Articolo scritto dalla Dr.ssa Morgana Penati
1. Che cos’è l’omofobia ?
ll termine omofobia è stato introdotto per la prima volta nel 1972 dallo psicologo George Weinberg. Essa può essere definita come l’insieme di timori, ostilità, odio, avversione, verso persone omosessuali, bisessuali e transessuali espressi sotto forma di sentimenti, pensieri, pregiudizi, comportamenti, che molte volte possono trasformarsi in abusi sulla persona e sfociare nella violenza.
Numerosi sono gli studi che dimostrano come le persone appartenenti a minoranze sessuali, come gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (LGTB), abbiano subito abusi fisici, verbali e sessuali in una frequenza maggiore rispetto alla popolazione eterosessuale. Inoltre si ritiene che essi abbiano più probabilità di subire esperienze di violenza e di crimini d’odio all’interno del loro ambiente sociale rispetto agli individui eterosessuali.
Questa differenza potrebbe essere spiegata con il concetto di non conformità di genere: le persone appartenenti a minoranze sessuali infatti hanno maggiori probabilità di mostrare comportamenti non conformi al proprio genere di appartenenza sin dall’infanzia. È stato messo in luce come la non conformità di genere sia collegata a un maggior rischio di vittimizzazione e rifiuto.
In base alle osservazioni che sono state condotte si è evidenziato che mostrare comportamenti non conformi al proprio genere innesca nella maggior parte dei caregiver e della collettività delle reazioni che portano successivamente il ragazzino/a a sentirsi diverso, in quanto viene visto come diverso, attraverso appellativi come “femminuccia” o “maschiaccio” da parte di amici, parenti, genitori o insegnanti, e comprende anche spesso gli sforzi dei genitori volti a scoraggiare i comportamenti non conformi al genere dei figli. I bambini e gli adolescenti LGBT riferiscono di avvertire una non conformità di genere in media intorno agli 8 anni, anche se l’intervallo varia dai 3 ai 18 anni.
Tali precoci esperienze di differenze, di etichettamento, di critiche da parte degli altri e di vittimizzazione possono essere considerate dei veri e propri traumi e infatti le risposte percepite dei pari e dei genitori alla non conformità di genere infantile, sono state correlate allo stato di salute mentale attuale delle persone. Si è notato come persino nelle famiglie dove non vi è un abuso esplicito, i commenti negativi generalizzati sull’omosessualità possono essere vissuti come traumatici dai bambini che si scopriranno essere gay o lesbiche.
L’omofobia della società nei confronti degli individui LGTB molto spesso rischia di trasformarsi in odio verso se stessi, in una condizione definita omofobia interiorizzata in cui la persona interiorizza gli atteggiamenti, le credenze, i pregiudizi, le stigmatizzazioni e le opinioni discriminatorie della società nei confronti dell’omosessualità portandola a vivere emozioni e sentimenti negativi rispetto alla propria identità sessuale quali ansia, disgusto, avversione, rabbia, paura e disagio.
2. Effetti dell’omofobia su chi la subisce
Gli effetti dell’omofobia sul benessere psicofisico della persona che la subisce si possono configurare come un vero e proprio trauma psicologico, che mina il senso di autostima, autoefficacia e l’integrità dell’identità della persona che la esperisce.
Se l’esperienza traumatica non viene opportunamente elaborata e affrontata può portare a sviluppare diversi sintomi e disturbi, tra cui il disturbo da stress post-traumatico, chiamato anche PTSD.
Sintomi con cui può manifestarsi il PTSD:
- ricordo dell’evento traumatico attraverso flashback
- insonnia e incubi
- disturbi della memoria
- ritiro sociale
- evitamento di stimoli associati al trauma
- ansia
- depressione
- dipendenza da sostanze
3. Come può aiutarti la psicoterapia?
Se ti riconosci nel malessere appena descritto devi sapere che ci sono delle possibilità per tornare a stare meglio e a riprendere in mano la tua vita vivendola pienamente.
Siamo tutti esseri umani e ciascuno di noi ha una propria caratteristica, una propria storia personale, dei propri gusti e desideri che appartengono solo a noi e che ci definiscono.
Un percorso di psicoterapia può aiutare a recuperare la nostra peculiare e unica identità, autorizzandoci, passo dopo passo, ad accettarci per quello che siamo, perché non esistono persone “giuste” e persone “sbagliate”.
Attraverso l’esplorazione di quello che è stato ed è il vissuto della persona, le eventuali esperienze attraverso cui si è passati, può aiutare a capire meglio la nostra condizione interiore e ad elaborare tutto ciò che è rimasto senza nome, senza un senso e senza un evoluzione.
In che modo quindi può aiutarti la psicoterapia?
Riconoscendo e comprendendo le modalità in cui operano l’omofobia sociale e interiorizzata lo psicoterapeuta può agire in modo attivo, con tecniche specifiche, per aiutarti nel :
- ricostruire un’immagine positiva di te stesso
- rifondare la tua autostima
- superare il trauma
- superare le emozioni negative, quali colpa e vergogna, che hanno in qualche modo avvolto la tua vita
- vivere più serenamente la tua identità sessuale
- avere una minore paura del rifiuto e dell’abbandono
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