Training Autogeno: Benessere tra Mente e Corpo

TRAINING AUTOGENO BENESSERE TRA MENTE E CORPO

Articolo scritto dalla Dr.ssa Carlotta Margaux Bessi

1. Cos’ è il Training Autogeno

Possiamo iniziare dicendo cosa non sia il Training Autogeno (T.A.), ovvero una pratica “new age” come lo yoga o la meditazione, ma può essere invece descritto come una tecnica di rilassamento psicofisico, ideata negli anni ’30 dallo psichiatra tedesco Schultz,  con lo scopo di definire un metodo di autodistensione che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. Il Training Autogeno vede il suo maggior utilizzo nella gestione dello stress e delle emozioni, nei disturbi psicosomatici, nello sport ed in quelle situazioni che richiedono il raggiungimento di un alto livello di concentrazione mentale.

Ma come viene raggiunto questo stato di distensione? Attraverso un progressivo apprendimento di una serie di esercizi di concentrazione passiva, allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza.

Andando ad analizzare più da vicino cosa sia il T.A., non possiamo tralasciare il concetto che sta alla base di questa tecnica, ovvero l’ideoplasia, definita come la capacità di un elemento ideativo (immagine, flash, pensieri), di produrre modifiche a livello somatico, così da far divenire le rappresentazioni psichiche dei cambiamenti oggettivabili. Il razionale alla base è che, se i processi mentali hanno la capacità di produrre un aumento degli impulsi motori attraverso rappresentazioni mentali di movimento, allo stesso modo devono avere anche la capacità opposta, ovvero quella di ridurre e calmare gli stessi impulsi. Il meccanismo dell’ideoplasia si raggiunge grazie alla “concentrazione passiva”, dove l’individuo deve abbandonare il ruolo attivo di controllo dei propri stati psichici, per divenire uno spettatore di quei fenomeni che accadono all’interno di sé, raggiungendo un’unità psicosomatica e distaccandosi da quelli che sono gli stimoli distraenti dell’ambiente.

L’obiettivo del T.A. è quindi quello di indurre volontariamente a livello corporeo uno stato di quiete che si ripercuote anche a livello psichico, influenzando e modificando i propri stati interni. Il termine training significa infatti allenamento, in quanto è solo allenandosi che si riesce ad ottenere una modifica reale e non immaginaria a livello della risposta emozionale.

Il Training Autogeno, come dimostra la letteratura scientifica, non è una tecnica basata sulla suggestione: le modifiche che si producono con un adeguato allenamento, hanno carattere di stabilità e costanza nel tempo. La differenza quindi tra questa tecnica e le altre tecniche di rilassamento o di meditazione, sta nel fatto che esso produce delle modifiche a livello fisiologico, che si possono misurare utilizzando specifici strumenti (quali l’EEG e l’ ECG).

2. In cosa può aiutarti il Training Autogeno

La pratica del Training Autogeno ha tra le sue finalità un maggior controllo dello stress, dell’ansia e dell’agitazione, una riduzione generale della tensione emotiva ed il recupero delle energie, anche grazie a un ridimensionamento delle emozioni negative legate a determinati vissuti.

In maniera specifica, viene utilizzato in quelle situazioni di:

  1. Diminuzione dell’attenzione e della concentrazione,
  2. Riduzione degli stati di insonnia,
  3. Casi di forte emicrania o pressione alta (ipertensione),
  4. Attacchi di panico o forte ansia,
  5. Patologie dove l’aspetto somatico è rilevante.

Il T.A. può essere inoltre utilizzato come vera e propria terapia psicologica, a conclusione del percorso esperienziale o in concomitanza ad esso, ed è fruibile sia individualmente che in gruppo, in spazi al chiuso o all’aperto.

3. Com’è strutturato il Training Autogeno

Il Training Autogeno, come descritto sopra, è una tecnica di distensione muscolare, che utilizza la concentrazione passiva e la ripetizione di formule mentali, per entrare in uno stato di calma ed equilibrio tra mente e corpo.

Per raggiungere questo stato ci sono 3 diverse posizione che vengo adottate: 

  1. La posizione supina 
  2. La posizione a cocchiere
  3. La posizione seduta

Importante in tale training è il processo secondo cui ogni fenomeno corporeo non viene forzato, ma avviene spontaneamente da sé, in quanto gli esercizi consistono in una ripetizione sistematica di specifiche formule inizialmente guidate dal conduttore, per poi essere acquisite e riprodotte in autonomia dalla persona.

Il primo passo da affrontare è l’acquisizione della respirazione diaframmatica e profonda che, ossigenando i tessuti, induce uno stato di rilassamento psicofisiologico.

Segue poi l’induzione della calma, che serve a focalizzare l’attenzione dall’ambiente circostante al corpo, portando l’attenzione sui propri stati interiori.

Analizziamo ora i sei esercizi teorizzati da Schultz: 

  1. Esercizio della pesantezza: produce uno stato di distensione muscolare e psichica,
  2. Esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica, con aumento del flusso sanguigno ed un progressivo benessere corporeo,
  3. Esercizio del cuore: regolazione del ritmo cardiaco, inteso come “sentir battere il proprio cuore”, in una situazione di calma e passività,
  4. Esercizio del respiro: regolazione del respiro, abbandonandosi ad esso e facendosi cullare dalla sua armonia,
  5. Esercizio del plesso solare: distensione viscerale, intesa come un’irradiazione che dal ventre si dirama in tutti gli organi addominali,
  6. Esercizio della fronte fresca: decongestione cefalica per una maggior quiete mentale.

Al termine della sessione di Training Autogeno, è buona prassi praticare l’esercizio della ripresa e del recupero delle normali funzioni vitali, consentendo a ciascun soggetto di prendersi il tempo necessario per quest’ultima fase.

È importante ricordare che, quando si aggiunge un nuovo esercizio all’interno del ciclo del T.A., la persona dovrebbe concentrarsi inizialmente sugli esercizi già appresi, e solo dopo aggiungerne uno nuovo. L’intervallo per padroneggiare i vari esercizi e passare ad acquisire quello successivo è di circa 3 settimane, dove il soggetto si esercita autonomamente nella pratica di rilassamento e concentrazione passiva.

4. Quando il Training Autogeno non è indicato

Nonostante i notevoli benefici che apporta il T.A. a quelle che sono le prassi di vita quotidiana, ci sono degli specifici casi in questo non è consigliato:

  1. Soggetti in uno stato di depressione grave
  2. Casi di psicosi o stati paranoidei
  3. Disturbo bipolare
  4. Stati dissociativi dell’identità,
  5. Disturbo Ossessivo-Compulsivo
  6. Bambini con età inferiore ai 5 anni

Infine, è controindicato anche in alcune sindromi fisiche quali:

  1. Cardiopatie gravi
  2. Pressione molto bassa (ipotensione)
  3. Gravi forme di diabete
  4. Epilessia,
  5. Asma grave
  6. Cefalea acuta

Se pensi di trovarti in un periodo di stress in cui non sai come ritrovare la concentrazione, come smettere di provare ansia e malessere fisico, rivolgerti a un professionista potrebbe aiutarti. 

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