Parlare ai Bambini della Morte e del Morire

parlare di morte (1)

Articolo scritto dalla Dr.ssa Silvia Montinaro

“Vi è sofferenza in noi, per la semplice virtù di essere nati umani” Euripide, Elettra.

Si vorrebbe proteggere i bambini da tutto quello che è dolore, ma in un percorso di crescita evolutiva diventa necessario affrontare anche temi dolorosi e scomodi, che fanno parte della vita universale umana e che consentono un adattamento adeguato alla propria esistenza e al ciclo di vita. 

Per quanto concerne il dialogo volto ad affrontare il tema della morte, è necessario conoscere le fasi cognitive della capacità dei bambini di comprendere a fondo questo evento di vita.

1. La comprensione della morte in età evolutiva

  • Nell’infanzia prima dei 5 anni è difficile poter considerare la morte come un evento irreversibile e immodificabile e il pensiero è permeato da credenze magiche rispetto alla sopravvivenza in altre forme di vita o in altri luoghi.
  • Dai 5 ai 10 anni il bambino inizia a comprendere che la morte è una circostanza definitiva, ma necessita di spiegazioni concrete; in questa fase i rituali simbolici sono essenziali per facilitare l’elaborazione della perdita (disegni, poesie, regalini, ecc.).
  • Dai 10 anni il ragazzino inizia a collocare il lutto negli eventi universali e incomincia a riflettere con pensieri esistenziali sul significato della vita e della morte.2.

2. Come dialogare sulla morte con i bambini

E’ essenziale ascoltare il bambino e non forzare il tema se non vuole affrontarlo, ma essere pronti e disponibili a farlo non appena manifesterà attenzione esplicita o implicita verso la morte. Cogliere l’occasione di racconti o film o cartoni per provare ad esplorare ed approfondire i timori e le credenze sul tema, può essere un’occasione di apertura. Il cartone animato Coco del 2017 è una buona opportunità per dedicare qualche pensiero sul tema.

Secondo Fonagy (2000) la comunicazione deve comprendere aspetti emotivi, come la capacità di parlare delle proprie emozioni condivise e favorire così la sintonizzazione reciproca tra stati d’animo, in modo che il bambino possa sentirsi rispecchiato a livello verbale e non verbale nella propria sofferenza e percepirla come legittima e autentica. Possiamo far capire al bambino che cogliamo e comprendiamo il suo vissuto, nominando le sue emozioni, rendendole “concrete” attraverso immagini o disegni, dando significato al come si sente e condividendo anche le nostre stesse emozioni di dolore.

Comunicando un episodio di morte è importante rispondere con verità alle domande che ci vengono poste, semplificando attraverso esempi in base all’età di comprensione del bambino.

Nella relazione dobbiamo tenere a mente i bisogni di sicurezza dei bambini (teoria dell’attaccamento e Circolo della Sicurezza, Powell et al., 2016):

  • sentire la presenza di una figura di accudimento pronta ad intervenire come protezione in caso di bisogno di aiuto;
  • essere apprezzati per quello che si fa e ammirati per come si è, indipendentemente dalla prestazione e risultati;
  • essere guidati e sostenuti nell’esplorazione di nuovi significati (esistenziali in questo caso);
  • ricevere consolazione in caso di sconforto e delusione;
  • avere un sostegno nella regolazione delle emozioni più intense, che non è in grado di equilibrare senza l’aiuto di un adulto di riferimento.

3. La lettura come strumento di scoperta e riflessione emotiva

Leggere storie ai bambini è una delle attività più diffuse e consuete: è volta ad approfondire la loro conoscenza e comprensione del mondo, promuove la fantasia e la creatività, rinforza il legame di attaccamento, è un processo che attiva in modo calmante il sistema neurovegetativo (anche favorendo il sonno). La lettura di racconti sul tema della morte è un ottimo strumento per sviluppare le competenze emotive e cognitive in questo ambito e un mezzo preventivo per affrontare e superare le eventuali circostanze avverse future.

Esiste una grande letteratura sulla narrazione della perdita, indicherò in bibliografia i principali e significativi riferimenti bibliografici da reperire, se interessati.

4. Il lutto in età evolutiva

In età evolutiva le fasi del lutto sono le stesse che avvengono negli adulti (vedi articolo sul lutto: uno sguardo da vicino ai sintomi e come affrontarlo) e le modalità di espressione del dolore fisiche, cognitive, emotive e fisiologiche sono simili ma possono essere più intense e, ovviamente, con manifestazioni più regredite e infantili.

Un aspetto importante è la possibilità per il bambino di sentire che il proprio dolore è legittimo, che può essere accolto e validato dagli adulti di riferimento, che ha senso di manifestarsi e libertà nel poter fluire, per essere accompagnati nell’attraversarlo.

Ecco alcune strategie che promuovono la condivisione emotiva e che se usate in modo rituale possono facilitare l’elaborazione dei vissuti emotivi connessi al lutto:

  • lettere scritte con messaggi di affetto verso la persona perduta;
  • disegnare insieme lasciando libero sfogo alla fantasia e creatività come strumento per comunicare con la persona assente o per dare corpo ai propri sentimenti di rabbia, sconforto, malinconia e paura;
  • costruire una scatola dei ricordi con gli oggetti significativi della persona amata per valorizzare la sua esistenza;
  • fare un album delle foto significative per poter ripercorrere nei ricordi la vita vissuta insieme.

Tutti questi strumenti consentono all’adulto di esprimere più direttamente le proprie emozioni di dolore e poter così entrare in sintonia con la sofferenza del bambino, aiutandolo ad elaborarla.

“Non è possibile elaborare completamente un lutto senza la presenza di un’altra persona” Bowlby (1978).

Se i tuoi figli, i tuoi nipoti si trovano a vivere un periodo di lutto, metabolizzarlo con un professionista diviene davvero importante onde prevenire lo scaturire di eventuali problematiche.

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