piuttosto cosa della nostra leadership può essere messo a disposizione degli altri?

Ispirandomi a cinque caratteristiche del leader che sembrano costanti nel tempo, citate sempre da Bodega durante un seminario della leadership nel 2019, proverò a elencare alcune tecniche che ritengo possano sostenere l’allenamento di ognuna di queste attitudini.  

3. Propensione al rischio 

Il leader è colui che sposta l’attuale zona di comfort verso ciò che non è conosciuto: il leader, di conseguenza, deve necessariamente mostrare una propensione al rischio unita alla capacità di leggere e poi di interpretare il concetto di incertezza.

  1. Avere Autoconsapevolezza. Il leader conosce i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento e con questa consapevolezza riesce a misurare il rischio naturalmente intrinseco ad ogni decisione. Si può migliorare la conoscenza di sé in molti modi: con un confronto aperto con gli altri, attraverso la rilettura costante dei feedback e anche grazie a questionari di personalità. Segnalo, in particolare, un questionario sviluppato dalla Gallup (https://store.gallup.com/h/en-ie) che permette di identificare tra 34 caratteristiche le 5 che meglio ci rappresentano e attraverso le quali definire i nostri talenti. Sapere chi siamo e cosa sappiamo e possiamo fare è il primo importante passo per essere leader di successo.
  2. Studiare le storie di successo. Incuriosirsi e leggere, scoprire e studiare le vite di chi prima di te ha fatto e realizzato grandi cose. Magari troverai idee, soluzioni, risposte a contingenze nel qui ed ora o grandi dilemmi che ti accompagnano e hanno a che fare con il futuro.

4. Agente di cambiamento

Il leader è un agente di cambiamento da un punto di vista culturale, cioè crea nuove abitudini. Per fare ciò il leader deve dimostrare molta perseveranza, poiché ci vuole tempo e capacità persuasiva non comune. Ci vuole un dizionario che accompagni più persone a condividere qualcosa che non hanno mai condiviso precedentemente.

  1. Sii un esempio. Per poter convincere gli altri, lo insegnano anche ai genitori nell’educazione dei figli, non c’è modo migliore di dare il buon esempio. Il cosiddetto modeling – concetto coniato da Albert Bandura per indicare una modalità di apprendimento che si basa sull’osservazione di un modello e la riproduzione del suo comportamento – è più potente di qualsiasi discorso che si possa fare per convincere a portare qualcuno dalla nostra parte. Essere un esempio porta con sé un concetto importante: l’integrità. Le persone mi seguiranno se avrò dei valori forti e se sarò coerente tra ciò che dico e ciò che faccio.
  2. Empatia e conoscenza dell’altro. Essere seguiti dagli altri significa anche sapere chi sono questi altri. Conoscerne i valori, le opinioni, le motivazioni. Significa sapersi sintonizzare con loro e trovare la strada migliore per comunicare, prima per ascoltare e comprendere, poi per comunicare la via da intraprendere. Saper collegare la nostra direzione, la vision con le persone e quindi chiedersi: perché tale persona dovrebbe fare questa cosa? Cosa di questo è importante per lei? Significa costruire modalità e strategie che tengano conto degli altri. E ricordiamocelo, senza gli altri, non esiste leadership.

5. Orientamento al futuro

Il leader parla all’indicativo futuro. Parla del senso della possibilità. È necessario avere apertura mentale e leggerezza, capacità di guardare oltre il proprio naso.

  1. Visione Macro. È importante allenare la visione di insieme a scapito della visione del dettaglio, quella la lasciamo a chi si occupa di scaricare a terra, nel micro, le singole azioni. Il leader ha lo sguardo diretto sul futuro. Esercitati a immaginare, fantasticare il futuro e come deve essere per rispondere ai bisogni, desideri, obiettivi di lungo termine.
  2. Focus sul traguardo. È facile perdersi lungo il percorso dietro ai dettagli. Calendarizza dei momenti in cui esci dalla routine e rifocalizzi l’attenzione sul traguardo finale. Alzare gli occhi per orientarli alla vision, può aiutarti a non perdere di vista la fine del percorso e può darti dei suggerimenti su correttivi da attuare.

6. Generare risorse

Generare risorse, portare dentro, all’interno del proprio ambito di responsabilità, la propria azienda, il proprio studio, ecc. qualcosa che non c’era prima. Possono essere risorse economiche, reputazionali, competenze nuove, ecc.

  1. Immergiti in contesti diversi dal tuo. Conoscere e cambiare ambienti moltiplica le possibilità, le conoscenze, aumenta il numero di risorse che hai a disposizione. Stare chiuso e non aprirti non facilita il reperimento di risorse ma le diminuisce fino ad azzerarle. 
  2. Crea connessioni. Aprirti a nuovi ambienti può essere fine a se stesso. La vera sfida è chiedersi: come posso costruire dei ponti? facilitare lo scambio di energie? creare risorse per l’ambiente che mi interessa, interagendo con un altro? E poi: quali sono gli interessi delle parti? come posso facilitare un interscambio proficuo?

7. Problem setting

Capire e definire i problemi che devono essere risolti. Diagnosticare cosa sta accadendo. Quindi una capacità di lettura della realtà e dei fenomeni che la caratterizzano in un determinato momento.

  1. Conoscere il contesto. Il leader conosce approfonditamente il contesto in cui opera e riesce a leggerne con chiarezza le dinamiche. Per questo motivo individua i problemi attuali e potenziali. Sa analizzare. La capacità di analisi deve andare di pari passo con la capacità di vedere il sistema. Quindi chiedersi: e se…? Se avessimo fatto diverso questo processo? Se avessimo messo questa persona? Se avessimo lavorato su questa competenza…Sarebbe successo lo stesso? 
  2. Aiutarti con lo sguardo degli altri. Quando qualcosa non va, domanda, immergiti nelle opinioni di chi vive più o meno da vicino la criticità. Mettersi in ascolto e chiedere feedback può aiutarti a costruire la giusta prospettiva.

Conclusione

In conclusione, la leadership è voce del verbo essere: essere leader e non fare il leader. Questo presuppone una dote naturale che ha radici profonde nella personalità e nella motivazione intrinseca ovvero quella spinta che parte da sé e da un proprio vissuto o volere in cui il comportamento ha valore di per sé e per il semplice piacere che esso genera nell’eseguirlo. 

Cosa della tua leadership puoi mettere a disposizione degli altri?

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