Alla luce dei recentissimi avvenimenti, nasce l’occasione di spiegare come si è arrivati alla guerra che vediamo ardere oggi e di comprendere in che modo tali informazioni vengono incamerate nella coscienza delle persone lontane da tale conflitto.
Telegiornali, Social, Giornali, non si parla d’altro. La parola “Guerra” risuona nella nostra quotidianità post-pandemica. Quali sono le conseguenze psicologiche per gli Italiani?
1. Cosa sappiamo del conflitto fra Israeliani e Palestinesi
La lunga e complessa storia del conflitto tra israeliani e palestinesi è un tema che ha afflitto il Medio Oriente per decenni. Questa guerra è il risultato di una serie di eventi storici, politici, e sociali che hanno portato a una situazione intricata e difficile da risolvere.
1.1 Le Radici del Conflitto
Le radici del conflitto tra israeliani e palestinesi risalgono al XIX secolo, quando il sionismo, un movimento politico che promuoveva la creazione di uno stato ebraico in Palestina, iniziò a guadagnare slancio. Questo movimento si intensificò durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando l’Olocausto causò la morte di milioni di ebrei. Nel 1947, le Nazioni Unite approvarono il piano di partizione della Palestina, che avrebbe creato uno stato ebraico e uno stato palestinese. Questa decisione fu accettata dagli ebrei ma respinta dai palestinesi.
1.2 La Guerra del 1948 e la Creazione di Israele
Nel 1948, subito dopo l’annuncio della creazione dello stato di Israele, i paesi arabi confinanti attaccarono Israele, dando inizio alla Prima Guerra Arabo-Israeliana. Israele riuscì a resistere all’attacco e a espandere il proprio territorio, mentre centinaia di migliaia di palestinesi fuggirono o furono costretti a lasciare le proprie case. Questo evento è noto come la Nakba, o “catastrofe” in arabo, ed è ancora oggi una ferita aperta per i palestinesi.
1.3 La Guerra dei Sei Giorni e l’Occupazione
Nel 1967, scoppiò la Guerra dei Sei Giorni tra Israele e alcuni paesi arabi. Israele conquistò i territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, nonché la Penisola del Sinai e le Alture del Golan. Questo segnò l’inizio dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, un’occupazione che dura ancora oggi e che è stata fonte di tensione costante.
1.4 Il Processo di Pace di Oslo e gli Ostacoli alla Soluzione
Nel 1993, fu firmato l’Accordo di Oslo tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), segnando un momento di speranza per la pace. Tuttavia, il processo di pace si è arenato più volte a causa di vari fattori, tra cui gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, la mancanza di accordi definitivi su questioni cruciali come lo status di Gerusalemme e il diritto al ritorno dei profughi palestinesi.
1.5 Le Onde di Violenza e i Tentativi di Mediazione
Nel corso degli anni, ci sono stati cicli di violenza tra israeliani e palestinesi, con attentati suicidi, incursioni militari e conflitti a Gaza che hanno causato la perdita di vite umane da entrambe le parti. Numerosi tentativi di mediazione da parte della comunità internazionale, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione Europea e l’ONU, hanno cercato di raggiungere una soluzione pacifica al conflitto, ma fino ad oggi nessun accordo duraturo è stato raggiunto.
1.6 Cos’è il movimento Hamas
Hamas è un’organizzazione politica e militante palestinese che gioca un ruolo significativo nel conflitto israelo-palestinese. Il nome “Hamas” è l’acronimo di “Harakat al-Muqawama al-Islamiyya,” che in arabo significa “Movimento di Resistenza Islamica.” Fondata nel 1987, Hamas ha una presenza predominante nella Striscia di Gaza, ma ha anche sostenitori e una presenza significativa in altre parti dei territori palestinesi.
Ecco alcune informazioni chiave su Hamas nel contesto del conflitto in Palestina:
- Ideologia: Hamas è un gruppo islamista che promuove una visione politica e religiosa dell’Islam. L’organizzazione ha l’obiettivo dichiarato di liberare tutta la Palestina, inclusa Israele, dalla presenza ebraica e di istituire uno stato islamico in tutta la regione.
- Mezzi di Lotta: Hamas è noto per l’uso della violenza e del terrorismo come strumento di lotta contro Israele. Ha condotto numerosi attacchi suicidi, lanciato razzi sulla regione del sud di Israele e intrapreso altre operazioni militari contro obiettivi israeliani. Di conseguenza, sia Israele che gli Stati Uniti classificano Hamas come un’organizzazione terroristica.
- Controllo della Striscia di Gaza: Nel 2007, Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza in seguito a violenti scontri con il partito palestinese rivale, Fatah, che controlla l’Autorità Palestinese in Cisgiordania. Da allora, Hamas ha governato la Striscia di Gaza in modo relativamente autonomo.
- Assistenza Sociale e Politica: Oltre alla sua attività militante, Hamas gestisce una vasta rete di assistenza sociale e fornisce servizi di base come istruzione e assistenza sanitaria nella Striscia di Gaza. Queste attività hanno contribuito a guadagnare sostegno tra alcune fasce della popolazione palestinese.
- Complessità del Sostegno: Hamas gode di un sostegno significativo tra alcuni palestinesi, ma non è universalmente sostenuto da tutti i palestinesi. Esiste una divisione politica all’interno dei territori palestinesi, con Hamas che controlla Gaza e Fatah che opera principalmente in Cisgiordania.
La presenza e l’attività di Hamas nel conflitto israelo-palestinese aggiungono complessità alla situazione, poiché il gruppo ha spesso preso parte a conflitti armati con Israele, portando a cicli di violenza e tensione.
1.7 Conseguenze psicologiche dell’esposizione a notizie di guerra
L’esposizione costante a notizie di guerra e conflitti internazionali attraverso i media può avere conseguenze psicologiche significative su chi vive in luoghi come l’Italia, dove si stanno vivendo eventi bellici in altre parti del mondo. Queste sono alcune delle possibili conseguenze psicologiche:
- Ansia e Stress: L’osservazione continua di scene di guerra e violenza nei media può causare ansia e stress significativi. Le immagini di conflitti lontani possono far percepire una minaccia imminente, anche se la persona non è direttamente coinvolta.
- Sentimenti di Impotenza: Guardare notizie sulla guerra in Palestina o in altre zone di conflitto può far emergere sentimenti di impotenza e frustrazione. La sensazione di non poter fare nulla per cambiare la situazione può essere debilitante.
- Depressione: L’accumulo di notizie negative e traumatiche può contribuire a sentimenti di tristezza e disperazione. La costante esposizione a storie di sofferenza e distruzione può influire negativamente sull’umore.
- Aumento dell’Aggressività e dell’Intolleranza: Alcune persone potrebbero reagire alle notizie di guerra sviluppando sentimenti di rabbia e intolleranza. La polarizzazione e l’animosità possono aumentare quando le persone si sentono emotivamente coinvolte nei conflitti internazionali.
- Disturbi del Sonno: L’ansia e lo stress derivanti dall’esposizione continua alle notizie di guerra possono disturbare il sonno e causare insonnia o sonno disturbato.
- Sensazione di Allontanamento: Le persone possono sentire un distacco emotivo rispetto ai conflitti internazionali, pensando che siano troppo lontani per avere un impatto sulle loro vite quotidiane. Tuttavia, questo distacco può causare un senso di alienazione e disconnessione dalla realtà globale.
- Disagio Relazionale: Le conversazioni su eventi bellici possono portare a conflitti nelle relazioni interpersonali, specialmente se le persone hanno opinioni diverse sui conflitti o se si sentono sopraffatte dalla costante discussione del tema.
- Sensazioni di Compassione e Solidarietà: Alcune persone possono reagire alle notizie di guerra sentendosi motivate a cercare di fare la differenza o ad aiutare coloro che soffrono. Questi sentimenti possono portare all’attivismo o all’impegno in organizzazioni umanitarie.
Conclusioni
La necessità di informarsi su quello che succede in Medio Oriente è comprensibile. Quello che suggeriamo è di approfondire la questione storica e politica così da poter sviluppare il proprio senso critico. Non è necessario restare costantemente sintonizzati con le notizie e soprattutto bisogna imparare a filtrare le informazioni facendo attenzione al classico fenomeno del clikbait. Tale forma di contenuto è progettata per raccogliere clic sulle pagine dei risultati dei motori di ricerca. Tramite il clickbait, le aziende tentano di generare traffico sui loro blog o siti Web, spesso facendo affidamento su titoli sensazionalistici per attirare l’attenzione.
Concludiamo dicendo che per affrontare queste conseguenze psicologiche, è importante trovare un equilibrio tra il bisogno di rimanere informati e la necessità di proteggere la propria salute mentale. Ciò può includere limitare l’esposizione alle notizie, cercare supporto emotivo da amici o professionisti della salute mentale e impegnarsi in attività che favoriscono il benessere, come l’esercizio fisico, la meditazione e il tempo di relax.
Per approfondire leggi anche Questione Palestinese: Quali sono le Conseguenze Psicologiche di chi Vive in Zona di Guerra
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