Piccoli Ribelli. Genitori alle Prese con Una Rabbia Esplosiva

Piccoli ribelli. Genitori alle prese con una rabbia esplosiva.

Articolo scritto dalla Dr.ssa Angela Virgallita

“Il mio bambino è un uragano. Non sta mai fermo, non obbedisce e quando è in preda ad un attacco di rabbia, sembra impossibile placarlo!”

Ogni genitore prima o poi arriva a fare i conti con la ribellione del proprio bambino e con stati di agitazione che sembrano sfuggire al suo controllo.

1. La rabbia e le sue espressioni

La rabbia è una delle emozioni primarie, questo vuol dire che ha a che fare con i nostri istinti primordiali e con le capacità adattive dell’uomo che deve difendersi per sopravvivere all’ambiente circostante. Infatti, a differenza di altre emozioni più strutturate, compare già nei primi mesi di vita manifestandosi attraverso crisi di pianto e urla.

Trattasi di uno stato emotivo universale, ossia comunemente sperimentato dall’uomo a qualsiasi età e in varie circostanze. La percezione del pericolo mette il corpo in allarme: la pressione sanguigna s’innalza e con essa anche i neurotrasmettitori legati ai livelli di stress, mentre quelli legati al piacere si abbassano. Tale condizione rende ancora più complicato “gestire” questo stato emotivo non permettendo al soggetto di comprendere quali potrebbero essere poi le conseguenze delle sue azioni, ne di provare empatia per l’altro.

Tendenzialmente si caratterizza di espressioni verbali e fisiche dalla carica aggressiva contro l’altro, gli oggetti e se stessi. 

Nei bambini sono diffusi comportamenti oppositivi, capricci e proteste su larga scala, che vanno dalle parolacce, al lancio degli oggetti, ai digiuni ecc.. Una serie di rifiuti e azioni provocatorie che destabilizzano i genitori.

2. Disorientamento e impotenza genitoriale 

Insieme ai figli nascono anche i genitori. Nessuno fornisce un manuale su come interagire con loro e quale sia ogni volta la scelta educativa più opportuna. Un po’ di buon senso, qualche consiglio e tanto cuore, si procede per tentativi ed errori, aggiustando il tiro in ogni situazione.  Una vera e propria danza con i nostri bambini che tra passi, acrobazie e scivoloni, ci consente di crescere con loro.

Uno dei momenti più duri per un genitore è sicuramente quello in cui deve confrontarsi con una rabbia che non è sua, e spesso si presenta così grezza ed esplosiva che ogni tentativo di placarla appare inutile. Di fronte all’ennesimo capriccio apparentemente immotivato si propongono regali, giochi o rimproveri e punizioni; ma quando si è in preda alla rabbia nulla convince e la frustrazione e il senso di impotenza dell’adulto aumenta.

 In questo caso le reazioni più tipiche sono la resa o l’attacco. Alla rabbia del piccolo velocemente si connette quella del genitore e spesso s’innesca un gioco di supremazia entro il quale stabilire chi comanda!

3. Pregiudizi sociali e la necessità di placarla

La società, la famiglia, le nostre esperienze pregresse ci insegnano molte cose. In ognuno di noi, negli anni si costruiscono più o meno consapevolmente delle credenze che diventano pilastri per il nostro agire, riferimenti e strategie per fronteggiare le situazioni. Credenze così profonde che “pre-giudicano” le nostre azioni talvolta limitando il nostro sguardo. 

Per esempio: “Mostrarsi arrabbiati in pubblico è disdicevole“ o “Un genitore non deve farsi mettere i piedi in testa da suo figlio, deve essere chiaro nel rapporto chi comanda!” 

Questi rischiano talvolta di diventare ideali di perfezione e controllo che complicano ancora di più la situazione.  

A volte elargire rimproveri ed obblighi severi nell’istante della ribellione rischia di innescare un meccanismo di escalation, in cui si alza sempre di più il tiro e di conseguenza aumenta anche la tensione. 

Inoltre, dal momento in cui si giudica quello sfogo come un capriccio inutile o “solo” come una mancanza di obbedienza, si rischia di non dare attenzione ai particolari che potrebbero fare la differenza nell’aiutarci a comprendere cosa cosa il bambino tenti di comunicarci.

4. Un’emozione indispensabile allo sviluppo del bambino

Lo sapevate che la parola aggressività deriva dal termine latino aggredior

Significa “cammino in avanti”, “vado verso”

Questo forse può aiutare a comprendere quanto delle espressioni di rabbia siano tappe necessarie per lo sviluppo psico-cognitivo del bambino. Quelle, che ai vostri occhi possono sembrare inutili prese di posizione, hanno in realtà anche la funzione di spingere verso l’autonomia e contribuiscono alla realizzazione del carattere del bambino e dell’affermazione del suo IO.

I bambini devono infatti apprendere sin da piccoli a separarsi, a esistere e sopravvivere a prescindere dalla presenza dell’altro e uno dei primi modi che hanno per farlo è attraverso la sperimentazione dei propri limiti e di quelli altrui.

5. Oltre quell’aggressività paura e frustrazione

Altra ragione per non demonizzare la rabbia è comprendere quanto ad essa si accompagni spesso la paura e la frustrazione. Un bambino arrabbiato può tendenzialmente voler comunicare una sua insicurezza, un disagio, la sensazione di non essere compreso. La rabbia è il suo strumento di difesa quando si sente vulnerabile e la sua richiesta di aiuto quando non si sente capito.

6. Come comportarsi?

6.1 Mantenere la calma

Non lasciarsi travolgere da quell’ondata di aggressività è sicuramente il modo migliore  per evitare che una forte protesta si tramuti in una crisi esplosiva.

6.2 Presenza e rassicurazione

Difficile a caldo capire quale sia l’oggetto della rabbia dei vostri bambini, talvolta loro stessi non sanno quale sia la reale motivazione. Ma spesso basta solo esserci e mostrarsi vicini nel disagio. Una frase del tipo: “So che sei arrabbiato.. non è bello, tra poco passerà.. andiamo a giocare!” può far sentire il tuo bambino a compreso e rassicurato.

6.3 Ascoltare e prestare attenzione

Spesso dietro un capriccio c’è una concreta richiesta. Travolti dalla frenesia quotidiana spesso capita di essere disattenti e non comprendere cosa veramente vi stia chiedendo vostro figlio.

6.4 Attendere

Come la gran parte degli stati di alterazione fisiologica, superato l’episodio, ci sarà una condizione di maggiore quiete che consentirà di ripensare all’accaduto e di mettersi nei panni dell’altro.

6.5 Aiutarli a comprendere

Partiamo dal presupposto che un adulto sia dotato di una vasta gamma di strumenti per gestire le sue emozioni. In quanto tale può aiutare il bambino a dare un nome all’esperienza vissuta accrescendo così la sua capacità di ascoltare se stesso e le proprie emozioni.

6.6 Abbracciarli e coccolarli

Essere stretto in un caldo abbraccio spesso aiuta a placare l’ira. Quando l’adulto propone questo gesto con distensione anche quando il bambino è arrabbiato, il contatto e il contenimento riescono man a mano a calmarlo.

6.7 Autorevolezza e solidità

In certi casi diventa fondamentale dare un limite in modo autorevole. 

La proposta di molte regole e un eccessivo rigore può essere controproducente, ma in alcuni casi il genitore ha la responsabilità di intervenire con fermezza. Si può quindi tentare generalmente di ammorbidirsi e limitare i No, proponendo ad esempio una severità più solida nei casi in cui l’aggressività rischi di mettere in pericolo il bambino o chi è intorno.

Nella mia esperienza clinica ho visto genitori acquisire gradualmente i mezzi per affrontare con fiducia anche le situazioni più esplosive, imparando a ripensare alla rabbia quasi come un alleato nel tentativo di comprendere a fondo il vissuto del proprio bambino. 

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