“Psicoterapia Psicodinamica dei Disturbi di Personalità”: L’ Organizzazione Borderline

“Psicoterapia Psicodinamica dei disturbi di personalità”_ l’Organizzazione Borderline

Articolo scritto dalla Dr.ssa Simona Fermo

Il concetto di personalità borderline, è molto scottante e confusivo. 

Scottante in quanto spesso questa terminologia è stata talvolta e per la maggiore usata a dismisura e in modo squalificante e stigmatizzante nel contesto dei social, un po’ come sta accadendo con la personalità narcisistica. Spesso mi è capitato infatti di imbattermi in libri o articoli non scientifici in cui si prestavano suggerimenti su come tenere alla larga o relazionarsi con personalità borderline o narcisistiche. Tuttavia quanto viene affermato dalla comunità scientifica rispetto alla personalità borderline e narcisistica è lontano anni luce dalle informazioni che ritroviamo nei social. 

Pertanto questo non può che generare confusione e disinformazione nel pubblico.

Il mio articolo divulgativo pertanto si propone, con umiltà e senza le pretese di un articolo scientifico, propriamente detto, di fornire una chiarezza in merito al concetto di “Personalità Borderline” utilizzando come base scientifica la teoria di Otto F. Kernberg, uno dei più importanti psicoanalisti contemporanei che ha fornito un grosso contributo al sistema psicodiagnostico, nonché alla diagnosi di personalità borderline.

1. Il concetto di personalità 

Kernberg descrive la personalità come “un’integrazione di pattern di comportamento che hanno le loro radici nel temperamento nelle abilità cognitive, nel carattere e nei sistemi di valori interiorizzati” (Kernberg & Caligor, 2006). Ciò significa che la nostra personalità è frutto della nostra predisposizione biologica di base (temperamento) ad essere persone estroverse piuttosto che introverse, ad esempio, associata alla nostra manifestazione comportamentale dell’identità in risposta all’ambiente che ci circonda (carattere). In sintesi: temperamento + carattere = personalità

2. Le tre organizzazioni di personalità

A partire da questa definizione Kernberg differenzia tre tipi di organizzazione personalità:

  1. Organizzazione di personalità nevrotica
  2. Organizzazione di personalità borderline
  3. Organizzazione di personalità psicotica

Ciascuna di queste tre tipologie di personalità presenta specifiche caratteristiche. Nel prossimo paragrafo approfondirò solo l’organizzazione borderline. 

Kernberg attribuisce un soggetto a ciascuna di queste tre personalità tenendo conto di tre criteri:

  1. Esame di realtà: capacità di analizzare la realtà in modo oggettivo senza distorsioni che potrebbero essere attivate da intensi affetti interni.
  2. Identità: l’identità può essere integrata o diffusa. Un’identità integrata prevede la capacità di avere una percezione di sé e dell’altro non discontinua ma costante e integrata.
  3. Meccanismi di difesa: i meccanismi di difesa possono essere maturi o primitivi. Quando i meccanismi difensivi sono maturi prevedono la capacità di fronteggiare uno stressors con modalità mature e non immature e distruttive per sé e per l’altro.

Kernberg colloca lungo un continuum ciascuna di queste tre tipologie di personalità mettendo all’estremo meno grave del continuum l’organizzazione di personalità nevrotica e all’estremo più grave l’organizzazione di personalità psicotica. 

Ciascuna di queste organizzazioni di personalità possiede diversi livelli di funzionamento che può essere alto o basso che coincide con il livello, appunto, con cui la persona riesce ad adempiere i suoi compiti di vita nelle varie aree lavorativo, sociale, familiare ecc… 

Questo ci fa capire perché una persona che presenta un determinato disturbo è diversa da un’altra che presenta lo stesso disturbo. C’è chi nonostante il disturbo riesce a svolgere alcune mansioni quotidiane (personalità ad alto funzionamento) e chi invece non ci riesce affatto (basso funzionamento).

Inoltre all’interno di ciascuna organizzazione sono presenti degli stili di personalità a cui ciascuno di noi si avvicina. Di seguito sono rappresentati nello schema:  

Lo schema riassume tutta la complessa teoria finora qui spiegata.

3. L’organizzazione Borderline

L’organizzazione borderline si caratterizza in quanto come dice la stessa parola si colloca “al confine” tra nevrosi e psicosi.

Tenendo in considerazione i criteri di Kernberg (2006) nel borderline riscontriamo:

  1. Esame di realtà intermittente: ovvero solo sotto stress il soggetto non riesce a leggere i dati di realtà in modo oggettivo ma costruisce un’immagine soggettiva condizionata dai moti affettivi interni che non riesce a gestire e che rendono conseguentemente scadenti le funzioni cognitive.
  2. Identità diffusa: il soggetto ha una percezione di sé e dell’altro non continuativa integrata. In altre parole non sente di essere sempre la stessa persona pertanto può far fatica a capire chi è cosa vuole dalla vita e nel raggiungimento a lungo termine di un progetto. Lo stesso accade con l’altro che un giorno viene percepito come la persona più buona del mondo e in un momento successivo, magari in virtù di una sollecitazione affettiva, viene vissuto come una persona completamente diversa o totalmente negativa e pertanto le relazioni tendono a interrompersi rapidamente e a non essere intime. Questo è uno dei meccanismi che sta alla base del meccanismo difensivo della scissione.
  3. Meccanismi di difesa primitivi: sono meccanismi di difesa immaturi. Il meccanismo di base è la scissione, da cui scaturiscono tutti gli altri meccanismi difensivi primitivi. La scissione implica una visione della realtà polarizzata in termini di bianco- nero, buono-cattivo. Questo tipo di meccanismo di difesa subentra per proteggere l’immagine buona che il soggetto può avere dell’altro da quella cattiva.  Nella mente di una persona che presenta un’organizzazione di personalità borderline è difficile far coesistere contemporaneamente elementi positivi ed elementi negativi riguardo la rappresentazione sia di sè come persona che dell’altro. Normalmente invece se ci riflettiamo in ciascuno di noi coesistono aspetti sia positivi che negativi che convivono.

Conclusioni

L’articolo, seppur in modo molto sintetico, riassume la complessa teoria psicodinamica della personalità , e possiamo renderci conto di quanto sia complesso il mondo della diagnosi della personalità. Questo può portarci a riflettere rispetto al fatto che non possiamo limitarci a ingabbiare un soggetto all’interno di un’etichetta diagnostica o a stigmatizzarlo come di frequente accade. 

Prima della diagnosi c’è una persona con la sua storia che va compresa e non stigmatizzata.

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