Quando La Tenacia Diventa Accanimento: Raggiungere In Modo Sano gli Obiettivi

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Articolo scritto dalla Dr.ssa Mariagiada Angiolelli

Quando vogliamo qualcosa come ci comportiamo? Diventiamo tenaci o entriamo in modalità “lamento”? Proseguiamo dritto verso l’obiettivo, ci prendiamo delle pause ristoratrici o manipoliamo l’esterno? 

Quando la tenacia si trasforma in accanimento? E quando la sopportazione si trasforma in rassegnazione? E ancor peggio in depressione e disperazione?

1. La tenacia come valore fondamentale nella vita  

Tenacia, determinazione, perseveranza, sono tutti concetti che si riferiscono a  un motore interiore che ci spinge a rialzarci ripetutamente dopo le cadute, che ci motiva ad ottenere il successo che desideriamo, che ci incoraggia e che fa accrescere la nostra autostima.

Essere tenaci non ha a che fare col talento o con l’intelligenza, erroneamente si pensa che il successo si ottiene con un mix di talento e fortuna, in realtà c’è una formula matematica capace di predire il nostro successo :

                                                          Talento x Tenacia 

Dove per tenacia si intende l’impegno che dedichiamo ogni giorno per perfezionare le nostre competenze e che ci permette di superare qualsiasi avversità. 

La tenacia non è un concetto applicabile solamente alla sfera professionale o economica, è un atteggiamento che può essere utilizzato in qualsiasi ambito della nostra vita, quando ad esempio vogliamo rialzarci dopo una depressione, quando vogliamo rimetterci in forma, quando vogliamo costruire o ricostruire una relazione con qualcuno, o quando vogliamo raggiungere qualsiasi obiettivo ci siamo preposti. Questo perché la tenacia racchiude in sé la voglia di migliorare se stessi, provare benessere, e sentire di poterci riuscire, esserne convinti è alla base di una sana stima di sé.

L’autostima è collegata alla tenacia, perché aiuta le persone a sentirsi degne dei propri obiettivi, le aiuta a compiere il primo passo senza quella incessante sensazione di paura del rifiuto, del fallimento e del non essere abbastanza, al contrario, porta a compiere non solo il primo passo ma anche i successivi, anche quelli più difficili dovuti ad ostacoli durante il cammino e alle ginocchia sbucciate dalle ripetute cadute.

Una persona che ha sviluppato tenacia, mette già in conto la possibilità che ci saranno ostacoli e cadute e nonostante ciò persevera sul suo cammino perché rifiuta di vedersi come una persona sconfitta, ma vuole avere un’immagine di sé che, nonostante tutto, riesce sempre a rimettersi in piedi e ottenere successo.

Per sviluppare questo atteggiamento vincente nei confronti della vita, c’è bisogno di avere fiducia in se stessi, guardarsi profondamente dentro, sviluppare forza di volontà, cambiare atteggiamento, sviluppare il problem solving e volersi bene. Tutti possono riuscirci con un po’ di impegno e costanza.

2. La tenacia incontrollata diventa accanimento 

Come per tutte le virtù e i valori, c’è anche l’altro lato della medaglia, ovvero quando la tenacia assume una forma esageratamente aggressiva, tanto da diventare accanimento.

L’accanimento è definito come “persistenza ostinata e talvolta rabbiosa di un’azione” che ben ci fa comprendere quanto non vi sia più un desiderio ma una vera e propria pretesa nel raggiungere ciò che si desidera. Per natura fin da piccoli siamo portati a ottenere la gratificazione immediatamente, crescendo grazie all’educazione che ci viene insegnata, impariamo ad attendere e posticipare il momento della soddisfazione, in alcuni casi però questa gratificazione o è arrivata prima ancora di esprimere un desiderio o non è mai arrivata. Questi due scenari, possono psicologicamente compromettere lo sviluppo di una sana tenacia e sviluppare rassegnazione o al contrario accanimento. 

Questo è ancor più degno di nota quando ci si accorge di “aver perso tempo” lamentandosi delle situazioni, tempo in cui ci si è deprivati di qualcosa. Per mettere fine a questa sensazione spiacevole, la voglia di recuperare quel tempo, può far mettere in atto strategie compensatorie compulsive che rischiano però di far perdere l’equilibrio, ribaltandosi direttamente sull’altro lato della bilancia, un po’ come quando si rinuncia al cibo per un periodo di tempo e poi ci si abbuffa alla prima occasione: lo stomaco non essendone più abituato non regge!

La rassegnazione è  il “mollare troppo presto”,l’accanimento è il “non mollare mai” nemmeno di fronte a segnali di stop giganti e luminosi. Ci accorgiamo di starci accanendo verso qualcosa quando le nostre azioni sono guidate dalla rabbia, da pensieri ossessivi e da atteggiamenti compulsivi, stereotipati e ripetitivi, con un enfasi sul controllo del risultato e della soddisfazione.

Ci si accanisce quando non si rispettano i tempi di attesa, dell’altro o i propri, o i tempi di chiusura e fine, ci si accanisce quando di fronte allo stesso risultato non ci si ferma per studiare come cambiare strategia, e ci si accanisce quando il corpo ha sempre la meglio sulla ragione. Infatti la parola accanimento deriva da “cane” e quindi “imbestialirsi”, diventare bestie, senza razionalità e controllo. Molto probabilmente chi si accanisce rischia di provocarsi un esaurimento nervoso, dovuto dall’eccessivo agire con rabbia.

La tenacia ha a che fare con “ciò che serve per andare verso”, l’accanimento ha a che fare con ciò che “non serve”, accanirsi vuol dire non vedere i limiti e conoscere i propri e altrui limiti è fondamentale per vivere una vita soddisfacente. Accanirsi ha accanto a sé l’espressione “per forza”: “devo per forza avere un figlio”; “devo per forza laurearmi entro la fine dell’anno”; “devo per forza conquistare quella persona”; “devo per forza salvare quel paziente”; “devo per forza dimagrire 30 kg” sono degli esempi che ci fanno notare come non si presta attenzione ai propri e altrui limiti, ma anche ai limiti di tempo e di spazio.

3. Il valore del tempo e dell’attesa

Se prendiamo come metafora quella della coltivazione, vi è un iter da seguire e cioè per prima cosa quello dello studio del terreno, per poi passare alla semina, poi a quello del nutrimento ovvero innaffiamento, seguito dal riposo, ovvero del “lasciar andare”, continuando con l’innaffiamento per poi arrivare in tempi più o meno lunghi al raccolto.

Tutto ciò potrebbe spiegare come misurare la tenacia. 

Se seminassimo con tenacia, ma innaffiassimo con accanimento, potremmo rischiare che il terreno anziché nutrirsi, marcisca, e se attendessimo con rassegnazione la crescita della pianta stando sempre lì a controllarla potremmo essere sottoposti a uno stress tre volte maggiore del previsto, dovuto all’aspettativa di ottenere il frutto nei tempi voluti o meglio pretesi.

Tenacia nella semina, pazienza nell’attesa e soddisfazione nel raccolto, è questo a cui si dovrebbe puntare.

Ogni cosa ha il suo tempo e sia il tempo della guerra che quello del piacere sono caratterizzati da una forte energia che se non misurata rischia di diventare distruttiva. Imparare a dosare questa energia assieme ai tempi di attesa è un lavoro psicologico tutt’altro che semplice ma che a lungo andare ( per usare la metafora della coltivazione ) potrà offrire i suoi frutti migliori.

Conclusioni

In conclusione, alcuni consigli per sviluppare e mantenere un atteggiamento tenace:

  1. – Fare un piano d’azione e metterlo in atto
  2. – Non arrendersi alle prime difficoltà
  3. – Rialzarsi dalle inevitabili mille cadute ( e tener conto che saranno anche più di mille )
  4. – Non prestare attenzione alle voci di chi ci convince che non ce la faremo ( interiori ed esteriori )
  5. – Accettare la paura del cambiamento
  6. – Perseguire imperterriti verso l’obiettivo ma visualizzare anche altre vie per raggiungerlo
  7. – prendersi una pausa e ritrovare la motivazione per agire

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