Articolo scritto dalla Dr.ssa Adelina Boykova Detcheva
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), l’obesità è uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Tale condizione si caratterizza per un aumento della massa grassa. Si associa ad un significativo aumento della morbilità e della mortalità, che può accompagnare ogni possibile affezione psichiatrica e psicologica. L’etiologia dell’obesità risulta essere complessa. Può essere provocata da fattori genetici, metabolici, ormonali, psicologici, emotivi e relazionali, sociali e culturali, separatamente o in contemporanea, che ne definiscono la specificità e gli esiti.
1. Che cos’è l’obesità
L’obesità è una condizione patologica cronica che si definisce a partire dal peso corporeo di una persona. Essa può essere definita come eccessivo accumulo di grasso corporeo in relazione alla massa magra, in termini sia di quantità assoluta, sia di distribuzione in punti precisi del corpo (obesità androide, quando la distribuzione del grasso è prevalentemente a livello dell’addome, o ginoide, quando il grasso corporeo è localizzato prevalentemente ai fianchi). Convenzionalmente per classificare la popolazione in base al peso si utilizza il BMI, il Body Mass Index, ovvero l’indice di massa corporea ricavato dal peso (in kg)/quadrato dell’altezza (in metri). Pertanto l’obesità si caratterizza per un BMI>30. L’eccesso ponderale si accompagna solitamente ad alimentazione scorretta e ad una vita sedentaria con scarsa attività motoria. La condizione di obesità è uno dei principali fattori che causano malattie croniche non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari e respiratorie croniche, il diabete, i disturbi muscolo-scheletrici. Infine, essa è correlata ad alti tassi di disabilità e di ridotta aspettativa di vita.
2. I sintomi dell’obesità
L’obesità può essere descritta a partire dall’elevato peso corporeo e dalle modalità con cui esso impatta sullo stile di vita e sulla quotidianità. Come le difficoltà respiratorie e l’affanno, l’eccessiva sudorazione, le attività motorie a bassa intensità e quindi la vita tendenzialmente sedentaria, nonché la scarsa qualità del sonno. Lo stile alimentare è disfunzionale e sono frequenti condotte alimentari particolari. Ad esempio, soprattutto nell’obesità primaria o essenziale, vi è spesso ampio ricorso all’emotional eating, ovvero alla fame nervosa messa in atto per placare vissuti emotivi intensi e collegata alla difficoltà a gestire le emozioni sia positive che negative (disregolazione emozionale); all’iperfagia prandiale (gorging), intesa come l’assunzione di grosse quantità di cibo ai pasti in un breve arco di tempo; piluccamento continuo (grazing) di piccole quantità di cibo nel corso dell’intera giornata con predilezione di cibo grasso, fortemente calorico e zuccherato; ad infra-pasto frequenti, di cibi salati o zuccherati; a voglie di particolari cibi (selective food craving) come il cioccolato, associate ad una sensazione di craving, ovvero una sorta di desiderio urgente, impellente e non differibile assumere uno specifico alimento; alle abbuffate compulsive, diurne o notturne, associate o no a disturbi del sonno, intese come incontrollate assunzioni di cibo, in solitudine e spesso segretamente (secretive eating), vissute con forte senso di colpa e vergogna, di cibi salati e/o dolci, anche in contemporanea, perpetuate fino ad arrivare ad un forte malessere fisico con una sensazione intollerabile di pienezza.
3. Le cause dell’obesità
L’obesità è una condizione multifattoriale ad eziopatogenesi complessa. Questo significa che diversi fattori possono giocare un ruolo rilevante sia nella sua caratterizzazione che nel suo mantenimento. E’ dunque possibile ritrovare fattori genetici, metabolici e/o ormonali, fattori culturali e ambientali disfunzionali e ancora, fattori psicologici, relazionali, emotivi, comportamentali e di personalità che, separatamente o associati, possono assumere un peso specifico rilevante nella sua definizione. Convenzionalmente, essa può essere classificata in primaria o essenziale, quando dovuta a fattori organico-genetici, socio-ambientali o psico-attitudinali (in questo caso, le calorie introdotte con la dieta superano di gran lunga quelle consumate con l’attività fisica e l’eccesso di energia viene trasformato in grasso immagazzinato poi nelle cellule adipose con conseguente aumento di peso corporeo) e secondaria a patologie endocrine, neuromuscolari o genetiche.
In tutti questi casi, l’obesità rappresenta un fattore di rischio universalmente riconosciuto per la predisposizione a complicanze mediche e/o psicologiche. Infine, i fattori sociali non sono trascurabili: le persone con obesità sono spesso soggette a isolamento sociale, solitamente dovuto in parte allo stigma a cui è soggetta la persona con obesità (discriminazioni, grassofobia, body-shaming), in parte all’insicurezza di intrattenersi in relazioni di socialità (bassa autostima, vergogna, sofferenza).
4. Come superare l’obesità
Per superare l’obesità, il primo obiettivo è senz’altro quello di modificare il proprio stile di vita. In particolare, sono tre gli ambiti da ripensare, ovvero: alimentazione, attività motoria e benessere bio-psico-sociale. Chiaramente se sono presenti complicanze mediche è bene consultare, prima di tutto, un medico specialista. Sono fortemente sconsigliate illusioni terapeutiche commerciali e proposte di figure poco competenti, che potrebbero incidere negativamente sul piano clinico e psicologico. E’ pertanto indispensabile attuare un cambiamento nel proprio stile alimentare con l’intervento del medico dietologo/biologo nutrizionista/dietista, a seconda della situazione specifica, finalizzata al calo ponderale. Nei casi più gravi potrebbe essere opportuno il ricorso alla chirurgia bariatrica a cui si accede tramite una valutazione complessa e multidisciplinare. In secondo luogo, è indispensabile svolgere attività fisica ad intensità variabile. A seconda delle possibilità del paziente, tenuto conto anche delle eventuali limitazioni fisiche, cardiologiche, respiratorie, ortopediche che possono essere implicate. Infine, introdurre dei cambiamenti positivi nei diversi ambiti di vita al fine di migliorare la qualità di vita percepita potrebbe essere utile sia per il calo ponderale che per il mantenimento di uno stile quotidiano più sano: in questo senso, la ricerca attiva di stimoli ambientali, sociali e culturali potrebbe portare ad una maggiore soddisfazione della vita con impatti significativi in direzione dell’acquisizione di un miglior benessere e minore senso di disagio percepito.
5. Obesità e terapia
Partendo dal presupposto che la presa in carico più efficace della persona con obesità è di tipo multidisciplinare, la terapia psicologica può svolgere un ruolo importante nel superamento di tale condizione sia nella perdita del peso corporeo sia nel mantenimento di uno stile di vita positivo.
Le psicoterapie maggiormente utilizzate sono le seguenti:
- psicoterapia cognitivo-comportamentale dell’obesità (CBT-OB): efficace nella gestione dei fattori comportamentali della condizione patologica. Si propone l’obiettivo di aiutare il paziente a sviluppare specifiche competenze per migliorare l’aderenza alla dieta e allo stile di vita attivo, sostituendo i comportamenti disfunzionali con nuove abitudini maggiormente funzionali che permettano di perdere e poi mantenere il peso a lungo termine;
- psicoterapia psicodinamica breve: orientata a migliorare la competenza del paziente con obesità a identificare e regolare le proprie emozioni. Questo focus impatta spesso sullo stile alimentare (in particolare, sull’emotional eating);
- psicoterapia psicodinamica in contesto individuale o di gruppo: trattamento ad ampio raggio con buona efficacia a lungo termine. Il trattamento in contesto individuale è volto al miglioramento della consapevolezza dei fattori psicologici ed emotivi che hanno contribuito alla strutturazione e poi al mantenimento di questa condizione, nonché alla regolazione emozionale frequentemente carenziale nelle persone con obesità primaria. Il trattamento psicodinamico di gruppo può essere altrettanto opportuno, grazie alle profonde dinamiche di rispecchiamento che si dispiegano nel contesto gruppo, migliorando così le competenze sociali, di auto-osservazione e il sostegno sociale percepito.
- psicoterapia sistemico-relazionale: il trattamento si pone come obiettivo di individuare le modalità relazionali presenti tra i membri del nucleo familiare che rendono “funzionale” il sintomo “obesità” all’interno del gruppo famiglia, favorendo il mantenimento della condizione, che resiste al cambiamento e all’evoluzione individuale e familiare. La finalità della psicoterapia è la ricerca del significato che il cibo assume in famiglia e l’utilizzo di altri “linguaggi” (oltre a quelli alimentari altamente simbolici), dinamiche relazionali maggiormente flessibili e adeguate, volti a riportare il cibo in una sua giusta collocazione.
Conclusione
L’obesità intesa come condizione patologica cronica ad eziologia complessa e multisfaccettata impatta negativamente sulla qualità di vita. Le tre dimensioni maggiormente rilevanti al fine della sua caratterizzazione sono le condotte alimentari disfunzionali, la vita sedentaria con scarsa attività fisica e le conseguenze negative dell’obesità sulla quotidianità (basso benessere bio-psico-sociale percepito, complicanze mediche, isolamento sociale). Per superare tale condizione con buoni esiti a lungo termine è importante modificare questi tre aspetti della vita quotidiana tramite una presa in carico da parte di un’équipe multiprofessionale competente. L’obesità può accompagnare qualunque tipo di patologia psichiatrica e psicologica, in particolare vi è correlazione con il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge-eating Disorder) e depressione. Nella risoluzione della condizione, soprattutto se di tipo primario ed essenziale, è importante prendere in considerazione i fattori psicologici, emotivi e di personalità.
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