Articolo scritto dalla Dr.ssa Silvia Bernardini
1. Il dolore della perdita
La perdita di una persona cara è un evento che tutti noi dobbiamo affrontare in una o più fasi della nostra vita. Il dolore e la sofferenza legati alla morte di una persona significativa hanno delle ripercussioni sia sul piano psicologico che quello fisico. Le conseguenze di questo stato d’animo pervasivo influiscono comprensibilmente sulle diverse aree di funzionamento della vita quotidiana e della sfera sociale. Su un piano fisico, i sintomi come la mancanza di appetito, l’insonnia, mancanza di energie (per citarne alcuni) sono manifestazioni comuni che insorgono durante la fase acuta del lutto. Anche su un piano psicologico si possono riscontrare sintomi quali la rimuginazione, un enorme senso di vuoto e tristezza, il riproporsi di immagini della persona defunta, spesso accompagnati da vissuti di senso di colpa.
Sebbene le manifestazioni psicologiche e fisiche che susseguono un evento di tale portata siano invalidanti per la persona che le vive, non sono assolutamente da considerare come “un problema da curare”, anzi.
Il processo di elaborazione del lutto è del tutto naturale, per questo è importante accogliere e supportare la persona che ha subito la perdita rispettando i tempi di elaborazione che sono fisiologici.
Non esiste una modalità giusta o sbagliata che contraddistingue questo processo ma i fattori che concorrono a determinarne l’elaborazione sono molteplici e differiscono da persona a persona. Tra le variabili che influenzano la reazione al lutto troviamo:
- Le risorse interne ed esterne della persona che ha subito la perdita. Un ruolo importante è ricoperto dal supporto della rete familiare, amicale e della comunità
- Le caratteristiche dell’individuo, quali l’età, condizioni socio/economiche, l’intensità del legame con la persona defunta
- Le circostanze della morte. Ad esempio, una malattia degenerativa, un incidente improvviso, un suicidio. Questo aspetto può incidere notevolmente sul processo di elaborazione del lutto
- Norme culturali e fede religiosa
Pur considerando le variabili soggettive e circostanziali, è innegabile che il sentimento di perdita, di vuoto interiore e nostalgia siano sentimenti comuni.
2. Processo di elaborazione del lutto
Benché il vissuto di sofferenza associato alla perdita di una figura significativa sia diverso da persona a persona, sono numerosi gli studi che hanno individuato delle fasi di elaborazione che contraddistinguono questo processo.
Tra questi, John Bowlby (medico e psicoanalista che elaborò la Teoria dell’Attaccamento) riconduce il processo del lutto a quattro fasi:
- Stordimento: la reazione immediata, che accompagna i primi momenti dalla notizia della perdita, è contraddistinta dall’incapacità di credere all’accaduto. L’incredulità è tale che è spesso si tramuta in una vera e propria negazione.
- Ricerca e struggimento: chi ha subito la perdita “ricerca” la persona defunta (visitando posti familiari, guardando le fotografie).
- Disorganizzazione e disperazione: si contatta la reale perdita e il tormento emotivo che ne consegue. In questa fase i sintomi si acutizzano.
- Accettazione e riorganizzazione: pian piano l’intensità del dolore si affievolisce. La tristezza e la nostalgia non spariranno mai completamente ma la persona comincerà a riorganizzarsi cognitivamente ed emotivamente.
Compiuto questo processo la relazione con la persona defunta viene interiorizzata.
3. Lutto persistente e complicato
È stato accennato in precedenza come il vissuto di un dolore profondo e le conseguenze psicologiche, fisiche e sociali dell’individuo, siano una risposta fisiologica e non una condizione da medicalizzare. Sebbene il processo di elaborazione sia diverso a seconda della persona che lo vive per intensità e durata, generalmente si protrae per circa un anno.
Quando i sintomi acuti perdurano oltre un anno dalla scomparsa della persona defunta, si può parlare di lutto “patologico”.
Il DSM-V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha introdotto la diagnosi di disturbo da lutto persistente e complicato, proprio ad indicare quella condizione in cui i sintomi acuti si protraggono per un lasso di tempo superiore ai 12 mesi.
Possiamo riassumere i criteri riportati dal DSM-5 per questo tipo di diagnosi nei seguenti punti:
- Una persistente nostalgia della persona defunta, intensa tristezza e preoccupazione per la persona che è venuta a mancare e le circostanze in cui è avvenuta la morte.
- Incredulità e/o difficoltà ad accettare la perdita
- Amarezza e rabbia rispetto alla perdita
- Difficoltà a contattare ricordi positivi inerenti alla persona defunta
- Evitamento eccessivo dei ricordi che riguardano la perdita
- Svalutazione di sé, vissuto di senso di colpa
È importante sottolineare che i criteri di valutazione differiscono se a soffrirne è un adulto oppure un bambino.
4. Quando il dolore sembra non finire: cosa fare?
Intraprendere un percorso di psicoterapia può essere un valido aiuto per poter far fronte a un momento così doloroso. Attraverso uno spazio di ascolto protetto ed empatico è possibile risignificare gli aspetti legati alla perdita e appropriarsi degli strumenti per poter riorganizzare la propria vita.
Stai attraversando un momento difficile? Prenota una sessione e inizia ora a risolvere i tuoi problemi, attraverso l’aiuto della Dr.ssa Silvia Bernardini.