Articolo scritto dalla Dr.ssa Valentina Aprile
Introduzione
Il sonnambulismo rientra tra i disturbi del sonno. Le tre principali categorie di disturbi del sonno sono: le parasonnie, le disonnie e i isturbi del sonno associati a patologie medico psichiatriche.
Il sonnambulismo rientra all’interno della categoria delle Parasonnie, che riguardano quei disturbi in cui l’attivazione motoria, interferisce con il sonno. Il termine Parasonnie deriva dal greco <<para>> cioè attorno e dal latino <<somnus>> sonno e fu coniato nel 1932 dal ricercatore francese Henri Roger.
1. Che cos’è il sonnambulismo?
Il sonnambulismo viene definito come uno stato di coscienza alterata in cui sono presenti contemporaneamente fenomeni caratteristici del sonno e della veglia. Tali episodi si presentano tendenzialmente nella prima parte della notte, durante il sonno profondo o Non REM (in cui sono assenti i Rapid Eye Movements), a poca distanza dall’addormentamento, circa due ore dopo. La durata dell’episodio è di solito variabile e soggettiva e può durare da qualche minuto a mezz’ora.
Gli episodi di sonnambulismo, presentano un’incidenza maggiore tra i bambini rispetto agli adulti e possono insorgere in fasi diverse della vita, verso i 2 anni oppure verso i 12-16 anni, con una maggior prevalenza nella prima età adolescenziale. Gli studi scientifici dimostrano inoltre che risulta colpita maggiormente la popolazione maschile, rispetto a quella femminile.
2. Sintomi del Sonnambulismo
Durante gli episodi di sonnambulismo l’individuo di solito con gli occhi aperti, può alzarsi e rimanere seduto sul letto oppure cominciare a camminare mostrando però bassi livelli di consapevolezza e abilità motoria. E’ quindi possibile che il soggetto possa sbattere contro mobili o oggetti posti nella stanza, mettendo quindi a rischio la propria incolumità fisica. Durante questi episodi, l’individuo ha gli occhi aperti e sembra sveglio, ma non riesce ad entrare in relazione e a dialogare con l’altro. Al termine dell’episodio, il soggetto può tornare a dormire autonomamente oppure svegliarsi in stato confusionale. Nel caso in cui il soggetto riesca a tornare a letto, all’indomani dell’episodio di solito non ha memoria di quanto accaduto nella notte.
3. Cause del Sonnambulismo
Tra le cause del sonnambulismo riveste un ruolo predominante la componente ereditaria, ricerche scientifiche dimostrano infatti che esiste un alto tasso di familiarità in questo disturbo.
E’ emerso però che altri fattori risultano essere dei facilitatori per la comparsa di questo tipo di disturbo, in particolar modo:
- Problematiche derivanti dall’igiene del sonno e concernenti ritmi sonno veglia irregolari
- Alti livelli di stress e ansia derivanti da problematiche di tipo emotivo o da dolori fisici
- Esposizione durante il sonno a stimolazioni sonore e luminose disturbanti
- Consumo di alcool o assunzione di stupefacenti
- Assunzione di farmaci con effetto sedativo
- Problematiche di tipo respiratorio come le apnee notturne. Nei bambini in particolar modo sono frequenti le apnee ostruttive, tipiche di bambini che hanno tonsille o adenoidi particolarmente grandi, una consistente deviazione del setto nasale o una lingua molto grossa (macroglossia), tutte condizioni che ostacolano il respiro durante la notte
- e che necessitano
- Febbre
4. Come Comportarsi di fronte a un episodio di sonnambulismo?
Di fronte ad un soggetto sonnambulo è caldamente raccomandato non svegliarlo. Durante gli episodi di sonnambulismo, l’individuo non è cosciente e se svegliato, potrebbe spaventarsi ritrovandosi in un luogo o in una posizione diversa da quella in cui si era addormentato. Si consiglia dunque di riaccompagnare dolcemente il soggetto nel suo letto, facendo in modo che non si svegli. Gli episodi di sonnambulismo vanno monitorati e se ricorrenti, è consigliato intraprendere un percorso terapeutico mirato alla risoluzione del problema.
4.1 Prevenzione
Il sonnambulismo è un disturbo, sul quale, come abbiamo già visto, influiscono diversi fattori. Risulta quindi importante a livello preventivo tenere sotto controllo le seguenti variabili:
- Mantenere una buona igiene del sonno. Sembra infatti utile cercare di andare a dormire sempre alla stessa ora, cercando di stabilire una routine del sonno, soprattutto per quanto riguarda i bambini. Dormire un numero di ore adeguato, in base all’età ed evitare di andare a dormire troppo tardi la sera.
- Non bere bevande contenenti caffeina
- Evitare il consumo di alcool e di sostanze stupefacenti
- Diminuire le situazioni che possono determinare condizioni stressanti per l’individuo
- Cercare di rendere la stanza in cui si dorme buia e più silenziosa possibile
Infine risulta importante, soprattutto per i bambini, cercare di rimuovere possibili rischi e oggetti pericolosi dalla stanza da letto. Durante gli episodi di sonnambulismo infatti il soggetto non è consapevole e presenta una scarsa abilità motoria, che fa sì che possa mettere a rischio la propria incolumità fisica. Può risultare quindi utile utilizzare dei cancelletti per bloccare l’accesso alle scale, installare un campanellino sulla porta della camera da letto, che segnali quando il soggetto esce dalla stanza, bloccare le finestre, rimuovere oggetti che potrebbero far inciampare il soggetto e evitare di far dormire il soggetto nella parte alta dei letti a castello.
4.2 Cura
Nella maggior parte dei casi gli episodi di sonnambulismo vanno incontro a remissione spontanea, ma nei casi in cui questi episodi si manifestino in modo ricorrente risulta utile intraprendere, a seguito di un’anamnesi approfondita, un percorso terapeutico attraverso un approccio cognitivo comportamentale che si è dimostrato utile nel trattamento e nella risoluzione di questo tipo di disturbi.
La terapia cognitivo comportamentale è un trattamento evidence based per disturbi quali il sonnambulismo. Inoltre attraverso questo approccio terapeutico è possibile diminuire lo stress emotivo che spesso è una delle cause di questo disturbo.
Le strategie di gestione per questo tipo di disturbo, possono includere nel trattamento anche un protocollo di risvegli notturni programmati per una o più settimane. I risvegli notturni, infatti, alterano i cicli del sonno del bambino, modificando il pattern elettrofisiologico che sottende al disturbo. Si tratta di una strategia che consiste nel risvegliare il bambino prima dell’orario in cui di solito si verificano gli episodi (circa 15-30 minuti prima) e, in seguito, predisporlo nuovamente a dormire.
Il sonnambulismo, nei casi più gravi può essere trattato anche a livello farmacologico, al fine di agire sul sonno profondo del soggetto.
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