Articolo scritto dal Dr. Riccardo Gallo
Se sei in questa pagina vuol dire che stai cercando di approfondire il tema in oggetto e questo articolo si pone come obiettivo quello di darti una prima infarinatura e orientare i tuoi prossimi step, basandoti su informazioni professionalmente selezionate e riportate in modo volutamente semplice.
1. Scarsa autostima: definizione
Secondo la definizione classica di autostima, questa sarebbe lo scarto fra due dimensioni particolari: il sé percepito (come ci vediamo) e il sé ideale (come sentiamo che dovremmo essere). Evitando i tecnicismi, se sentiamo di essere più o meno come vorremmo sarà alta, altrimenti sarà scarsa.
E’ però anche un costrutto aspecifico (è uno dei primi indici di disagio, tre quarti dei pazienti riferisce di soffrirne) e complesso (comprende al suo interno vari tipi di competenze diverse, ha origini interne all’individuo ma anche sociali, può riguardare aspetti mentali ma anche fisici). Nella piramide di Maslow questo tipo di bisogno si situa dopo quelli fisiologici, di sicurezza e appartenenza e – inoltre – è coinvolto in quasi tutti gli stadi dello sviluppo dell’individuo (Erikson).
Più di recente è stata anche descritta come la sensazione di competenza nel far fronte alle sfide della vita e di essere degni della felicità, anche a seguito di studi di ricerca che hanno individuato le persone con scarsa autostima come individui sempre pronti a scovare possibili segnali di rifiuto e disapprovazione, afflitti da una costante paura di mettersi in ridicolo e di dimostrare quanto temono (“sono un disastro, non riuscirò mai, gli altri sono migliori di me”).
Causa comune di deficit in questo campo sono un numero consistente di esperienze precoci negative o un numero anche esiguo di esperienze negative ma di intensa portata. Possiamo annoverare tra queste uno stile educativo genitoriale particolarmente severo o critico, esperienze rifiuto nelle primissime relazioni amicali e/o romantiche o di bullismo scolastico, difficoltà importanti nel rendimento, essere esposti a uno sviluppo psicofisico atipico, malattie, eventi traumatici. Ma vi sono anche considerazioni sull’esposizione alla società e alla cultura di riferimento e, in tempi recenti, ai social media.
Da un punto di vista del funzionamento individuale, invece, abbiamo evidenze che la scarsa autostima sia spesso associata alla tendenza a imputare non a sé la causalità degli eventi (Stili Attributivi e Locus of Control esterni), a bassi livelli di autoefficacia (sensazione di non avere strumenti per affrontare situazioni difficili e conseguente evitamento) e ad alti livelli di perfezionismo. Sappiamo inoltre che la pratica clinica tende a correlarla ad alti livelli di invidia e gelosia, rendendo difficile (oltre che la risoluzione concreta delle problematiche personali) anche le relazioni interpersonali. In molti pazienti si presenta anche con una grande difficoltà nella gestione dei conflitti per cui la rabbia e la frustrazione tenderanno ad avere una direzione interna e una qualità implosiva.
Per tutto quanto detto fino ad ora è piuttosto evidente che le persone con questa difficoltà tendono a viversela piuttosto male. La prima e più scontata conseguenza è la sensazione di solitudine e di essere fuori dai giochi (persino nelle proprie qualità migliori, cosiddetta Sindrome di Cassandra). Sono note quindi possibili conseguenze sia di natura ansiosa che depressiva (ad esempio aspetti di fastidio nelle situazioni sociali o di profonda tristezza per gli insuccessi di rendimento e/o relazionali). L’esasperazione di questo quadro rende poi possibili, tipo reazione a catena, fenomeni di auto-sabotaggio (quali problemi alimentari, di relazione e/o sessuali, uso di sostanze, in alcuni casi addirittura pensieri autopunitivi) ma sono anche possibili evoluzioni nei quadri dei disturbi di personalità (in specie narcisistico, borderline o dipendente).
2. Come gestire da soli la scarsa autostima: alcuni consigli
Vivi nel “qui e ora”: analizza i tuoi pensieri e cerca di evitare di rimanere impantanato nell’ansia di progetti ambiziosi a lungo termine o in melanconie di tempi troppo remoti. Lo spazio di maggiore efficacia riguarda ieri, oggi, domani; la maggior parte degli altri pensieri non ti aiuteranno davvero a ottenere il cambiamento che cerchi.
“Less is more”: tieni conto che ogni autentica acquisizione è un lento processo, non un magico passaggio di stato. Se hai una scarsa autostima probabilmente non è perché non ti funziona la fantasia, ma perché non riesci ad incidere sulla realtà quindi tieni sempre conto che una maratona è una serie organizzata di singoli piccoli passi.
Replica alla tua invidia: non è una questione morale, gli atteggiamenti invidiosi sono miopi, quando invidiamo qualcuno invidiamo solo una piccola parte della sua vita senza considerare cosa quella persona ha dovuto fare o essere per arrivare dov’è, quali compromessi ha accettato, quali difficoltà ha dovuto superare o come. Concentrati su cosa serve a te, hai solo la tua vita da vivere.
Evadi dai condizionamenti interni o esterni: cerca di evitare di concentrarti troppo su quanto ti senti attualmente lontano dai tuoi obiettivi o su cosa vorrebbero gli altri da te. Nel primo caso rischi di tarparti le ali da solo, nel secondo te le fai tarpare dagli altri.
Zona di comfort e cambiamento non fanno rima: “esiste un’unica vera forma di stupidità ed è quando qualcuno pensa davvero di ottenere risultati diversi facendo le stesse cose di sempre”. Tante persone non vogliono davvero un cambiamento, vogliono ottenere quello che desiderano, se possibile rimanendo uguali ma questa cosa nella realtà non succede quasi mai. Se vuoi qualcosa di diverso dovrai cambiare le tue abitudini, affrontare l’imbarazzo, il pericolo dell’insuccesso, rinunciare all’idea che “non c’è niente di sbagliato in quello che faccio”.
Parla!: mettiti nella logica che almeno metà del tuo problema sta nel modo in cui gestisci i tuoi bisogni e desideri. Se qualcuno ti offende non abbozzare, se qualcuno ti attrae non rendere invisibile il tuo interesse. Cerca in te stesso il coraggio e datti l’occasione di manifestare, per le prime volte anche in modo imperfetto, quello che provi.
Inizia a far l’amore con una certa “politica della bellezza”: concediti qualche attimo, nel corso della giornata, per riconoscerti i meriti (fossero anche piccoli) delle ultime ore. Non avvelenarti sempre e solo pensando a cosa è andato male. Se ti accorgi che ci sono relazioni che ti intossicano di critiche o ti intrappolano in schemi che ti impediscono di progredire, cerca di allontanartene aprendoti a quei rapporti, magari meno intensi o usuali, nei quali poter trovare un po’ di riconoscimento per i tuoi sforzi.
3. Perché richiedere un supporto professionale per la scarsa autostima
Per scrivere questi articoli, abbiamo un numero limitato di parole e io (immaginando di fare cosa a te gradita) ne ho investite parecchie nei paragrafi precedenti. Non me ne rimangono molte per descrivere come un professionista può intervenire su questo tipo di problema, ma forse è anche vero che possono bastarne poche per spiegarlo: in pratica una buona terapia ti aiuterà innanzitutto a verificare a che punto sei nelle varie aree descritte in precedenza e poi ti aiuterà a capire dove sono quei cortocircuiti profondi che hanno sabotato il tuo percorso di cambiamento autogestito.
Visto che il tuo cervello te lo suggerirà: sappi che chiedere aiuto non è una sconfitta. Se lo farai sarà perché sarai abbastanza forte e intelligente da capire che fare un autoritratto senza specchio rischia di rappresentare una figura distorta di te, ovvero che per un problema come questo è, per definizione, particolarmente difficile pensare di riuscire ad aiutarsi da soli (perché è difficile vedersi davvero).
Nonostante questo, spero di averti dato informazioni utili: in bocca al lupo per il tuo percorso.
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