Rabbia nei Bambini: 9 modi per Aiutare Tuo Figlio

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Articolo scritto dalla Dr.ssa Valentina Fico

Le emozioni sono gli stati affettivi che tutti gli esseri viventi si trovano a sperimentare nella vita quotidiana. 

Esse, per definizione, non sono considerate né positive, né negative. 

Spesso però può capitare che, alcune, vengano circoscritte come  inutili e dannose (come la rabbia e la tristezza), a questo proposito è importante comprendere che tutti gli stati emotivi sono utili a livello adattivo in quanto permettono la sopravvivenza. 

Se alla vista di un leone non si attivasse la paura, non si scapperebbe e si potrebbe essere attaccati; la rabbia è necessaria perché indica che qualcosa sta ostacolando il nostro cammino e minaccia la nostra tranquillità.

Le emozioni di base sono quattro: la rabbia, la tristezza, la gioia e la paura. Tutte sono fondamentali anche se alcune di esse, sono difficili da gestire. 

Questo articolo sarà dedicato all’emozione della rabbia nei bambini, andando ad approfondire cos’è, come si manifesta e come guidare il bambino a canalizzarla nel modo giusto per lui.

1. La rabbia nei bambini: cos’è e come si manifesta?

La rabbia è una delle emozioni più difficili da regolare sia per chi la sperimenta che per chi dovrebbe gestirla (come spesso succede ai genitori),  ma, come tutte le altre emozioni, è indispensabile per lo sviluppo emotivo e sociale dei bambini. 

Tutte le nostre emozioni, e ancora di più la rabbia, implicano l’utilizzo di energia fisica. Se non si permette ai bambini l’espressione di questa energia in maniera diretta, essa si manifesterà in un altro modo che potrebbe, a lungo andare, risultare nocivo sia a livello fisico che psicologico. 

Per cui quando un adulto percepisce che un bambino sta trattenendo rabbia o la esprime in maniera poco congrua al contesto è importante che gli fornisca dei metodi appropriati per manifestarla.

L’emozione della rabbia produce delle modificazioni a diversi livelli:

1.1 A livello fisiologico 

Fa aumentare la pressione sanguigna, vi è un innalzamento dei neurotrasmettitori legati allo stress (adrenalina e noradrenalina) e un abbassamento di quelli legati al piacere (ossitocina). Quindi il bambino percepisce a livello corporeo un’accellerazione del battito cardiaco, aumento dell’afflusso di sangue nella periferia del corpo, maggiore tensione muscolare e una maggiore sensazione di calore.

1.2 A livello comportamentale 

Il bambino potrebbe reagire in diversi modi come ad esempio mettendo sottosopra la casa, tirando calci, pugni, sputando  (soprattutto se il bambino è più piccolo), urlando, lanciando o rompendo oggetti e piangendo.

1.3 A livello emotivo 

Il piccolo non riesce a provare empatia (ovvero non riesce a mettersi nei panni dell’altro) in quanto è profondamente dominato dalla sua emotività.

Spesso la rabbia infantile nasconde sofferenze psicologiche più profonde. Difatti, il più delle volte, il piccolo utilizza questa emozione per esprimere altro: dolore, senso di inadeguatezza, paura dell’abbandono. 

Quindi, per rispondere efficacemente ai comportamenti di rabbia è fondamentale farsi un’idea precisa di cosa li abbia provocati.

2. Come gestire questo sentimento?

Non è semplice comprendere il modo giusto per gestire le crisi di rabbia, tutti i bambini sono diversi ed ognuno reagisce in maniera peculiare anche in base alle proprie caratteristiche di personalità, di seguito sono elencate delle strategie che nel mio lavoro quotidiano hanno aiutato diverse coppie di genitori a gestire con successo la rabbia dei loro bambini.

2.1 Mai punirlo o urlare durante le crisi di rabbia

Nonostante possa essere un enorme sacrificio, è importante che i genitori controllino le proprie  reazioni davanti alle crisi di rabbia del bambino. È necessario non arrabbiarsi più di lui e cercare di non incorrere immediatamente in una punizione, questo infatti produrrebbe un innalzamento dei livelli di neurotrasmettitori legati allo stress e come risultato si otterrebbe una reazione ancora più violenta;

2.2 Ignorarlo

In alcuni casi la tecnica più adeguata può essere quella di ignorare la reazione del bambino per dargli il tempo di sperimentare questo sentimento e calmarsi. Spesso infatti il bimbo può utilizzare la rabbia anche come un “campanello” per attirare tutta l’attenzione su di sé, ma il genitore, ignorandolo, cambierà il solito schema e il piccolo si troverà disorientato. Il bambino inizialmente si sentirà vittorioso ma poi, non sostenendo  il rifiuto affettivo andrà a cercare i genitori. È questo il momento in cui si potrà parlare con lui della rabbia: cos’è, cosa lo ha fatto tanto arrabbiare, come dimostra questo sentimento e cosa fa quando lo sente. Sarà importante trasmettere loro quanto l’espressione della rabbia sia importante e, come tutte le altre emozioni, non deve essere impedita  ma ascoltata e canalizzata in maniera sana e non distruttiva.

2.3 L’abbraccio che cura

Un’altra strategia potrebbe essere quella di abbracciare il piccolo senza aggiungere troppe parole. L’abbraccio infatti permette l’innalzarsi del livelli di ossitocina (definito l’ormone del buon umore) che fanno regolarizzare tutte le funzioni fisiologiche di cui si è parlato in precedenza e di conseguenza placano le crisi di rabbia. Con un abbraccio il bambino si sente accolto e riconosciuto nella sua fragilità.

2.4 Leggere un libro

Sempre in un momento di calma potrebbe essere costruttivo leggere con lui un libro che abbia come protagonista un bambino arrabbiato e parlarne successivamente cercando di capire come si sarebbe trovato lui se fosse stato al posto del protagonista. Un libro molto utile in questo senso potrebbe essere “Il bambino arrabbiato” di A. Macoli, è costituito da una serie di favole che hanno proprio il fine di comprendere ed elaborare questa complessa emozione nei bambini.  

2.5 Il gioco

È importante osservare il bambino quando gioca e ancora più importante mettersi per terra, sul tappeto con lui, per sperimentarsi insieme nel gioco. Spesso infatti i piccoli tendono  a mostrare i sentimenti per loro inaccettabili o difficili da gestire proprio attraverso il gioco. Pertanto questa potrebbe essere una buona occasione di scambio nell’espressione e nell’elaborazione di questo sentimento ma soprattutto potrebbe risultare costruttivo per la creazione di un profondo legame affettivo che faccia sentire il piccolo accolto e ascoltato nella sua interezza.

2.6 La scatola della rabbia

Si può comprare uno grossa scatola di cartone molto doppio a cui potrà essere dato un nome, che possa essere colorata, scarabocchiata, creativamente, dal bambino insieme ai genitori. Questa potrebbe essere impiegata come tamburo per batterci fino allo sfinimento, come contenitore in cui inserire “i prodotti della rabbia” (oggetti rotti, fogli strappati, disegni o scritte prodotte in quei momenti), per urlarci dentro o nella maniera che il bambino ritiene migliore per lui in quei momenti.

2.7 Non svalutare il bambino arrabbiato

Quando si verificano episodi di rabbia è necessario non classificare il bambino come irascibile, irritabile e non svalutare il suo stato d’animo, difatti questo potrebbe amplificare la percezione negativa che ha di se stesso. È  invece necessario comprendere empaticamente la sua emotività e cercare di capire cosa si nasconde sotto il suo comportamento.

2.8 L’importanza del perché

Quando al bambino viene negato qualcosa che desidera fortemente o viene sgridato è importante che gli venga comunicato il motivo. 

quando si attraversa la strada è necessario fermarsi, guardare in entrambe le direzioni e poi attraversare perché le auto che passano potrebbero viaggiare troppo veloce e quindi sono pericolose”; 

“È importante fare i compiti prima di giocare così si ha più tempo a disposizione per il divertimento”;

Spiegargli il motivo li aiuterà a contestualizzare l’emozione, accettarla e a non viverla come una limitazione della propria autonomia.

2.9 Creare l’angolo della rabbia 

Infine si potrebbe pensare di creare un piccolo angolo nella propria casa, da costruire insieme al bambino, composto da strumenti musicali percussivi (ad esempio una batteria per bambini, dei tamburelli, dei bonghi) o ancora da grandi morbidi cuscini su cui il bambino può sfogare i suoi momenti critici in sicurezza.

Se conosci un bambino (tuo figlio, tua nipote, etc.) in un momento di difficoltà a vivere il contatto con le emozioni negative, farsi aiutare è importante per capire come supportarlo in un periodo come questo.

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