Articolo scritto dal Dr. Fausto Cristiano
1. Che cos’è la narcolessia
La narcolessia è un disturbo neurologico cronico del sonno che interrompe il normale ciclo sonno-veglia. È caratterizzata da un’eccessiva sonnolenza durante il giorno, e improvvisi attacchi di sonno. Durante gli attacchi di sonnolenza, le persone possono continuare a svolgere attività in una sorta di stato automatico, ma possono sentirsi storditi e non ricordare di essersi impegnati nell’attività. La narcolessia può essere accompagnata da una subitanea perdita del tono muscolare (detta cataplessia), la cui causa scatenante può essere un’intensa emozione. Il manuale DSM-5 prevede che per fare una diagnosi di narcolessia l’eccessiva sonnolenza deve essere cronica, manifestarsi quotidianamente o almeno tre volte alla settimana per almeno tre mesi.
2. Sintomi della narcolessia
I sintomi fondamentali della narcolessia sono:
- La sonnolenza intensa e non giustificata da una deprivazione precedente di sonno. La sonnolenza può essere accompagnata da un’improvvisa perdita del tono muscolare detta cataplessia.
- La cataplessia può far perdere l’equilibrio, far cadere un oggetto che si teneva in mano, o addirittura far cadere a terra, anche se non si perde coscienza. Gli episodi di cataplessia possono durare secondi o pochi minuti, ma si risolvono all’istante e l’individuo rimane cosciente e consapevole per tutto il tempo, anche se la testa oscilla, la mascella cade o crolla a terra. La cataplessia è scatenata in genere da reazioni emotive improvvise come rabbia, paura, gioia, riso, sorpresa. La narcolessia che è accompagnata da cataplessia è chiamata narcolessia di tipo 1, mentre la narcolessia senza questo sintomo è definita di tipo 2.
- Paralisi transitoria al risveglio e allucinazioni, sia durante l’addormentamento che al risveglio (allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche).
Si calcola che circa il 10% dei pazienti presenti tutti i sintomi. Generalmente i sintomi iniziano a presentarsi in adolescenza o nella prima età adulta.
3. Narcolessia: le cause
Le cause della narcolessia non sono tutt’ora note con certezza. Potrebbe essere causata dalla distruzione di neuroni presenti in un’area specifica dell’ipotalamo (una struttura cerebrale), che ha come conseguenza la riduzione di un neurotrasmettitore (una sostanza chimica usata dai neuroni nel processo di produzione del segnale nervoso) chiamato ipocretina. L’ipocretina ha un ruolo nella regolazione delle fasi del sonno. (il sonno è costituito dalle cosiddette fasi non-rem e dalla fase REM, che è la fase che si presenta durante un episodio narcolettico). Sono noti, tuttavia, pazienti in cui i livelli di ipocretina sono nella norma. La causa della distruzione dei neuroni ipocretinici sembra essere di natura autoimmunitaria. Si ipotizza che la reazione autoimmunitaria possa essere scatenata da infezioni batteriche o virali, o da intense reazioni di stress. Non si esclude una predisposizione ereditaria.
4. Come superare la narcolessia
Non esiste una cura che elimini il problema alla radice. Alcuni farmaci e un corretto stile di vita possono aiutare a gestire i sintomi.
Farmaci:
Attualmente sono utilizzate diverse categorie farmacologiche.
- Farmaci stimolanti del sistema nervoso permettono di rimanere svegli durante il giorno.
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o inibitori della ricaptazione della serotonina e della norepinefrina (SNRI), possono essere utilizzati per ridurre i sintomi legati alla cataplessia e alle allucinazioni/ipnagogiche/ipnopompiche.
Stile di vita:
È importante fare dei sonnellini durante il giorno. Altrettanto importante è avere una corretta igiene del sonno, cercando di andare a dormire e svegliarsi sempre alla stessa ora. Nelle due ore precedenti il sonno notturno è meglio evitare l’assunzione di bevande eccitanti e lo sforzo prodotto dall’attività fisica
5. Come la terapia psicologica può sostenere un paziente narcolettico
La narcolessia può influenzare molti aspetti della vita, tra cui l’autostima, le relazioni sociali e la qualità della vita di un individuo. Le persone con narcolessia possono lottare con problemi di memoria e comportamento automatico che possono portare a sentimenti di incertezza sugli eventi quotidiani e insicurezza. La sonnolenza che provoca sonnellini involontari a scuola o al lavoro, può essere imbarazzante e problematica. La narcolessia può anche avere un impatto sulle interazioni sociali. Le persone che vivono con la narcolessia possono sperimentare la cataplessia in momenti imbarazzanti, ad esempio mentre ridono ad una festa.
Una terapia di sostegno psicologico può aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé stessi in relazione alle cause scatenanti del problema. Dal 2011, diversi studi hanno descritto l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale (CBT) per la narcolessia. Il lavoro sulle cognizioni ha lo scopo di modificare credenze, motivazioni ed emozioni che potrebbero svolgere un ruolo importante nel mantenimento della narcolessia. L’applicazione della CBT è in grado inoltre di fornire al paziente informazioni sulla natura della malattia e sui comportamenti che possono influenzarne l’andamento. (Multicomponent Cognitive Behavioral treatment)
Per esempio la desensibilizzazione sistematica viene utilizzata per affrontare la cataplessia. La caratteristica principale di questa tecnica cognitivo-comportamentale è l’approssimazione successiva di situazioni che aumentano la frequenza e l’intensità di emozioni in grado di scatenare la crisi. Questo permette di alzare la soglia di tolleranza alle emozioni. (desensitization in the emotional processing in patients withnarcolepsy:)
Un’altra tecnica utilizzabile è la sazietà del sonno. Viene rilevata la frequenza del comportamento (ad esempio, attacchi di sonno diurno) per determinare il grado di sonnolenza e viene utilizzato un diario del sonno per determinare il numero di sessioni. Successivamente, vengono programmati continui episodi di sonno di un giorno senza segnali di luce-buio. Questa disposizione comportamentale (oltre alla regolazione del sonno) spiega l’efficacia dei sonnellini e l’estensione programmata del sonno notturno. (Behavioral management o hypersomnia)
In uno studio del 2013, un gruppo di pazienti che aveva seguito la terapia cognitivo-comportamentale aveva punteggi di valutazione post-trattamento significativamente superiori rispetto ai gruppi di controllo e di trattamento farmacologico. (Beliefs and dysfunctional attitudes in patients with narcolepsy;double-blind study of treatment efficacy)
Conclusione
Sebbene la narcolessia sia un disturbo complesso dalle molteplici ricadute, è possibile continuare ad avere una vita piena e significativa. L’accorto uso dei farmaci, un adeguato stile di vita e l’applicazione di tecniche cognitivo-comportamentali possono sicuramente contribuire a realizzare questi obiettivi.
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