Articolo scritto dal Dr. Andrea Galleschi
Negli ultimi anni le richieste di interventi estetici sono aumentate esponenzialmente. Le motivazioni che portano le persone a sottoporsi a uno o più interventi di chirurgia estetica sono spesso molto diverse e a volte riguardano anche problematiche di natura psicologica. Generalmente però esiste una motivazione alla base: il desiderio di migliorare il proprio aspetto esteriore. In chirurgia plastica, anche piccoli miglioramenti esteriori possono indurre grandi cambiamenti interiori. Quindi, quale può essere l’impatto psicologico della chirurgia estetica?
1. Immagine corporea e autostima
Anche se il concetto di bellezza esteriore è cambiato molto nel corso del tempo, è sempre stato considerato come un elemento valoriale. Infatti, l’aspetto esteriore di una persona è il suo primo biglietto da visita. Le altre caratteristiche emergono solamente in un secondo momento e in modo graduale. Sarà per questo che spesso troviamo in connessione elementi come immagine corporea e autostima che, solo apparentemente, sembrano non avere molto in comune. In particolare, esistono tre fattori importanti in grado di influenzare l’idea che le persone hanno del proprio aspetto esteriore e del processo che porta a giudicare la sua adeguatezza o meno:
- Fattori sociali: questi riguardano l’insieme di regole che normano cosa sia considerato bello per un particolare periodo storico. Nella nostra epoca viene promosso come criterio di bellezza un corpo asciutto e magro con l’esaltazione della “perfezione”. Quest’ultima costringe spesso le persone a compiere costanti automonitoraggi allo scopo di tranquillizzarsi circa la loro aderenza alle convenzioni di bellezza della società.
- Fattori cognitivi: tra i fattori cognitivi, il più importante è sicuramente quello percettivo. Non è infrequente che, a vario grado, intervengano fattori di dispercezione per quanto riguarda le forme del proprio aspetto fisico, fino ad arrivare a considerare il proprio corpo come difettoso. Questo processo è in grado di influenzare le proprie convinzioni su ciò che sia bello e ciò che sia brutto innescando un vero e proprio
circolo vizioso. Un ideale di perfezionismo ci costringe sempre più a ricercare ulteriore perfezionismo.
- Fattori emotivi: la dispercezione e le convinzioni di difettosità innescano emozioni di inadeguatezza, di imbarazzo e di non appartenenza tali da influenzare la propria autostima e minare il proprio senso di sicurezza.
A volte una dispercezione circa un particolare aspetto fisico o circa la propria immagine può provocare un notevole disagio. A volte il disagio è tanto grande da rendere difficile esprimere a pieno le proprie potenzialità. 2
2. Il bisturi e non solo
Le persone hanno sempre cercato di migliorare il proprio aspetto esteriore. Nella società moderna, però, la cura della bellezza e dell’apparenza ha registrato un aumento esponenziale. Negli ultimi anni le richieste di interventi estetici sono aumentate molto (sia quelli chirurgici che quelli non chirurgici). I dati ISAPS (International Society for Aesthetic and Plastic Surgery), infatti, registrano in Italia un incremento degli interventi estetici nell’anno 2020. Particolarmente rilevanti risultano gli interventi di blefaroplastica e mastoplastica, seguiti dagli interventi di lipofilling del volto. Si stima, inoltre, che il Botox sarà sempre più diffuso anche per fasce di età sempre più giovani. Da considerare come negli ultimi anni siano incrementate notevolmente anche le pratiche di make up semipermanente, proprio a dimostrare come la cura dell’aspetto fisico sia ormai un fattore centrale nella vita delle persone.
3. L’impatto psicologico della chirurgia estetica
Dietro al bisogno di modificare e migliorare il proprio aspetto esteriore esistono, spesso, dinamiche psicologiche che riguardano il bisogno di approvazione e autostima che a volte rimangono nascoste. Si possono, così, innescare meccanismi viziosi dove la dispercezione e il senso di inadeguatezza possono portare a frequenti richieste di interventi estetici. Questo accade perché senza dubbio la modificazione di un difetto (o presunto tale) ha l’effetto di rinforzare l’autostima, ma passato l’effetto “benefico” del ritocco si possono innescare continue richieste di interventi alla ricerca della perfezione e di quel rinforzo dell’autostima tanto bramato, anche se di breve durata.
Anche quando la decisione di sottoporsi ad un intervento estetico non sia dettata da problematiche di natura psicologica, è necessario considerare qualche possibile conseguenza.
3.1. Depressione post operatoria
Non è raro che dopo un intervento di chirurgia estetica, alcuni pazienti provino una transitoria sensazione di perdita, con conseguente umore triste. Questa condizione temporanea, in alcuni casi, potrebbe trasformarsi in una depressione post-operatoria, anche se questo evento è considerato molto raro. Nei giorni immediatamente successivi all’intervento il paziente ha un’immagine ben lontana da quella desiderata, lividi, ferite e gonfiori è quello che lo specchio rimanda loro. Dopo questa fase, c’è quella di un adattamento più stabile.
3.2. Adattamento
L’abitudine al proprio nuovo aspetto, a maggior ragione per cambiamenti drastici, non è mai immediata e richiede sempre un certo periodo di tempo per riformulare una nuova immagine di sé. Oltre al nuovo assetto corporeo è, sicuramente, necessario un periodo di adattamento rispetto alle abitudini, che a seconda della tipologia di intervento, durerà tutta la vita.
3.3. Critiche
Un’altra criticità riguarda il confronto con la società. Espressioni di critica o di giudizio sono frequenti e spesso difficili da affrontare. Questo aggiunge sicuramente stress alla già delicata fase post operatoria.
Conclusioni
Ogni tipo di adattamento richiede un processo attivo, questo accade anche nel caso in cui il cambiamento riguardi sia aspetti estetici sia aspetti funzionali del nostro corpo. Una scelta consapevole rispetto alla chirurgia estetica può sicuramente ridurre l’impatto emotivo che questa inevitabilmente avrà. Allo stesso modo, chiedere aiuto per il post intervento migliorerà i propri vissuti emotivi rispetto a questa esperienza.
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