Articolo scritto dalla Dr.ssa Cristina Mattei
Al giorno d’oggi, tutti noi abbiamo sentito parlare o conosciuto per esperienza diretta il triste fenomeno dell’omofobia. Il termine omofobia é utilizzato per descrivere sentimenti, pensieri e comportamenti di rifiuto, paura, ripudio, pregiudizio o discriminazione rivolta a uomini e donne che riconoscono se stessi come omosessuali o di orientamento differente da quello eterosessuale. Tale terminologia è stata coniata dallo psicologo statunitense G. Weinberg alla fine degli anni ‘60 e definita come “l’irrazionale condanna degli omosessuali”, che si può manifestare con “violenza, deprivazione o esclusione”.
1. Cos’è invece l’omofobia interiorizzata?
Esiste un’altra forma di omofobia, molto meno conosciuta, ma direttamente coinvolta e influenzata dal clima omofobico che, in determinate circostanze, la società e alcune culture di riferimento presentano. Si tratta dell’omofobia interiorizzata. Questo aspetto coinvolge direttamente coloro che provano attrazione romantico-affettiva e sessuale verso persone dello stesso sesso, che a loro volta provano sentimenti negativi nei confronti dell’omosessualità, propria e altrui. Questo tipo di esperienza nasce dall’assorbimento, molto spesso inconsapevole, di quelli che sono i pregiudizi e le credenze negative derivanti dalla cultura omofoba. I messaggi sociali che descrivono l’omosessualità come differente, o addirittura sbagliata, hanno un inevitabile impatto su tutti noi. Quando si tratta di una persona omosessuale, l’assimilazione passiva di questi stereotipi discriminatori può condurre l’individuo ad avere difficoltà nell’accogliere in modo egosintonico questa parte di sé. Di frequente, questi processi interiori avvengono per di più in una dimensione che esula dalla consapevolezza, arrivando ad insidiarsi nel profonda intimità della persona fino a condurla a negare persino a se stessa la propria natura. In altri casi, si può arrivare a riconoscere il proprio orientamento senza tuttavia riuscire ad accettarlo come parte di sé, cercando quindi di rifuggirlo e di nasconderlo agli altri. Le persone che soffrono di omofobia interiorizzata possono, quindi, sentire la necessità di dare prova della loro eterosessualità, ostentando, ad esempio, un forte interesse per il sesso opposto. Allo stesso modo, possono percepire il bisogno di comportarsi in un modo stereotipato, cercando di rispondere ai cliché considerati generalmente tipici degli uomini o delle donne eterosessuali. Non è poi poco comune che queste persone arrivino loro stesse a discriminare o bullizzare le persone di orientamento differente da quello eterosessuale, in un moto di rabbia verso una parte di sé considerata inaccettabile, che viene invece canalizzata al di fuori.
Questo tipo di esperienza, in qualunque forma si manifesti, conduce inevitabilmente l’individuo ad uno stato di forte sofferenza come manifesta conseguenza della repressione della propria identità.
2. Le conseguenze dell’omofobia interiorizzata
La persona che soffre di omofobia interiorizzata spesso si trova ad affrontare da sola la propria realtà, troppo spaventata dal condividere con gli altri una parte di sé che ritiene di dover nascondere con ogni sforzo possibile.
Gli individui che fanno esperienza di questa importante difficoltà incorrono spesso in svariati sentimenti:
- Disprezzo verso di sé
- Vergogna
- Tristezza e sintomi depressivi
- Senso di inadeguatezza e non accettazione
- Paura di mostrarsi per ciò che si è
- Senso di colpa per ciò che si è
- Una bassa autostima
- Isolamento o difficoltà relazionali
Il fardello così complesso di questi vissuti emotivi talvolta può condurre la persona a pensare o a mettere in atto un tentativo di suicidio, in un senso di totale impotenza e inaiutabilità.
3. Come si può affrontare l’omofobia interiorizzata?
L’accettazione di sé può essere un percorso più o meno complesso, a seconda di fattori socio-ambientali e familiari e sulla base dei propri tratti di personalità. Tuttavia, riconoscersi in determinati aspetti e prenderne consapevolezza è un primo importante passo verso l’accoglienza e il rispetto della propria natura e del proprio sentire. Tale processo può richiedere del tempo ed, è importante, che ciascuna persona si conceda il tempo di cui ha bisogno per affrontare questa realtà.
Non tutte le persone vivono in un luogo in cui l’essere eterosessuale o meno non rappresenta un tema di discussione o dove sia presente un centro comunitario LGBTQ+. In questo caso, internet può essere molto utile per incontrare l’appoggio di persone che sostengono la lotta contro l’omofobia e la discriminazione. Ciò potrebbe permettere di attivare un confronto e la condivisione dei propri vissuti, con il risultato di sentirsi meno soli nella propria sofferenza.
Iniziare un percorso di psicoterapia può essere poi uno strumento estremamente utile per esplorare queste parti di sé sofferenti, dando voce alle proprie paure, in un luogo sicuro e accogliente. Attraverso un lavoro su di sé è possibile infatti iniziare a comprendere, e soprattutto a sentire, che non c’è mai nulla di sbagliato nello scegliere di essere se stessi.
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