Articolo scritto dalla Dr.ssa Tilde Aceti
1. Sindrome del nido vuoto: che cos’è
Nello specifico con “Sindrome del nido vuoto” si indica uno stato emotivo in cui prevale tristezza e si sperimenta una sorta di lutto: il lutto del distacco.
L’uscita di casa dei figli, all’interno del ciclo di vita di una famiglia, è spesso carica di timori e difficoltà, ma può rappresentare anche una fase evolutiva, in cui il nucleo originario diventa un trampolino di lancio per i figli, dando al tempo stesso la possibilità alla coppia di reinvestire nel proprio progetto di vita insieme.
La sindrome del nido vuoto può essere vissuta da entrambe le figure genitoriali o solo da una delle due e, in tal caso, solitamente dalla persona che ha dedicato più tempo, energie e risorse all’accudimento dei figli
1.2 Dalla triade alle diade
La mancata coltivazione dei genitori, nell’arco degli anni, degli altri ruoli (sociale, amicale, amoroso, fraterno, professionale…) può implicare una maggiore difficoltà a riconoscere l’identità dei figli come separata dalla propria, a riconoscere il loro essere divenuti adulti, indipendenti, ovvero aver completato il processo di individuazione, di divenire altro da sé.
I partner che si sono percepiti per tanto tempo quasi esclusivamente come genitori, si ritrovano in questa fase a fare i conti con la dimensione di coppia, fra compiti genitoriali per anni condivisi e ormai anacronistici e una progettualità in gran parte da riscrivere.
Diversi problemi di coppia, possono essere stati accantonati per il bene dei figli. Inoltre, occuparsi di loro può essere una buona strategia per non affrontare le difficoltà relazionali tra moglie e marito. L’uscita di casa del figlio, quindi, può mettere sotto un riflettore tutte le difficoltà che erano state accantonate.
2. Come riconoscere la Sindrome del nido vuoto
Vissuti di tristezza intensa e depressione, possono essere alimentati dalla percezione, spesso priva di fondamento, di aver perso per sempre il proprio figlio. Tali vissuti possono dipendere da fattori diversi. In primo luogo dalla personalità del genitore e dalle sue particolari modalità di reagire agli eventi critici.
Vissuti di carattere ansioso possono riguardare l’incolumità del figlio. Ciò avviene nonostante il genitore si renda conto che si tratti di una persona adulta e capace di pensare a sé stessa.
Tale fenomeno non rientra nelle categorie diagnostiche, non è dunque una patologia psichica però, laddove questo stato psicologico dovesse perdurare e le reazioni sperimentate siano assimilabili ad un lutto, è consigliabile rivolgersi ad un professionista.
La psicoterapia infatti, può mettere a fuoco le ragioni di una reazione disfunzionale rispetto ad un evento che fa parte del normale ciclo di vita di ogni famiglia.
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