Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) per le Fobie: Che Cos’è e Può Essere D’aiuto?

Terapia Cognitivo-Comportamentale per le fobie_ che cosa è e come può essere di aiuto_

Articolo scritto dal Dr. Stefano Bordone

Prima di poter parlare di fobie e del loro trattamento può essere utile ricostruirne la tonalità emotiva principale, ovvero la paura. Tutti noi abbiamo familiarità con la paura, una delle 8 emozioni di base, o primarie (secondo la definizione di Robert Plutchik). La paura è un prodotto dell’evoluzione, la cui espressione non è appresa ma determinata dai nostri geni e pertanto comprensibile a tutti gli esseri umani senza alcuna distinzione etnica, culturale e linguistica.

Qualsiasi specie animale che non fosse in grado di provare paura finirebbe per estinguersi molto in fretta, poiché non si accorgerebbe del pericolo (o dei pericoli) e non avrebbe strategie per reagire con prontezza. Grazie alla paura il nostro corpo viene messo in allerta e si predispone ad affrontare la minaccia nel modo migliore possibile innanzitutto aumentando la quantità di adrenalina:

  1. Il cuore batte più rapidamente, serve molto sangue da destinare ai muscoli (dobbiamo muoverci, attaccare o fuggire!)
  2. Respiriamo più velocemente perché ci serve molto ossigeno, che è la fonte di energia per qualsiasi attività del nostro corpo.
  3. Diventiamo pallidi perché il sangue è più utile nei muscoli, sia per avere più forza e sia per ridurre il rischio di sanguinare troppo a causa di una ferita superficiale.
  4. Possiamo sentire spasmi o tremori (proprio come un corridore pronto a scattare) perché il tono muscolare è molto elevato.
  5. Sentiamo “chiudersi lo stomaco” perché l’apparato digerente non è più essenziale per la sopravvivenza immediata e consumerebbe troppe energie.
  6. Tutti i nostri sensi risultano amplificati, diventiamo più vigili e sensibili agli stimoli

1. Dalla paura alla fobia

Che cosa è quindi una fobia? Il DSM 5 (il manuale diagnostico dei disturbi mentali) definisce la fobia come  una paura o ansia marcate verso un oggetto o situazione specifiche. La paura è persistente e sproporzionata sia in presenza dello stimolo sia quando è viva l’aspettativa di poterlo incontrare. 

La fobia può essere quindi descritta come una paura costante e molto intensa di una particolare situazione, persona o oggetto. In presenza di uno di questi stimoli, oltre al timore di morire o di impazzire si accompagna l’esperienza soggettiva, di catastrofe e fine imminente, del panico. Oltre a questo una delle caratteristiche essenziali della fobia è la tendenza della persona che ne soffre a riorganizzare ogni aspetto della propria vita al preciso scopo di impedire il ripetersi dell’esperienza terrificante del panico, evitando accuratamente tutte le occasioni che potrebbero innescarla.

Proprio l’evitamento è elemento essenziale del disturbo. Questa strategia permette si una riduzione anche drastica degli episodi di ansia e delle crisi, ma al costo di costringere la persona fobica a vivere con un numero sempre maggiore di limiti e restrizioni, soffocato da una gabbia che egli stesso ha costruito intorno a sé.

2. Quale terapia?

Sia le linee guida NICE (l’Istituto Nazionale per la Salute e l’Eccellenza della Cura che fa capo al Ministero della Salute del Regno Unito) sia quelle dell’APA (l’Associazione Psichiatrica Americana) indicano la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e i training di rilassamento come le forme di intervento più indicate in caso di fobie specifiche, avendo ottenuto ottimi risultati nelle prove di efficacia in numerose ricerche.

Ma in cosa consiste la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) per le fobie? La CBT (da Cognitive Behavioural Therapy) prevede un intervento terapeutico centrato sulle credenze e sul funzionamento del sistema-paziente, ad esempio:

  1. Preoccuparmi fa si che ciò che più temo poi accada.
  2. Devo essere attento a tutte le possibili minacce!
  3. Devo evitare ogni rischio!
  4. Posso essere assolutamente certo di una cosa solo se mi impegnerò totalmente a prevedere ogni possibilità

Terapeuta e paziente lavoreranno quindi insieme per identificare e poi rimuovere quelle credenze che bloccano il cambiamento piuttosto che indicare semplicemente quale debba essere la direzione del cambiamento.

L’intervento CBT può essere schematizzato in una serie di passaggi in successione:

2.1 Aumentare la consapevolezza

Inizialmente è essenziale aumentare la consapevolezza rispetto ai propri problemi e al proprio modo di “funzionare” attraverso un processo che tecnicamente viene definito come incremento della metacognizione. In questa fase il nostro obiettivo sarà quello di passare dal passivo vivere i problemi e le sofferenze fonte di disagio, all’attivo osservarci mentre ciò avviene:

  1. Quali sono le situazioni che provocano disagio?
  2. Che pensieri ho per la testa in quel momento?
  3. Quali scopi in quel momento guidano il mio comportamento e muovono le mie emozioni?

Una delle tecniche utili e più usate durante questa fase è lo schema ABC ideato da Albert Ellis negli anni 60. Grazie a questo schema è possibile prendere dimestichezza con i compiti di auto-osservazione, in modo da far emergere il collegamento esistente fra B, le nostre valutazioni, idee e credenze rispetto ad A ovvero gli eventi e situazioni che innescano il problema e C che sono le emozioni e comportamenti che agiamo come conseguenza.

Utilizzando questo schema possiamo iniziare ad osservarci con maggiore distacco e, come in uno specchio, iniziare a vedere ciò che prima non poteva che risultarci invisibile. Questo perché per poter mettere in discussione le nostre credenze e avviare il cambiamento, dobbiamo prima esserne consapevoli.

2.2 Psico-educazione e diario delle emozioni

Quando soffriamo per una fobia specifica tendiamo a prestare molta attenzione alle informazioni che arrivano dal nostro corpo, soprattutto quelle legate al cuore e alla respirazione. Anche le emozioni finiscono spesso in questo calderone di segnali e informazioni, non venendo riconosciute e anzi etichettate come segno di malessere.

Nella CBT viene prestata molta attenzione alla parte educativa rispetto sia al funzionamento della regione cardiaca e sia rispetto ai i sintomi fisici che si manifestano quando si ha paura. 

L’utilizzo di un diario delle emozioni può aiutarci ad acquisire maggiore competenza e dimestichezza nel riconoscere le emozioni, nominarle e quindi regolarle. 

Il diario ci permette infatti di trovare nomi sempre più appropriati per descrivere come ci sentiamo e quale sia l’intensità e la durata della esperienza emotiva (invece di un generico e poco rassicurante “male” o “malessere”).

2.3 Superare l’evitamento

La CBT prevede successivamente un lavoro specifico per ridurre ed eliminare i comportamenti di evitamento, suddiviso in una serie di passi da affrontare in successione. L’obiettivo in questo caso è quello di aumentare la consapevolezza rispetto ai seguenti aspetti:

  1. Quanto si estendono nella mia vita questi evitamenti?
  2. Di quanti sono consapevole e quanti invece sono diventati ormai un’abitudine?
  3. Che costo hanno per me e la mia vita questi comportamenti?

Riuscire a rispondere con franchezza a queste domande ci permette di spostare l’attenzione su quanto siano dannosi i comportamenti di evitamento, che tendono a rinforzarsi e quindi auto-mantenersi poiché gli viene riconosciuto sia il “potere” di scongiurare la catastrofe temuta (risultato che in realtà molto probabilmente arriverebbe indipendentemente dagli sforzi di evitamento) sia quello di ridurre (anche se momentaneamente) l’ansia.

2.4 Esporsi alle situazioni temute

Nella CBT con il termine esposizione si vanno ad indicare tutti quegli esercizi e tecniche con le quali si aiuta il paziente ad acquisire maggiore motivazione a ridurre e abbandonare i comportamenti di evitamento. Con l’esposizione ci avviciniamo progressivamente all’oggetto o situazione temute, sia con esercizi che usano l’immaginazione sia in presenza o dal vivo, inizialmente con la guida del terapeuta e successivamente in autonomia. 

L’andamento graduale e sistematico dell’esposizione ci permetterà di osservare la natura variabile dell’ansia, che non è assoluta e incontrollabile ma diversa per intensità e durata a seconda delle situazioni e dei livelli crescenti di pericolo e, grazie alle tecniche imparate nelle fasi precedenti (auto-osservazione, ABC, diario e psico-educazione) potremmo iniziare a mettere in discussione le nostre credenze catastrofiche. Come tutte le emozioni infatti anche l’ansia, la paura e l’angoscia sono temporanee e se accolte e riconosciute possono essere regolate senza il timore di impazzire o di morire. Sarà importante accettare che ogni cosa temuta rientri fra le possibilità di ciò che può accadere attraverso la riflessione su questi aspetti:

  1. Che cosa deve accadere affinché ciò che temo si verifichi?
  2. Per ognuna di queste cose, quanto posso influenzarle?
  3. Quanto mi costa cercare di influenzarle?

Es. Posso temere di morire per arresto cardiaco, per strada, in una piazza o in uno spazio aperto senza che mi si presti soccorso, dunque per evitare questa possibilità posso decidere di non uscire più di casa, se non ad esempio sempre accompagnato. Le possibilità di morire come temo sicuramente saranno inferiori, ma la conseguenza sarebbe quella di peggiorare la qualità della mia vita e di chi mi sta intorno e aumentare altre possibili cause di malessere (sedentarietà, scarsa attività fisica, isolamento sociale, distanza dai centri sanitari).

Conclusioni

Manifestare una fobia si accompagna ad una profonda sofferenza. Le esperienze di malessere e angoscia sono vissute in maniera molto intensa e sembrano incontenibili, segnali di una catastrofe imminente o di un dolore senza fine.

In più quando soffriamo per una fobia modifichiamo la nostra vita in funzione della fuga da possibili pericoli, finendo per restringere sempre di più il nostro mondo e, di conseguenza, la nostra felicità.

La CBT rappresenta l’approccio terapeutico più efficace e consigliato per il trattamento in quanto si concentra come abbiamo visto sui due aspetti principali e invalidanti del disturbo, le credenze catastrofiche e l’evitamento.

Se state affrontando questo tipo di sofferenza potete agire subito rivolgendovi ad un professionista cognitivo-comportamentale per pianificare insieme un intervento.

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