Noi Parliamo Davvero? La Comunicazione All’interno della Coppia

Noi parliamo davvero_ La comunicazione all’interno della coppia

Articolo scritto dalla Dr.ssa Martina Carisio

“Comunicazione” è una parola talvolta data per scontata e talvolta considerata come una montagna insormontabile, che fa quasi paura. Si parla molto dell’importanza di comunicare, in tutti gli ambiti e i contesti della nostra vita quotidiana, ma perché? Perché si presta sempre più attenzione al come si comunica? Perché è così importante saper comunicare bene?

Dopo aver fatto chiarezza su che cos’è la comunicazione, in questo articolo ci occuperemo di capire quanto la comunicazione e il dialogo sono fondamentali all’interno della coppia, come possono creare difficoltà, incomprensioni e conflitti, ed a cosa è importante prestare attenzione per una buona comunicazione, e quindi per una buona vita di coppia.

1. Che cos’è la comunicazione?

Intanto è importante fare subito una puntualizzazione: comunicare e informare non sono sinonimi! La comunicazione non si limita infatti al solo scambio di informazioni; dal latino, comunicare significa “rendere comune”, “condividere”. La comunicazione è infatti “uno scambio interattivo fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cultura di riferimento”. Ecco allora che essa può essere considerata come uno scambio di informazioni e di influenzamento reciproco, che è imprescindibile dalla relazione. 

Ma allora come si comunica? Siamo soliti pensare che per comunicare basti semplicemente parlare. Le parole e le frasi che diciamo, quindi il linguaggio in generale, con i suoi significati e i suoi codici, fanno parte di quella che possiamo definire la comunicazione verbale. Ma questo non è l’unico canale comunicativo che utilizziamo; esistono infatti anche il canale non verbale e quello paraverbale. Il primo si riferisce al linguaggio del corpo, ossia la postura che assumiamo quando comunichiamo, la gestualità, la mimica facciale, la prossemica; con il termine paraverbale invece si intende il modo in cui la comunicazione viene espressa. Esso riguarda quindi la voce, e nello specifico il volume, il tono, il ritmo, la cadenza che diamo alle parole e alle frasi che diciamo. 

La stessa frase assumerà quindi significati diversi e avrà di conseguenza reazioni diverse nel nostro interlocutore a seconda di come la comunicheremo. All’interno della coppia la frase “Aiutami a preparare la cena per favore” di un partner susciterà nell’altro pensieri, emozioni e reazioni di collaborazione se sarà espressa con un linguaggio del corpo rilassato, con tono di voce basso e con ritmo lento, mentre, al contrario, esperirà effetti opposti se detta, ad esempio, con le braccia incrociate, con un’espressione del viso arrabbiata e urlando.

2. Le regole della comunicazione

Ad occuparsi dello studio degli effetti pratici della comunicazione è stato il gruppo di Palo Alto, nello specifico gli autori Watzlawick, Beavin e Jackson, alla fine degli anni ’60. 

Gli autori hanno infatti sistematizzato i cosiddetti “assiomi della comunicazione”, ossia le proprietà fondamentali che ha la comunicazione, identificandone cinque.

A partire dal primo assioma, che afferma “Non si può non comunicare”, gli autori hanno precisato che ogni comportamento che si verifica in un contesto interpersonale diventa comunicativo, quindi anche il silenzio è comunicazione. Hanno poi sottolineato che la relazione tra i comunicanti viene influenzata sia dall’informazione (aspetto di contenuto) sia da come essa deve essere recepita (aspetto di relazione), ma anche da quella che essi definiscono “punteggiatura”, intendendo il modo di ordinare e organizzare gli eventi comportamentali in base al proprio punto di vista. Infine, gli autori hanno precisato che la comunicazione è sia verbale sia non verbale e che ogni scambio comunicativo può essere simmetrico (le persone si comportano e comunicano in modo analogo) oppure complementare (le persone non hanno lo stesso ruolo e lo stesso potere nella comunicazione). 

Anche l’Analisi Transazionale, fondata da Eric Berne, si è molto occupata di comunicazione, considerato che tra i suoi principali pilastri teorici e metodologici vi è proprio la teoria della comunicazione. Berne definisce una transazione come “uno stimolo transazionale da un certo Stato dell’Io nell’agente più una risposta transazionale da un certo Stato dell’Io nel reagente”, aggiungendo che la transazione è “l’unità del rapporto sociale”. La comunicazione avviene quindi tra gli Stati dell’Io dei partner, che Berne identifica in Genitore, Adulto e Bambino e definisce come “un insieme coerente di comportamenti, pensieri ed emozioni tra loro collegati. Queste tre modalità del comportamento si manifestano attraverso corrispondenti modelli di relazione e di azione”. Quando comunichiamo lo facciamo da uno Stato dell’Io specifico e rivolgiamo la nostra comunicazione ad uno specifico Stato dell’Io del nostro interlocutore; se egli risponde dallo Stato dell’Io stimolato, la comunicazione procede senza intoppi e potrebbe durare all’infinito. Questa è quella che Berne definisce la prima regola della comunicazione. Qualora però la risposta del nostro interlocutore avvenisse da uno Stato dell’Io diverso da quello stimolato, le transazioni vengono definite “incrociate”; la seconda regola della comunicazione afferma che la comunicazione si interrompe quando si verifica una transazione incrociata. L’ultima regola della comunicazione teorizzata da Berne, e in linea con gli autori della scuola di Palo Alto, sostiene che le transazioni hanno un livello sociale, che riguarda il contenuto di ciò che diciamo, e uno psicologico, che si riferisce invece al come comunichiamo; è il livello psicologico, più che quello sociale, a determinare l’esito della comunicazione.

3. Quando la comunicazione non è efficace…

Sapere come funziona la comunicazione, quindi quali sono le sue proprietà e le sue regole, permette di prestare più attenzione a ciò che avviene negli scambi comunicativi e, nello specifico, imparare a riconoscere i tipi di transazioni teorizzati dall’Analisi Transazionale e saperli analizzare, favorisce una maggiore consapevolezza non solo degli stimoli dell’altro, ma anche delle nostre parti interne che vengono agite nella relazione, e quindi anche nella comunicazione. 

Talvolta, quando comunichiamo, incappiamo senza nemmeno rendercene conto in quelle che vengono definite “le trappole della comunicazione”. Molto spesso, soprattutto all’interno della coppia, siamo convinti che ciò che pensiamo e sentiamo corrisponda a ciò che pensa e sente il nostro partner, perché tendiamo ad interpretare la realtà sulla base di quelle che sono le nostre convinzioni. Al pari di queste situazioni, molto spesso siamo convinti di saper leggere la mente dell’altro; una frase tipica che spesso viene detta all’interno della coppia è “Ti sei comportato così perché non mi ami più, perché ti sei stancato di me…”. Questa affermazione presuppone di sapere esattamente ciò che il nostro partner pensa, ma solitamente, invece che combaciare con la realtà, essa potrebbe più facilmente rispecchiare una nostra eventuale paura, o ancor di più un bisogno che abbiamo ma che non riusciamo ad esprimere. 

Queste due situazioni tipiche, al pari di dire al partner come si dovrebbe comportare e imporre le proprie regole, evidenziare e sottolineare in continuazione le presunte colpe del partner, sentirsi superiori e giudicare e criticare costantemente «dall’alto della propria superiorità», esprimere posizioni e dare consigli con superiorità e sufficienza, rendono la comunicazione inefficace e aumentano le incomprensioni, fino a scaturire in veri e propri conflitti. 

Una comunicazione inefficace può quindi portare ad un vero e proprio logorio all’interno della coppia e, soprattutto quando tende a sfociare in conflitto, i partner, con l’idea di “correre ai ripari”, arrivano talvolta a non parlare più o scambiarsi solamente informazioni inerenti il quotidiano e la gestione della vita domestica. Tuttavia, anche quando il dialogo è molto scarno, la vita di coppia non migliora e spesso i partner si chiedono “Perché la nostra coppia non funziona più?”. Come affermavano Watzlawick, Beavin e Jackson, e come teorizzato da Berne, anche il silenzio è comunicazione e anch’esso racchiude un livello psicologico, che altro non fa se non incancrenire una situazione già difficile e faticosa. Smettere di comunicare o ridurre il dialogo alle solo informazioni necessarie alla gestione pratica della vita quotidiana, non è quindi una soluzione. Il risultato di questa scelta non sarà una limitazione dei conflitti, bensì un aumento dell’insoddisfazione e un allontanamento all’interno della coppia.

4. Come comunicare bene?

Essendo quindi la comunicazione imprescindibile all’interno della coppia, oltre a riconoscere cosa accade quando si comunica con il partner, si può prestare attenzione al proprio modo di comunicare, cercando di attuare quella che possiamo definire una “comunicazione efficace”. 

Una prima attenzione che possiamo avere riguarda il parlare in modo chiaro ed esplicito, anche dichiarando che in quel preciso momento affrontare quel dialogo, o quella discussione, è per noi faticoso e che preferiremmo rimandare. Può quasi sembrare un paradosso, ma piuttosto che rischiare di comunicare “male” è meglio rimandare la comunicazione, o avvisare il partner di come ci si sente al fine di trovare un compromesso comune su quando e come affrontare quella comunicazione specifica. Esprimere in modo chiaro e trasparente i nostri pensieri, le nostre emozioni e i nostri sentimenti permette a noi e al nostro partner anche di capire cosa sta accadendo nella relazione ed elimina trappole comunicative come la lettura della mente e la convinzione di sapere ciò che l’altro pensa e sente. 

È quindi importante evitare ogni tipo di interpretazione e, se abbiamo dei dubbi o vogliamo sapere quali pensieri, emozioni e sentimenti prova il nostro partner, ciò che possiamo fare è domandarglielo. Una buona comunicazione passa anche attraverso la capacità di chiedere e di interessarci all’altro e di saper ascoltare ciò che l’altro ci risponde e ci racconta.

Un’altra importante caratteristica che facilita una comunicazione efficace riguarda il passare dal messaggio «TU», che giudica e sentenzia ciò che l’altro fa, pensa, sente, al messaggio «IO», che permette invece di esprimere chi sono io, ciò che penso e sento, ciò di cui ho bisogno. È quindi fondamentale passare da frasi come “Tu sei…, tu pensi…, tu dici…” a espressioni quali “Io penso…, io sento…, io ho bisogno di…”. Così facendo il nostro partner sarà a conoscenza di ciò che pensiamo e sentiamo e di quali sono i nostri bisogni, potrà ascoltarci e accogliere tutti i nostri vissuti, e non si sentirà, come nel caso di messaggi «TU», giudicato o additato di qualcosa che magari nemmeno lo riguarda. 

Assumere l’atteggiamento da “maestrini”, pensando di sapere in assoluto ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e dicendo all’altro ciò che deve fare, non agevola una comunicazione paritaria ed efficace; molto più funzionale è invece ascoltare l’altro cercando di capirne i bisogni e le esigenze e, quando questi non sono chiari, chiederli direttamente. Il nostro partner si sentirà così accolto e percepirà un nostro sincero e autentico interesse nei suoi confronti.

Non è tuttavia sufficiente limitarsi a comunicare come ci sentiamo solo quando le emozioni che proviamo sono “più piacevoli”: comunicare emozioni e vissuti anche “negativi” ed esprimere il disagio e il malessere che proviamo senza usarli come accuse, giudizi e interpretazioni, favorisce un’intimità all’interno della relazione che ci permette di sentirci accolti in qualsiasi situazione. 

Oltre alla possibilità di esprimere pensieri, emozioni e sentimenti e di ascoltare quelli del partner, una buona comunicazione è favorita anche dal confronto tra i partner, confronto che deve essere però “paritario” e non prevedere prevaricazioni né giudizi. 

Una buona comunicazione diventa allora molto importante all’interno della coppia: il dialogo permette di costruire l’intimità e la comunicazione ci consente di progettare e costruire il «NOI». La comunicazione nutre la coppia, e una coppia che sa comunicare bene è una coppia che ha una buona relazione.

Si può imparare a migliorare la propria comunicazione all’interno della coppia. Non è un meccanismo automatico e spesso capiterà comunque di commettere qualche errore e di non riuscire a comunicare sempre in modo efficace; ciò che è importante è saperlo riconoscere e rimediare. 

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