Articolo scritto dalla Dr.ssa Valentina Vannetti
The Tree of Life è un film di Terrence Malick che racconta la storia di una famiglia americana negli anni 50, con gli aspetti educativi che la riguardano e un evento tragico che la sconvolge, il tutto collegando microcosmo e macrocosmo, e ponendo anche domande profondamente esistenziali e spirituali allo spettatore. Sono molte le tematiche che Malick apre, e qui ci soffermeremo su una lettura del film che riguarda il rapporto genitori e figli.
1. Ricordare le radici
La vicenda è raccontata da un io narrante, corrispondente alla voce del protagonista, che ripercorre la sua infanzia, il rapporto con i suoi genitori e i due fratelli,come un flusso di coscienza in cui la telecamera magistralmente interpreta gli stati emotivi connessi, attraverso un uso potente delle immagini e dialoghi essenziali.
Proprio le immagini seguono i movimenti interiori, gli stati emotivi e le domande connesse.
The tree of life ripercorre, partendo dall’evento tragico della morte del fratello, come un’analisi, la vita soprattutto da bambino del protagonista; mostra quindi le radici e gli stili educativi profondamente diversi dei due genitori, in cui l’amore per i figli si declina, mano a mano che la vita procede, in modi differenti. La madre è orientata all’amore, ad insegnare il perdono, il padre si comporta invece in modo via via più duro e rigido con lei e con i figli, in una deriva caratteriale violenta che giustifica con il volerli abituare alla vita “ Non puoi dire non sono capace” e che sembra essere da lui scelta per rispondere ad aspettative sociali che lui stesso non è riuscito a raggiungere.
Solo dopo un fallimento, il padre ammetterà di non essere stato fiero del comportamento sul figlio, e si renderà più consapevole degli errori commessi.
Il protagonista, uomo adulto nel mondo degli affari, in un rapporto affettivo relazionale che il regista lascia intuire problematico, ricorda e rivive quindi la sua infanzia, in un flusso interiore che ripercorre le proprie radici, e gli effetti dell’educazione genitoriale: gli errori e il perdono, le gioie e i dolori, e l’evento della morte a 19 anni del fratello.
Guardare alle proprie radici familiari, al proprio dolore, alle sfaccettature stesse delle figure genitoriali, in cui niente è solo bianco o nero, è proprio il percorso di consapevolezza umana, liberante, che anche Malick stesso affida alla potenza delle immagini.2.
2. La consapevolezza delle relazioni
Il regista quindi indaga gli effetti dei metodi educativi sui figli, in particolare sul protagonista, che da un lato da bambino si accorge di come la durezza educativa del padre influisca negativamente su di lui e si chiede “perché ci fai del male?”, e oscilla tra il rifiuto del modello maschile proposto e l’identificazione con esso “ io sono come te”, tra l’accogliere il modello educativo materno, e il rifiutarlo, fino a dirsi “ padre, madre, voi lottate sempre dentro di me e lotteremo sempre”.
Bowlby con la teoria dell’attaccamento, ci ha parlato di come gli stili di attaccamento che da bambini si apprendono rispetto alla relazione con i genitori possano condizionare le relazioni successive e rimanere profondamente impressi nella psiche di una persona.
Il regista con sottigliezza indaga anche il legame corporeo con i genitori, come nasce e come si sviluppa nel tempo: gli abbracci con il padre, in cui si percepisce strada facendo nel figlio, nei figli, il conflitto tra la rabbia, il timore, la voglia di distaccarsi, e la ricerca di affetto, e gli abbracci con la madre, più spontanei, ricordandoci che anche il corpo entra in gioco nello sviluppo affettivo e relazionale fin dall’infanzia, percorrendo poi schemi relazionali che possono perpetuarsi, ma che possono anche trovare una strada di riparazione.
E il lutto, da elaborare, tematica che attraversa tutto il film, diventa il dolore che spinge a fare verità e cercare un senso alla propria storia per elaborarla in modo nuovo.
3. Conclusione: il ramo di un albero
Ciascuno è figlio, o figlia, di una storia familiare, un complesso sistema relazionale, culturale, generazionale, e come quindi “ramo” di un “albero”, ne fa parte, e nello stesso tempo deve trovare il suo spazio. Attraverso la consapevolezza, e un lavoro quindi di conoscenza di sé, e dell’ “albero”, del sistema familiare, di cui si fa parte, si possono trovare vie che aprono orizzonti nuovi.