Articolo scritto dalla Dr.ssa Francesca Romana Chiricozzi
Ansia e paura sono vissuti emotivi spiacevoli molto comuni e spesso associati agli eventi di vita esperiti. Questi sentimenti, apparentemente ben definiti nella loro caratterizzazione e nel loro significato, nel linguaggio comune tendono ad essere frequentemente confusi e non ben identificati. Riconoscerli è importante; sia perché permettono di individuare il comportamento utile ad affrontare in modo efficace una data circostanza, sia perché diverso è il modo in cui vanno trattati nei casi in cui si configurino condizioni psicopatologiche relative all’ansia e alla paura.
1. Caratteristiche della paura e dell’ansia
1.1 Paura
La paura è una delle emozioni primarie provate dagli esseri viventi quando esiste una condizione reale che veicola il senso di pericolo. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza, disponendolo, anche se in modo non specifico, all’utilizzo delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e fuga”, ci mette in guardia dai pericoli e ci spinge alla sopravvivenza. In genere, la sensazione di paura cessa in assenza dell’evento minaccioso.
1.2 Ansia
L’ansia è una condizione psichica, prevalentemente consapevole, caratterizzata dalla sensazione di paura e da altri sintomi corporei (palpitazioni, senso di oppressione al petto, affanno, tremori). In ambito psicoanalitico si parla dell’ansia come di un vissuto ben distinto dalla paura, in quanto, a differenza della paura, l’ansia è meno specifica e non è legata ad uno stimolo/evento esterno che la genera. In altre parole, la reazione ansiosa non è provocata da un evento reale dell’ambiente esterno ma da un conflitto interiore che l’individuo non sa spiegare. Come dire che l’evento oggettivo in sé non spiega quella reazione, ma il soggetto costruisce delle fantasie su quell’evento che glielo fanno percepire (non lo è realmente, è il vissuto soggettivo dell’individuo) catastrofico e ad esso attribuisce l’origine del suo malessere.
1.3 Paura ed ansia: il meccanismo psicologico che ne è alla base è diverso
Secondo alcuni studi di neuroimaging condotti da Etkin e collaboratori nel 2010 e nel 2011 la sensazione dell’ansia e il sentimento della paura verrebbero processate da diverse aree cerebrali, alcune delle quali, stando a quanto pubblicato da Shackman e colleghi nel 2020 su Journal of Neuroscience, sarebbero sovrapponibili. Infatti, in entrambi i casi, la corteccia prefrontale mediale invierebbe importanti informazioni all’amigdala, in grado di attenuare le risposte di ansia e paura e di estinguere le risposte emotigene derivate da uno stimolo, avvisando l’amigdala quando la minaccia o il rischio sono terminati. In realtà, seppure ansia e paura sarebbero mediati da circuiti cerebrali in parte sovrapponibili, tuttavia i meccanismi psicologici sottesi all’attivazione delle due reazioni psicologiche sarebbero molto differenti.
La paura, essendo un’emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una reale situazione di pericolo esterno, sarebbe un meccanismo di protezione che attiverebbe uno stato di allerta generale dell’organismo preparandolo ad una reazione difensiva (attacco o fuga) contro lo stimolo pericoloso dell’ambiente circostante. Diverso è il motivo per cui si scatenerebbe l’ansia, definita da Freud un “sintomo-segnale”, intorno al quale si struttura un conflitto interiore (conflitto nevrotico) del soggetto caratterizzato dalla presenza di affetti che vorrebbero essere soddisfatti, la cui soddisfazione però nel contempo deve essere anche impedita dai meccanismi di difesa dell’Io. L’ansia dunque, è il segnale di pericolo avvertito dall’Io e i sintomi equivalgono sia al tentativo di rinnegamento del desiderio proibito sia a un suo mascherato progetto di realizzazione. Quindi, se con la paura il soggetto si difende da pericolo realmente esistente fuori da sé, con l’ansia l’individuo si difende da una percezione propria e interna di pericolo che nasce dalle sue fantasie psichiche e non dalla realtà.
1.4 Perché la paura può generare i disturbi d’ansia
Se dopo aver sperimentato una forte paura il soggetto rimane imbrigliato nel meccanismo di provare paura all’idea che quell’evento passato possa ripresentarsi con lo scatenamento dei sintomi psicofisiologici che gli ha fatto vivere, quell’individuo vivrà da quel momento nell’ansia che quella minaccia possa ripresentarsi (ansia anticipatoria). In breve, la vita psichica di quella persona sarà costantemente organizzata nel tentativo di ricercare continuamente il modo per evitare di ripresentarsi dell’evento pericoloso, anche privandosi di vivere situazioni o di venire a contatto con oggetti che non sono realmente in relazione con l’evento minaccioso. In questi casi l’ansia diviene dilagante e può trasformarsi in panico.
Si parla di disturbo di panico quando gli episodi di attacco di panico sono frequenti.
In altri casi invece, partendo da una condizione di ansia del soggetto, questi trova il modo di difendersene attribuendo ad una situazione o ad un oggetto esterno la causa del suo malessere (fobie); come a dire che sono quegli stimoli che causano la sua reazione psicologica (reazione fobica). Pertanto, l’individuo cercherà di evitare di venire a contatto con quegli stimoli che lui percepisce come minacciosi (condotte di evitamento) perché in tal modo avrà l’illusione di tenere a bada la sua ‘paura’.
1.5 Quale terapia per l’ansia
La psicoterapia psicodinamica è uno degli approcci psicoterapici che si è dimostrato efficace per combattere l’ansia. Si pone come obiettivo non solo quello di alleviarne i sintomi, ma anche di consentire al paziente di vivere una vita più sana e di ritrovare il proprio equilibrio psico-fisico.
Scopo del terapeuta psicodinamico è quello di individuare i fattori che hanno determinato il conflitto interiore che è all’origine della sintomatologia ansiosa.
Molto importante nella terapia psicodinamica è il concetto di inconscio, inteso come l’insieme dei contenuti mentali non presenti nel campo attuale della coscienza. Il paziente ha interesse a mantenerli inconsci, quindi oppone loro delle resistenze.
L’effetto curativo della psicoterapia è costituito dall’integrazione derivante dalla consapevolezza di questi contenuti, ma, poiché essi vengono attivamente mantenuti nell’inconscio, non è possibile raggiungere la consapevolezza con un’indagine diretta, bensì aggirandola con il metodo delle libere associazioni e l’interpretazione dei sogni. La tecnica delle libere associazioni rappresenta la principale modalità di comunicazione tra paziente e psicoterapeuta, mentre l’utilizzo dei sogni ha lo scopo di comprendere il contenuto latente o nascosto del sogno che si cela dietro il contenuto evidente o manifesto.
Per quanto riguarda i disturbi d’ansia, la terapia psicodinamica sembra indicata nella maggior parte dei casi, utilizzando una tecnica espressivo – supportiva che porti il paziente, nel lungo termine, a sviluppare un’immagine interna del terapeuta.
Come risultato del processo di interiorizzazione, sia l’angoscia da separazione che gli attacchi di panico possono diminuire considerevolmente.
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