Articolo scritto dal Dr Guglielmo Rodofili
Ho scartabellato numerosissimi siti esistenti su questo macrocosmo chiamato internet che trattano l’argomento della binarietà e tutto quello che ho trovato di concreto è stata un’intervista a un noto cardinale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) (ha idee confuse però dalla faccia sembra un tipo simpatico) il quale ha addirittura stilato un vademecum (no caro lettore lo so l’ho pensato anch’io ma non è una parolaccia, è solo una guida contenente delle informazioni su come non farsi contagiare dalla teoria gender). Questa guida sembra un libretto simile a quelli che si trovano negli aerei su cosa fare in caso d’incendio. Insomma, a grandi linee questo dotto della chiesa afferma che i professori, appoggiati dai politici e dalle lobby gay, vogliono indottrinare i bambini pensando che i maschi possano comportarsi come le femmine e viceversa. In poche parole, la teoria gender consiste nel far mettere alla femmine il grembiule blu e farle giocare a calcio mentre i maschi indossano il grembiule rosa e giocano con le bambole, facendo così, a detta loro, si inducono i bambini a diventare omosessuali. Caro cardinale mi creda, ma magari fosse così facile. Se davvero fosse così a quest’ora tutti i ragazzi sentirebbero Lady Gaga e tutte le ragazze la musica rap (caro lettore almeno tu perdonerai per questa mia semplicistica generalizzazione).
Ma a prescindere dalle opinioni dei prolife e dei nostri cari amici del family day, il mondo è un po’ più complesso e articolato di così. Le persone non si possono racchiudere semplicemente in un camice blu o in uno rosa.
1. Persone cisgender e persone transgender: di cosa stiamo parlando?
Qui sotto cercherò di introdurre il concetto di non binarietà di genere, strettamente collegato con l’identità di genere, ossia come ognuno di noi si percepisce a prescindere dal sesso biologico, da non confondere con l’orientamento sessuale, ossia per quale genere si prova attrazione.
Per la maggior parte di noi sono note soltanto le persone cisgender, ossia le persone che si riconoscono nel sesso biologico, e transgender, ovvero chi si riconosce nell’altro genere.
In merito alle persone transgender possiamo fare una prima suddivisione in FTM (female to male), ossia persone nate con i genitali femminili ma che si sentono uomini, e in MTF (male to female), persone nate con i genitali maschili ma che si sentono donne.
Tuttavia, il termine transgender è un termine ombrello che include diverse persone. Oltre ad includere le persone FTM e MTF, il termine transgender può includere persone che non sono esclusivamente maschili o femminili.
Come i colori possono assumere tutte le sfumature dal bianco al nero, così le persone possono esprimersi attraverso tutte le identità di genere comprese tra il maschile e il femminile, e in alcuni casi non identificarsi in alcun genere.
Questa metafora ci aiuta a inserire il concetto di non binarietà del genere.
2. La non binarietà dei generi: oltre il secondo genere
Molte persone non si identificano né con il genere maschile né con il genere femminile. Tali persone sono note come Agender. Tale non identificazione ad alcuno dei due generi non è legata a una loro confusione o a qualche patologia, ma semplicemente sono così.
Se parliamo di binarietà, dove su un lato c’è il genere femminile e sull’altro quello maschile, le persone agender possono essere considerate esattamente al centro di questo binario.
Quasi in contrapposizione alle persone agender troviamo le persone bigender. Dall’etimologia della parola, bi=due gender=genere, riusciamo già a capire che queste persone si identificano con entrambi i generi.
Tuttavia questa identità può presentarsi in due diverse forme:
- Il genere può essere stabile e la persona si sente contemporaneamente due generi;
- Il genere è fluido e la persona può un giorno rispecchiarsi maggiormente nel genere femminile e un giorno nel genere maschile. Tali persone sono note anche come gender fluid.
Immaginandoci metaforicamente sempre i binari di un treno, le persone bigender non possono essere collocate tutte nello stesso punto, in quanto molto spesso alcune di queste persone potranno essere collocate sul versante femminile, altre su quello maschile (se vi è una fluidità) oppure possono essere collocate su entrambe le rotaie, se il genere è stabile.
Già da questa prima elencazione possiamo notare come la semplice nozione di genere unicamente maschile o femminile possa essere riduttivo. In merito a questa considerazione, è fondamentale parlare delle persone queer, ossia persone che rifiutano categoricamente ogni etichetta, compresa quella dell’identità di genere. Tali persone mettono in discussione la naturalità stessa dell’identità di genere di ciascun individuo, affermando invece che sia interamente o in parte un costrutto sociale e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti usando i termini uomo o donna.
Riprendendo la metafora dei binari si può dire che le persone queer sono fuori dai binari non accettando alcun genere.
Immagino, caro lettore, che anche tu sia un attimo disorientato da tutti questi nuovi termini, e forse ti starai chiedendo se si tratta di una nuova moda, magari legata ai costumi più aperti.
Beh, se è così, proverò ad approfondire ancora di più l’argomento tenendo conto che la non binarietà dei generi non è un concetto nato oggi ma che anzi si ritrova già agli albori della civiltà umana.
3. Le origini della non binarietà di genere: dalla Mesopotamia ad oggi
Nei primi documenti scritti, infatti, possiamo già intravedere come nelle religioni della Mesopotamia ci siano dei riferimenti a delle persone che non vengono considerate né uomini né donne.
Tra questi, per esempio, vi è un mito in lingua accadica dove Enki (dio dell’acqua, della conoscenza e della creazione) istruisce Mami (la dea preposta alle nascite), sullo stabilire l’esistenza di una terza categoria tra la gente umana oltre gli uomini e le donne.
Nella civiltà babilonese alcune persone che svolgevano funzioni religiose per Inanna (la dea della fecondità) sono state descritte con un terzo genere a parte. In base a quanto riportato dagli studiosi contemporanei, queste persone potevano essere o intersex o transessuali (bigender o agender).
Lo so cosa stai pensando, o tu che leggi queste righe, che questi eventi sono successi più di 4000 anni fa e che forse vi sono stati errori nelle traduzioni dai caratteri cuneiformi alla lingua contemporanea.
E forse mio scettico lettore hai ragione. E allora lasciati condurre in una religione codificata poco più di 1300 anni fa (data in cui viene definitivamente compilato il Bhagavadgītā): l’induismo, ebbene si, la religione di Gandhi ci porta degli esempi sul terzo sesso. In questa religione politeista vi sono innumerevoli divinità, ma tre di loro sono principali: Brahmā (la divinità che ha dato origine al mondo e alla vita), Vishnu (il dio vendicativo che però protegge i devoti) e Shiva (divinità poliedrica, descritta come la più calma e perfetta tra gli asceti, ma anche la più sfrenata e sensuale danzatrice. Questa polarità può dare l’impressione di una divinità composta di opposti. Viene ancora molto spesso rappresentata con una natura maschile e femminile. La parte destra della divinità è maschile e quella sinistra è femminile seguendo la tradizione Ardhanarishvara).
Queste rappresentazioni di Shiva è possibile trovarle tutt’oggi. Converrai con me mio attento lettore che questa può essere una perfetta rappresentazione di una persona bigender che si sente contemporaneamente sia maschio che femmina.
Di esempi nella storia o nelle diverse mitologie o religioni della non binarietà dei generi ve ne sono varie, dagli indiani d’America all’antico regno d’Israele, dalle prime polis ad Alessandro magno, dagli antichi romani all’esotica Thailandia.
Quindi, come scrisse Remarque, niente di nuovo sul fronte occidentale.
Conclusione
Tornando ai giorni d’oggi però è importante sottolineare un’importante svolta avvenuta nel 2013. L’APA (American Psychiatric Association) ha finalmente levato dall’ultima versione del manuale dei disturbi psichiatrici (DSM-5) le persone che non si riconoscono nel sesso biologico con cui sono nate (parliamo quindi di persone transgender, agender e bigender).
Nel 2017 l’Oregon è stato il primo stato a riconoscere un terzo sesso, a prescindere dalle persone interesex, permettendo alle persone di essere esonerate dalla ormai antica classificazione binaria Uomo Donna.
Mi verrebbe da dirti, caro lettore, che questo vento di novità e di accettazione soffierà presto anche in Italia, ma sfortunatamente, probabilmente dovremo attendere ancora del tempo prima che questo si concretizzi a pieno.