L’Uomo Invisibile: Una Riflessione Psicologica Sul Concetto di Femminicidio

L’uomo invisibile_ una riflessione psicologica sul concetto di femminicidio

Articolo scritto dal Dr. Stefano Tricoli

Inquadramento sociale del fenomeno

Nel 2021 in Italia, dal 1 Gennaio al 15 Agosto le donne uccise sono 170 di cui almeno 63 all’interno del contesto domestico per mano del partner. I dati non sono sempre attendibili perché è difficile fare una stima adeguata che possa descrivere questo fenomeno così diffuso.

É difficile trattare un tema così complesso e delicato. All’interno di questo articolo proveremo a descriverlo servendoci di un film: “L’uomo invisibile”, film diretto da Leigh Whannell con protagonista Elisabeth Moss. Uscito nelle sale statunitensi il 28 febbraio 2020.

Che cos’è il femminicidio?

Con tale termine indichiamo qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente su una donna allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte della donna appunto. 

Molti studi (Egman, 2021) a carattere psicologico hanno descritto le caratteristiche personologiche del “Intimate partner offender” e della “vittima”. Tendenzialmente, e nella maggior parte dei casi, ci troviamo di fronte a un disturbo narcisistico di personalità da parte dell’uomo e da tratti dipendenti della donna che nella loro dinamica di coppia creano un vero e proprio corto circuito che esplode in episodi di violenza. Gli ultimi studi evidenziano quanto si crei una dinamica relazionale che genera questo triste epilogo (Egman, 2021). Il mix esplosivo tra tratti dipendenti della donna e un disturbo narcisistico di personalità sono un mix esplosivo che genera violenza. 

Riflessione psicologica sul film l’uomo invisibile

Il regista Leigh Whannell si serve del genere horror per descrivere questo fenomeno e lo fa adottando il punto di vista dell’uomo invisibile.  

Quindi del narcisista carnefice e della donna vittima della violenza.
Come definire un uomo che compie una simile azione? Appunto un uomo invisibile ai più, ma visibile alla vittima. È la vittima che conosce meglio di chiunque altro il suo carnefice, ma il carnefice conosce altrettanto bene la sua vittima?

Trama

Il film racconta le vicende di quest’uomo invisibile da una prospettiva diversa sia al romanzo originale -quello di Wells pubblicato nel 1897-, sia rispetto alle molte trasposizioni cinematografiche. L’idea che funziona del film è che il regista trasforma un geniale scienziato (di sicuro non sano di mente) in un vero e proprio stalker che compie atrocità perverse e riluttanti verso la sua ex compagna. Sin dalle prime immagini, così silenziose (i primi minuti del film sono “muti”), il film incute timore, mette paura, mette angoscia e descrive un viaggio interno ed esterno nell’orrore della protagonista che vede un uomo che è invisibile. Lei vede l’uomo che gli altri non riescono a vedere. Il film è appunto è ciò che lei vede.

Un altro aspetto che mi ha colpito è la contrapposizione tra “la ragazza della porta accanto” Elisabeth Moss, che impersonifica Cecilia, che diverrà la vittima psicologica forse proprio per la sua “normalità”. Ad essa si contrappone Adrian (Oliver Jackson Cohen), multimiliardario, genio assoluto e ossessionato dal controllo sulle vite altrui, il quale dopo che la sua ex fugge in piena notte da casa sua (scena davvero apprezzabile quella della notte in cui Cecilia scappa) si finge morto.

La protagonista, però, comprende che questa morte ha qualcosa di strano e intuisce che in realtà lui è invisibile ma non è morto. La chiave di lettura è che ciò che lei vede è invisibile agli altri, ma è reale. L’aspetto che il regista coglie dal punto di vista psicologico è che la persona vittima di violenza è l’unica a vedere davvero il suo carnefice.

Descrizione Psicologica della dinamica relazionale

Psicologicamente, nel film si mette in atto una dinamica che potremmo definire in questi termini: la vittima cerca un salvatore, nel momento in cui non trova il salvatore diventa a sua volta carnefice del carnefice stesso che diventa vittima. Lo sviluppo psicologico del film può essere riassunto attraverso questo sillogismo. In cui il ruolo vittima e carnefice si sovrappone, arrivando a un finale che possa essere riassunto con questa frase: chi di “invisibilità ferisce” di “invisibilità perisce”.

Conclusioni

Un film da vedere che esprime angoscia e che tratta un tema delicato servendosi sia del genere horror che del thriller. In cui si analizza in maniera precisa la caratterizzazione psicologica sia del carnefice che della vittima e la dinamica relazionale che si instaura tra i due. 

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