Articolo Scritto dalla Dr.ssa Camilla Serena
Capita che in un rapporto di coppia, amicale, tra parenti o in altri contesti, si vada a creare una condizione relazionale negativa, caratterizzata da una assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva andando a creare un malessere psicologico in chi ne dipende. Di solito le persone che diventano dipendenti affettivi hanno un forte bisogno di legame nei confronti di una persona, sulla quale investono tutte le proprie energie. Non c‘è consapevolezza di essere coinvolti in una relazione tossica di questo tipo, ma la persona inizia a mettere in discussione la situazione quando accusa dei disagi di un certo rilievo anche dopo anni.
Cosa succede in questo tipo di relazione
L’ansia è spesso presente in questi individui perché temono che la loro relazione possa finire, di conseguenza hanno bisogno di continue rassicurazioni. Inoltre in questi soggetti c‘è una difficoltà nell’identificare i propri bisogni e cercano di mettere al primo posto quelli del partner. Spesso, chi ne è vittima non ha obiettivi e non si valorizza, impedendo lo sviluppo della propria crescita personale. I sintomi della dipendenza affettiva non si manifestano necessariamente all’interno di una relazione di coppia, ma possono manifestarsi anche nei confronti di un genitore, di un altro familiare, di una figura amicale . È spesso presente il bisogno di protezione da parte della persona da cui dipendono. C‘è una difficoltà nel prendere delle scelte in autonomia, cercando sempre il parere del partner. La scarsa autostima costituisce il tema principale di chi soffre di love addiction, alimentato da credenze secondo cui, la propria felicità dipende completamente dalla vicinanza di una persona supportiva.
2. Da chi dipende la vittima
La scelta della persona da cui dipendere non è casuale, spesso sono presenti delle particolari caratteristiche. I partner possono essere persone anaffettive, evitanti, problematiche che vanno a confermare l’immagine negativa della persona dipendente. Frequenti sono le relazioni basate sul “potere” dove la vittima che cerca di ribellarsi viene manipolata dal compagno maltrattante, sentendosi in colpa e causa di una eventuale rottura del rapporto, rinforzando, così, i comportamenti del soggetto da cui dipendono.
3. Il Trattamento
Il trattamento cognitivo-comportamentale si basa sul raggiungimento di obiettivi a breve e lungo termine: il primo obiettivo, a breve termine, è affrontare e risolvere il disagio attuale del paziente in termini di sintomi e comportamenti disfunzionali. Il secondo obiettivo, a lungo termine, consiste nell’affrontare le esperienze precoci di abbandono, di trascuratezza fisica ed emotiva, di maltrattamenti, abusi ecc. che generalmente sono alla base delle convinzioni e delle credenze di non valere nulla e di non essere degni di essere amati. In parallelo, la terapia mira ad aiutare i pazienti a sentire quello che provano, capire quali sono i loro desideri e i loro scopi, aiutandoli a saper prendere delle scelte in autonomia.