Articolo scritto dalla Dr.ssa Federica Ruggero
Parlare oggi dell’impatto che i videogiochi e il web hanno sulla vita dei ragazzi è fondamentale – oltre che essere particolarmente utile a figure come genitori, educatori, insegnanti, psicologi – per comprendere i giovani e il loro modo di interagire con il mondo.
Negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico ha permesso una rapida diffusione di tali strumenti che sono diventati oramai oggetti preziosi, talvolta irrinunciabili, nella vita di un/a adolescente.
Recentemente, l’emergenza coronavirus ha portato per motivi di sicurezza sanitaria ad una maggiore limitazione delle attività sociali dei ragazzi che si sono inevitabilmente chiusi in casa, con un conseguente aumento dell’uso di videogiochi, anche online.
Che significato assume il videogioco per l’adoloscente? E noi adulti, come ci dobbiamo comportare con il ragazzo/a?
Vediamo insieme la funzione che il videogioco può svolgere all’interno del percorso di crescita di un ragazzo/a e facciamo delle riflessioni su quale approccio avere nel rapporto con i giovani.
1. Rapporto tra adolescenti e adulti
Chiunque abbia a che fare con un/a adolescente – genitore, insegnante, terapeuta – si deve confrontare e talvolta scontrarsi con la difficile gestione del comportamento del proprio figlio/a, allievo/a o paziente.
Spesso, i videogiochi sono fonte di grandi litigi e argomento scatenante di lotte familiari, per la difficile gestione dei tempi e dei modi di utilizzo.
Personalmente, credo si tratti di un tema delicato che non può prevedere spiegazioni preconfezionate o regole uguali per tutti.
Ci sarebbe molto da dire, soprattutto circa i rischi di un uso eccessivo dei videogiochi da parte degli adolescenti e sui possibili effetti negativi per loro salute psicofisica.
Tuttavia, l’argomento sopracitato non è oggetto di discussione in questo articolo.
Vorrei invece soffermarmi maggiormente su un’altra riflessione, più inerente al significato che i videogiochi possono assumere per un/a adolescente dal punto di vista psicologico.
2. Adolescenti e videogiochi
Come psicologa, analizzare il rapporto che c’è tra giovane e videogioco mi permette di comprendere più a fondo chi è lui/lei, i suoi pensieri, la sua natura emotiva e le sue relazioni proprio attraverso l’uso che fa del virtuale nel quotidiano.
I videogiochi attuali contengono spesso e volentieri:
- una storia ricca e per niente banale in cui l’adolescente proietta qualcosa di suo che ha a che fare con la sua vita reale (famiglia, amicizie, relazioni sociali, ecc.), le sue fantasie o le sue angosce;
- trame narrative dai contenuti complessi e tematiche profonde;
- personaggi caratterizzati da molte sfaccettature che il ragazzo idealizza o in cui si identifica.
In poche parole, il videogioco può dare molte informazioni importanti sul ragazzo o la ragazza con cui interagiamo.
3. L’importanza di conoscere il mondo virtuale
Per noi adulti è importante essere a conoscenza di alcune informazioni di base circa la realtà virtuale. Ad esempio, sappiamo di che gioco si tratta quello a cui sta giocando l’adolescente che abbiamo di fronte? Si tratta di un gioco adatto all’età di quel ragazzo? Conosciamo la trama del gioco, ovvero sappiamo di che cosa parla? Siamo informati circa le dinamiche del gioco (obiettivi, finalità)? E così via.
C’è una differenza tra giochi di ruolo, guerra, storie fantasy, avventura o rompicapo.
E’ diverso giocare ad un gioco horror rispetto ad uno di avventura o sport.
C’è differenza tra giocare ad un gioco in cui si spara e si uccide e uno in cui si sfreccia a tutta velocità con l’automobile.
Il punto è: noi adulti ne siamo consapevoli?
Con questo, non voglio presumere che un genitore, insegnante o altra figura adulta debba diventare esperto di videogiochi o saper dare un’interpretazione tecnica circa un comportamento del giovane. Sarebbe assurdo e, a mio avviso, forse anche un po’ sciocco pensarlo.
4. Il compito dell’adulto: interrogarsi, senza fermarsi alle apparenze
La questione in realtà è più semplice, ma per nulla scontata!
Riguarda quanto e come l’adulto si interroga di fronte all’uso del videogioco da parte del ragazzo.
Ad esempio, se siamo genitori di un figlio adolescente che gioca sempre a videogiochi violenti (guerre, sparatorie, uccisioni, ecc.) quanto siamo portati a chiederci: come mai nostro figlio/a ha questa tendenza? Perché predilige questo tipo di contenuti piuttosto che altri? Che cosa ci trova di interessante/bello/piacevole in quel gioco?
Forse il più delle volte non avremo una risposta chiara o esaustiva rispetto alle nostre aspettative.
Tuttavia, le domande che poniamo potrebbero stimolare un dialogo, aprire a mondi di risposte inaspettate e permetterci di entrare più in intimità con il/la giovane, facendo capire il nostro interesse a conoscere la sua realtà e il suo pensiero.
5. La storia di Giulio: un adolescente in bilico tra reale e virtuale
Al fine di trasmettere più direttamente il messaggio di questo articolo, desidero parlare di Giulio (nome di fantasia) e del suo videogioco preferito: “The Binding of Isaac”.
5.1 Chi è Giulio?
Giulio è un ragazzo di 16 anni e ha dei problemi legati alla sfera emotiva. E’ un ragazzo molto dolce, sensibile ed estremamente vulnerabile alle critiche.
I genitori si sono separati 10 anni fa, vive con la mamma con cui ha un rapporto conflittuale e molto ambivalente, mentre non vede quasi mai suo papà.
Spesso è molto arrabbiato, talvolta ha degli scoppi di ira che fatica a controllare e che lo portano a evitare il contatto con gli altri, per timore di essere giudicato o abbandonato.
Da diversi mesi si è ritirato nella sua stanza, è isolato e ha paura di uscire di casa. Si sente al sicuro solo nella sua camera, dove può giocare con i suoi amati videogiochi.
Fin dall’inizio, Mi dice quanto siano importanti per lui perché spesso è solo in casa, ha pochi amici: il gioco diventa un modo per passare il tempo, ma anche per farsi compagnia e riempire il vuoto della solitudine.
5.2 “The Binding of Isaac”
Capisco l’importanza che i videogiochi hanno per Giulio, in particolare “The Binding of Isaac” di cui mi parla moltissimo, così inizio ad informarmi.
Si tratta di un gioco di ruolo dove il giocatore controlla un bambino di nome Isaac.
La trama, ispirata alla storia biblica del sacrificio di Isacco, narra che la madre di Isaac riceve un messaggio divino, il quale afferma che il figlio è un peccatore e ha bisogno di essere salvato.
Questa voce chiede alla donna di eliminare il male da Isaac e lei obbedisce: nella convinzione di salvarlo dalle tenebre gli toglie tutti i giocattoli, gli rade la testa, lo priva dei vestiti e lo chiude a chiave nella sua stanza. La voce, come ultima prova di fede, chiede alla donna il sacrificio della vita di Isaac.
Egli è costretto a fuggire per salvarsi la vita, ma finisce per intrufolarsi in una cantina piena di mostri.
Il gioco consiste nell’affrontare diverse prove di sopravvivenza, in cui Isaac deve lottare contro mostri e altre creature. La dinamica del gioco prevede finali multipli che si sbloccano in base all’avanzamento, e non tutti sono legati alla trama.
5.3 Il videogioco: la chiave che apre le porte del mondo interiore
Come mai “The Binding of Isaac” è il gioco preferito di Giulio?
Che significato ha per lui giocarci?
Chi è per lui Isaac e quali aspetti della sua storia il personaggio mette in scena?
Spinta dalla curiosità e dal desiderio di capire di più, ho quindi cominciato a porre i quesiti direttamente a Giulio che, a modo suo e con le sue parole, mi ha fatto capire quanto il videogioco parlasse di lui e delle sue emozioni.
Come quando ci impersonifichiamo nel protagonista di un libro o di un film, Giulio si è per alcuni aspetti identificato nel piccolo Isaac che scappa per proteggersi da qualcosa che gli fa molta paura.
Una parte di Giulio si sente come quel bambino spaventato e vulnerabile perché privato dei suoi oggetti e messo a nudo di fronte agli altri.
Giulio sente di dover combattere e talora scappare come Isaac contro dei mostri che rappresentano per lui il giudizio degli altri, il bullismo e la solitudine.
La botola in cui Isaac entra per salvarsi può rappresentare in questo senso la camera da letto in cui Giulio si è rifugiato per proteggersi dal mondo fuori che tanto lo spaventa.
Non solo, la botola dal punto di vista simbolico potrebbe richiamare il mondo sotterraneo, l’inconscio, qualcosa di oscuro e tenebroso in cui isolarsi e allontanare il mondo reale.
In chiave psicologica, emerge come il videogioco preferito di Giulio racconti di aspetti problematici legati al suo particolare momento di crescita: l’adolescenza.
5.4 Essere adolescenti
Essere adolescenti implica dover fare i conti con:
- i cambiamenti del corpo e della mente;
- l’instabilità e l’incertezza della propria identità;
- la condizione di essere nella “terra di mezzo”, tra il prima e il dopo, tra infanzia ed età adulta, tra passato e futuro.
L’adolescente deve separarsi dall’essere bambino, ma non è ancora pronto ad acquisire la piena stabilità adulta.
Il/la giovane è in questo senso in continuo movimento tra la nostalgia della fanciullezza e il desiderio di crescita verso il mondo degli adulti.
Giulio sta affrontando questo difficile e allo stesso tempo meraviglioso passaggio evolutivo.
Come molti suoi coetanei, ha trovato nel videogioco un modo per affrontarlo e dargli un senso.
Per questo motivo, ritengo in conclusione che noi adulti non dovremmo demonizzare i videogiochi.
Forniscono al ragazzo un’importante esperienza di regolazione affettiva, di sperimentazione di sé, di riparazione e di ricerca di nuovi significati, su cui noi adulti, non solo psicologi, dovremmo forse interrogarci molto di più rispetto il nostro livello di conoscenza di tale realtà.
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