Articolo scritto dal Dr. Gabriele Fichera
Il tema dell’infanzia è certamente molto complesso ed esteso per essere trattato all’interno di un singolo articolo. Pertanto mi sono proposto l’obiettivo di parlarne facendo riferimento alla sua importanza intesa come tappa evolutiva essenziale per la crescita futura di una persona. In particolar modo, durante l’infanzia divengono importanti le prime interazioni del bambino con le figure genitoriali poiché è a partire da esse che egli impara a costruire la propria identità, costruendo senso alla realtà che lo circonda. Dal 1954 è stata istituita la “Giornata mondiale dell’infanzia”, che si celebra il 20 Novembre e che ha lo scopo di sensibilizzare il mondo alla cura e al miglioramento del benessere psico-fisico dei bambini.
1. Sviluppo del pensiero e degli affetti nell’infanzia
Con il termine infanzia, in psicologia, si intende quel periodo di tempo che intercorre tra la nascita del bambino e il periodo della pubertà e quindi dell’ingresso nell’adolescenza (0-12 anni circa). Durante l’età infantile il bambino è già sottoposto a stimoli provenienti dal mondo esterno che contribuiscono allo sviluppo fisico e psichico e, pertanto, alla formazione della propria soggettività. Piaget in “Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia” (1967) descrive il processo che porta allo sviluppo del pensiero del bambino. Egli sostiene che attraverso lo scambio e l’assimilazione di informazioni provenienti dall’ambiente esterno, il bambino crea e organizza i propri schemi cognitivi e le rappresentazioni mentali rispetto a ciò che lo circonda. E’ l’intelligenza la funzione che permette il graduale adattamento all’ambiente e la crescita del pensiero. Pertanto si possono distinguere varie forme di intelligenza: senso-motoria, che compare per prima (nei primi 18 mesi di vita) e si struttura prima della comparsa del linguaggio. A seguire si sviluppa l’intelligenza preconcettuale e intuitiva (dai 18 mesi ai 7 anni), che coincide con la funzione simbolica legata alla comparsa del linguaggio. Infine, l’intelligenza operatoria (7 anni in poi) che presuppone lo sviluppo nel bambino di strutture logiche e verbali.
Durante gli anni della scuola vengono rinforzate queste strutture cognitive ed il bambino si mostra maggiormente ricettivo agli stimoli, riesce a farli propri e attribuire un significato personale. Lo sviluppo delle capacità di pensiero dipende dalla tipologia di contesto sociale e familiare nella quale è immerso il bambino: un ambiente che incentiva e rinforza la sua curiosità stimola, allo stesso tempo, la capacità di apprendere dal mondo esterno. Viceversa, ambienti all’interno dei quali il bambino è poco “visto” e incentivato, possono indurre ad un rallentamento nell’apprendimento.
Da un punto di vista affettivo, invece, può essere importante concentrarsi sull’aspetto relazionale delle vita del bambino, ovvero sul mondo dei rapporti umani che intrattiene e sulla qualità stessa delle interazioni. Bowlby in “Una base sicura” (1989) sottolinea l’importanza di quelli che chiama Modelli Operativi Interni, ovvero degli schemi relazionali interni che la mente del bambino forma a partire dal mondo,
attraverso il quale interiorizza le prime relazioni significative con i genitori. Le relazioni primarie sono importanti per il bambino poiché fungeranno da “modello guida” nelle successive relazioni nel corso della vita, influenzando il benessere emotivo e la crescita personale.
2. L’importanza del senso di sicurezza per il benessere del bambino
Perché è importante che il bambino si senta al sicuro? cosa vuol dire? sicuro di che cosa? Come accennato nel paragrafo precedente, le relazioni primarie con le persone che si prendono cura del bambino sono importanti per capire cosa aspettarsi dalla relazione con l’altro. Bowlby in “Una base sicura” (1989) rimarca l’importanza dell’attaccamento del bambino alla figura del genitore e ci dice che il particolare modo di sentirsi “attaccato affettivamente” al genitore dipende dal tipo di interazione tra loro.
Pertanto, esistono attaccamenti insicuri evitanti, quando il bambino fa affidamento solo su se stesso poiché comprende che non può fare affidamento sull’altro, da un un punto di vista emotivo. La sicurezza di questi bambini è in realtà non veritiera, poiché essendo abituati ad autoregolare e convalidare da soli le loro emozioni, non si sono mai realmente sentiti sicuri di se stessi e vivono tutto con distacco. Esistono attaccamenti insicuri ambivalenti, caratterizzati dal fatto che il bambino sperimenta risposte imprevedibili e incostanti da parte di un genitore, che a volte si mostra disponibile emotivamente e altre no. La rappresentazione di sé durante la crescita sarà quella di una persona che fa fatica a vedere gli altri come persone di cui si può fidare, sentendosi vulnerabile e costantemente incerto e agitato. I modelli più disfunzionali di attaccamento sono quelli chiamati “disorganizzati”, scaturiti da interazioni genitore-bambino nelle quali può essere presente violenza, aggressività, imprevedibilità e caos. Spesso può esserci un alto rischio che il bambino crescendo sviluppi forme di psicopatologia che lo portano ad una disregolazione emotiva e all’incapacità di costruire relazioni affettive e sociali stabili e sicure.
Affinché possa essere “sana” e positiva l’infanzia del bambino, è importante che le figure genitoriali si mostrino presenti, disponibili e protettive quando necessario. Diventa importante accogliere i bisogni emotivi del bambino e permettergli di esplorare in modo sicuro l’ambiente circostante. La sicurezza, in termini emotivi, è data dalla percezione del bambino di sentire che i genitori lo amano e che lui può pertanto essere degno di dare e ricevere amore. Se il bambino non teme di essere abbandonato dall’altro, diviene più facile per lui credere in se stesso e nelle proprie capacità relazionali e sociali. Di conseguenza amando se stesso è in grado di amare gli altri e la vita stessa.
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