Articolo scritto dalla Dr.ssa Marta Zaro
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un cambiamento dell’atteggiamento nei confronti delle diversità: la società si è maggiormente aperta verso le minoranze anche grazie ad interventi legislativi e importanti sforzi in ambito culturale ed educativo si è arrivati ad un. Maggior riconoscimento e ad una migliore inclusione di tutte le categorie di persone.
Nonostante questo c’è ancora molta strada da fare e permangono ancora pregiudizi manifesti o latenti, questo costituisce ancora un ostacolo significativo per il benessere di persone appartenenti a minoranze che, in alcuni casi, faticano anche ad essere riconosciute nella loro identità specialmente se la loro condizione è ancora poco conosciuta. È questo il caso anche delle persone con disabilità LGBTQ+ di cui ancora si parla molto poco e di cui tratta il presente articolo.
1. Una realtà negata
Come accennato sopra la realtà delle persone con disabilità LGBTQ+ viene spesso ignorata per questo motivo il primo ostacolo che si trovano ad affrontare le persone in questa condizione è quello del riconoscimento.
Questo problema affonda le radici nella difficoltà di riconoscere la sessualità nelle persone con disabilità ancora molto presente in familiari e operatori. Le persone con disabilità sono, talvolta, ancora vittime di processi di infantilizzazione (vengono visti come eterni bambini) o ricevono un’educazione che tende a valorizzare esclusivamente la dimensione intellettuale e spirituale a scapito di quella corporea.
Per le persone con autonomia ridotta si aggiunge la difficoltà di avere la privacy necessaria a sperimentare la propria sessualità avendo, spesso, la necessità di un accompagnatore. In molti casi, inoltre, le persone con disabilità faticano ad accedere ad un’educazione sessuale adeguata e ad informazioni necessarie sulla sessualità a causa della difficoltà di Care Giver e operatori ad affrontare queste tematiche con modalità appropriate.
A questo si accompagna, in alcuni casi, il timore che la persona con disabilità possa subire abusi o metter in atto comportamenti inappropriati che porta a negare la dimensione sessuale nel tentativo di proteggere la persona.
Queste problematiche sono chiaramente accentuate nei casi in cui l’orientamento e o l’identità sessuale sono diverse da quelle della maggioranza; come vedremo nel paragrafo successivo, infatti, le persone con disabilità LGBTQ+ hanno, spesso, maggiore difficoltà a fare outing a causa della discriminazione. La componente della disabilità e della difficoltà viene, spesso fatta prevalere sulle altre dimensioni identitarie della persona che viene vista più come portatrice di difficoltà che come capace di esprimersi e di portare la propria specificità.
2. Essere persone con disabilità LGBTQ+: uno sguardo alla ricerca
Le ricerche che hanno indagato questa tematica sono poche e non coprono tutte le sfaccettature della realtà delle persone LGBTQ+ sembra che, ad esempio, non vi siano ancora contributi significativi sul tema di persone con disabilità transgender, in Italia viene affrontato maggiormente dalla ricerca l’aspetto dell’omosessualità.
Nel panorama italiano è significativo il lavoro presentato dalla ricerca “Abili di cuore” del 2007 di Berardi, Lelleri, Chiari che ha indagato, attraverso interviste, l’esperienza di persone con disabilità omosessuali in quattro ambiti fondamentali: socio sanitario, familiare e sociale, associativo e comunitario, affettivo sessuale e di coppia.
Dalla ricerca emerge come la disabilità e l’omosessualità rappresentino due aspetti molto importanti nell’identità che interagiscono con esiti molto diversi a seconda della persona.
Alcune persone, infatti, sperimentano un alto livello di sofferenza soggettiva sentendosi doppiamente discriminate, altre riescono a raggiungere un benessere personale accettando e affermando il proprio essere e riuscendo a vivere positivamente la sessualità e le relazioni.
Il rapporto con le associazioni risulta complesso in quanto, secondo gli intervistati, le organizzazioni di persone con disabilità non sempre tengono conto della tematica dell’omosessualità e i gruppi legati al mondo LGBTQ+ sembrano non essere ancora del tutto accoglienti nei confronti di persone con disabilità. Questa situazione può portare le persone con disabilità LGBTQ+ a percepirsi prive di punti di riferimento e tutele.
Un aspetto fondamentale è quello del coming-out che risulta molto difficile soprattutto in ambito familiare in quanto la persona teme di arrecare ulteriori preoccupazioni alla propria famiglia o di essere rifiutato perdendo le cure e i sostegni necessari.
Emerge, inoltre, una problematica legata all’accessibilità di locali e luoghi di ritrovo che può limitare in modo significativo la possibilità di incontrare partner per persone con disabilità.
Per coloro che hanno una significativa riduzione dell’autonomia si presenta, inoltre, il problema della privacy oltre alla necessità di dover esplicitare il proprio orientamento sessuale ad eventuali accompagnatori con il timore di incontrare atteggiamenti ostili.
Accanto agli aspetti problematici emerge anche come sia anche possibile vivere serenamente la propria sessualità anche per persone con disabilità, instaurando relazioni durature con reciproca accettazione e arricchimento.
Questi risultati sono confermati da un’altra ricerca del 2013 di Berardi, Guarneri, Lelleri che approfondisce anche la percezione degli operatori che lavorano con persone con disabilità.
Rispetto agli operatori emerge il desiderio e la necessità di una maggiore informazione e formazione rispetto al tema della sessualità nella disabilità e un atteggiamento generalmente positivo nei confronti di persone con disabilità omosessuali. Emerge tuttavia, ancora una difficoltà nel rispetto della privacy della persona con disabilità che costituisce una dimensione fondamentale per la sperimentazione della sessualità.
3. Diritti e opportunità
Come visto sopra le persone con disabilità LGBTQ+ si trovano ad affrontare numerose problematiche, ma possono anche vivere una sessualità serena e soddisfacente e instaurare relazioni significative. La ricerca sopra citata di Berardi et al. del 2007 mostra come l’accettazione di una delle due dimensioni (disabilità o orientamento sessuale) abbia un effetto positivo “a cascata” anche sull’altra e come questo porti poi le persone ad affermare con orgoglio la propria unicità.
È importante, tuttavia, sottolineare quanto il benessere delle persone con disabilità LGBTQ+ sia intrinsecamente legato al rispetto dei diritti: come visto sopra episodi di discriminazione, barriere architettoniche, scarsa libertà nella gestione della propria assistenza e pregiudizi possono minare il benessere di queste persone. Emerge, infine, quanto un ambiente accogliente e il supporto adeguato possano portare le persone al pieno sviluppo della propria identità.
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