Stress Quando la Quotidianità Sembra Una Pentola a Pressione Pronta ad Esplodere

Stress quando la quotidianità sembra una pentola a pressione pronta ad esplodere

Articolo scritto dalla Dr.ssa Melania Vinciarelli

Immaginiamo di prendere una pentola a pressione (ognuno di noi) piena di acqua fino all’orlo (emozioni) con coperchio e valvola di sfogo ermeticamente chiusi. Il fuoco sotto la pentola si accende (un evento improvviso, uno sforzo non calcolato) e lentamente la pressione si alza sempre di più. Se ignoriamo quel fischio, o non si trova il modo per aprire quella valvola di sfogo, la pentola rischia di scoppiare. Forse la soluzione più semplice sarebbe quella di spegnere il fuoco o togliere direttamente la pentola da esso. Non sempre però questo è possibile. Talvolta pur sentendo quanto siamo “pieni” di vapore e di emozioni non ci concediamo il tempo o il modo di aprire la valvola di sfogo. 

Tale sensazione di “troppo pieno” può avere come origine diversi fattori, alcuni dei quali esterni, eventi che accadono e che sentiamo di non riuscire a gestire, come può essere un trasloco, un cambio di lavoro, o una rottura sentimentale. Tali eventi vanno tuttavia sempre a “sommarsi” a situazioni pregresse delle quali possiamo essere più o meno consapevoli e non sempre è facile individuare su quale base tali difficoltà vanno ad attaccarsi. Una tendenza innata al perfezionismo, il voler svolgere ogni lavoro al top, subito e senza errori; una difficoltà nel saper dire di no per accontentare tutti; la percezione di essere “solo contro il mondo”, la sensazione di mancato riconoscimento per il lavoro svolto… sono tutte strade, calcate negli anni in modo continuo, che hanno creato in qualche modo una “strada maestra” in cui ci rifugiamo nel momento di difficoltà. 

Come “funziona” lo stress? 

Lo stress può dunque manifestarsi in situazioni di vario genere, attraverso eventi importanti della vita, ma non tutte le esperienze stressanti ci influenzeranno allo stesso modo. Secondo Hans Selye, lo stress si verifica quando il nostro senso dell’omeostasi è interrotto e il nostro corpo ha bisogno di attingere alle risorse interiori per ripristinare l’equilibrio.

Il rapporto tra eventi esterni e malattie organiche è noto da sempre: lo stesso evento non viene interpretato e affrontato da tutti allo stesso modo, non ha per tutti lo stesso significato. 

Negli anni ’50 Hans Selye, endocrinologo ungherese osservò come tipi diversi di eventi perturbanti per l’organismo producevano le stesse manifestazioni fisiologiche, come ulcere, difficoltà del sistema immunitario e ingrossamento di alcune ghiandole.

Selye, chiamò la risposta fisiologica ad eventi stressanti: “sindrome generale dell’adattamento”. Quest’ultima si manifesta con una prima fase di allarme, contrassegnata da una reazione di stress acuto in cui sono mobilitate le difese dell’organismo,  a cui segue una seconda fase di resistenza, in cui l’organismo è impegnato a fronteggiare l’agente stressante e si conclude con la fase di esaurimento che arriva quando l’esposizione all’evento stressante si protrae a lungo e l’organismo non è più in grado di mantenere lo stato di resistenza quando cioè lo stress si accumula al punto che le nostre risorse ci sembrano esaurite e sentiamo di non farcela, di non avere abbastanza tempo, che la montagna davanti a noi è troppo alta da scalare. Raggiungiamo il punto di rottura fisiologico e psicologico chiamato “sovraccarico di stress” con una maggiore probabilità di manifestazioni anche fisiche sul nostro corpo.

Cosa fare quando lo stress ci sembra “troppo”?

Come abbiamo già detto, la soluzione più immediata sarebbe proprio quella di togliere la pentola dal fuoco, non sempre tuttavia la “fuga” è una strategia possibile o ottimale per “risolvere” lo stress, talvolta non abbiamo nemmeno troppo chiaro ciò che ci sta stressando o, anche se ce l’abbiamo chiarissimo non riusciamo a trovare strategie che ci permettano di affrontarlo. 

Esiste dunque un’altra soluzione: aprire la valvola del vapore e far finalmente fuoriuscire la pressione accumulata. 

Esistono esercizi di respirazione e di meditazione che possiamo imparare per far defluire il vapore, parlare di come ci sentiamo con amici e familiari è sempre una potente strategia di deflusso, che ci permette di mostrare a poco a poco le emozioni e le sensazioni che ci pervadono. Non sempre tuttavia questo è possibile, non sempre siamo sicuri di come “ci vedranno” dopo aver rivelato quelle che sentiamo come debolezze e non sempre tale aiuto, per quanto appagante è sufficiente. Talvolta inoltre il vapore che fuoriesce dalla valvola può diventare motore propulsivo che ci spinge verso altri orizzonti.

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