Articolo scritto dalla Dr.ssa Valentina Moscato
I problemi di fertilità sono un po’ come un campo minato, sul quale la coppia cammina dovendo far attenzione a non esplodere per tutto il carico che le difficoltà a concepire comportano sul benessere del singolo e/o della coppia. La gestazione immaginata, sentita, voluta, cercata e poi sfumata può essere vissuta come un lutto, una perdita delle speranze, sogni e progetti di vita che si avevano fino a quel momento, comportando emozioni naturali di tristezza, rabbia e demoralizzazione. Al tempo stesso, la coppia può decidere di mobilitarsi a far diversi consulti e visite mediche per cercare di capirne il motivo e trovare una soluzione con cui realizzare il desiderio di genitorialità. È stato osservato da molteplici ricerche che problemi di fertilità possono incidere anche sul valore che si dà a sé stessi e agli altri, alle proprie aspirazioni evolutive, ad esperire sofferenza, dolore e senso di inadeguatezza. Al tempo stesso, si evidenziano delle differenze di genere nelle reazioni e significati emotivi a tali difficoltà. Quindi, di seguito, si esplorerà l’impatto psicologico sul singolo e sulla coppia.
1. Quali sono le reazioni emotive nell’uomo?
Dalla letteratura emerge che generalmente il confronto con problemi di fertilità porta l’uomo a una riduzione delle emozioni positive, a reazioni depressive e a ledere il proprio senso di autostima e di autoefficacia, anche nel proprio essere all’interno della coppia, diminuendo il proprio senso di virilità. Per quest’ultimo fattore, si verifica che, un po’ per aspetti culturali e anche filogenetici, la potenza sessuale maschile è generalmente associata alla capacità fecondativa e al riconoscimento personale e sociale dell’essere uomo. Ciò, quindi, può esporre il soggetto anche a un senso di vergogna, di vulnerabilità, senso di colpa verso di sé e della partner, ma anche a un senso di fallimento, portandolo, dunque, a un senso di impotenza. Di conseguenza, il proprio modo poi di vivere la sessualità potrebbe andare incontro a modifiche, a sperimentare ansia da prestazione con ripercussioni sulla performance, innescando un circolo vizioso che autoalimenta le reazioni emotive negative, comportando, per difesa, un “allontanamento” dalla propria partner. Altre volte, si potrebbe verificare, in un primo tempo, una negazione della realtà ed evitamento del parlarne e di affrontare le difficoltà all’interno della coppia.
A livello di dinamiche profonde, secondo un approccio psicoanalitico, si potrebbe anche verificare che le difficoltà a procreare potrebbero innescare e riaccendere un confronto e competizione con la potenza paterna, soprattutto laddove magari si è vissuto il padre come un rivale imbattibile e inarrivabile, dinamiche magari rimaste irrisolte inconsciamente e che riattivano quel forte senso di impotenza provato da bambino. Ciò può portare così a far coincidere la virilità con la procreazione, tale per cui il fallimento riproduttivo, è vissuto come perdita delle funzioni sessuali e conseguente perdita della propria mascolinità.
2. Quali sono le reazioni emotive nella donna?
Le difficoltà a concepire un figlio per la donna hanno degli echi che scavano a fondo nella sua essenza femminile, anche in quanto l’educazione, la cultura e il ruolo di genere identificano, decretando un’equazione “perfetta”, che la donna è tale solo quando diventa madre, come se la femminilità è tale solo quando coincide con la maternità biologica, senza cui è come se si fosse donne a metà e senza il dovuto riconoscimento sociale, come segno di imperfezione di cui si sente colpevoli.
Da molteplici ricerche e da quanto emerge dalla pratica clinica, si riscontra spesso che i problemi di fertilità provocano nella donna shock, rabbia, senso di colpa, depressione e rifiuto della difficoltà.
A livello profondo, può portare a confrontarsi con il senso di maternità interiorizzato dalla propria madre, riaccendendo un confronto e rivalità edipica in cui si risperimenta la perdita e la sconfitta, soprattutto laddove le vicende emotive con la propria figura materna non sono state totalmente risolte.
3. Qual è l’impatto psicologico nella coppia?
Le difficoltà a concepire possono minare una delle fondamenta e dei mandati culturali e sociali dello stare in coppia, ovvero progredire nell’evoluzione della storia d’amore, garantire la sopravvivenza della specie e assumere nuovi ruoli e compiti evolutivi, come quelli dell’essere genitori. Naturalmente, la società è cambiata, nonché i significati e la pregnanza al procreare, considerando al centro della vita di coppia appagante il dialogo, la comunicazione e il rispetto reciproco. Tuttavia ciò che resta, nonostante tali mutamenti, è che quando la coppia decide che il suo progetto di vita passa anche dal divenire genitori, ecco che il desiderio di avere un figlio è forte e la sua non realizzazione è vissuta come mancanza. La letteratura mette in evidenza che il non sopraggiungere della progenie può portare a riaccendere vecchi conflitti irrisolti e a far emergere un senso di fallimento reciproco e di un clima fortemente tensivo.
Al tempo stesso, le difficoltà di fertilità espongono a stress, a frustrazione, a un senso di perdita e al confrontarsi con un senso di impotenza dinanzi alla società, agli occhi della quale si continua ad essere in due e a non progredire oltre.
Inoltre, le suddette emozioni possono innescare la dinamica di divenire genitori a tutti i costi, portando a vivere la sessualità, solo come funzionale a questo scopo e facendo sfumare la componenti del desiderio e del godimento che passano in secondo piano rispetto al dover seguire e perseguire i periodi fertili della donna.
Naturalmente, le reazioni emotive suddette che descrivono l’impatto psicologico delle difficoltà procreative, possono essere considerate, entro certi limiti, normali e naturali, in quanto umani, infatti non siamo fatti di ferro, e proviamo delle emozioni come quelle negative, che fanno parte della nostra natura e che anzi entro certi limiti possono essere una spinta affinché la coppia si mobiliti ad affrontare quelle difficoltà, a capirle e a procedere allo loro risoluzione. Solo quando tale impatto psicologico si cristallizza, la temperatura di quelle emozioni si alza, metaforicamente, arrivando a 40° C, divengono eccessive, e sproporzionate e minando il funzionamento del singolo e/o della coppia potrebbero assumere un carattere patologico.
In conclusione, la coppia dovrebbe riuscire ad aprire gli occhi sul problema e sulle conseguenze emotive, per poter gradualmente prenderle in considerazione e non fuggire, facendo fronte alle stesse, ma anche alle pressioni sociali e familiari di avere un figlio, elaborando la perdita, almeno momentanea, di quel sogno e della propria immagine corporea, valutando successivamente se sia il caso di affrontare l’iter terapeutico-diagnostico relativo all’infertilità.
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