Travestitismo: sintomi, cause e cura

travestitismo- sintomi, cause e cura

Articolo scritto dalla Dr.ssa Francesca Pignatale

Il travestitismo non è una condizione di patologia mentale, ma con la parola travestitismo (parafilia) ci si riferisce al provare un’eccitazione sessuale intensa e ricorrente che si prova nel vestirsi con indumenti dell’altro sesso.

Questa condizione risulta normale se il soggetto se la vive come tale, se non prova disagio sociale o non sperimenta difficoltà nei diversi ambiti di vita oppure se ha un desiderio od un comportamento sessuale che comportano un disagio psichico, delle ferite o la morte di un’altra persona e/o se sperimenta un  desiderio per comportamenti sessuali che coinvolgono altre persone incapaci di dare un valido consenso o coinvolte a loro insaputa.

Anche il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali nella sua ultima versione (DSM 5) opera questa precisazione: “molte persone con desideri sessuali atipici (non genitali) non hanno un disturbo mentale”.

La condizione patologica, invece, prende il nome di disturbo da travestimento (DSM 5).

1. Quali sono i sintomi del disturbo da travestitismo?

Il travestito è quell’individuo soprattutto di genere maschile, meno frequentemente di genere femminile, che preferisce indossare indumenti del genere opposto senza però sperimentare un’appartenenza all’altro sesso ma semplicemente gli indumenti assolvono alla funzione di feticcio.

Freud definì l’oggetto-feticcio (1927), che in questo caso sono gli indumenti dell’altro sesso,  una “meta di pulsione affettiva erotizzata”. In questo caso l’oggetto che prova il piacere sessuale è un oggetto parziale.

Nel disturbo da travestismo affinchè si possa effettuare la diagnosi (secondo i criteri del DSM 5) devono essere presenti i seguenti sintomi: un’eccitazione ricorrente ed intensa che si manifesta con fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di tempo di almeno 6 mesi, che deriva dal cross-dressing ossia dall’indossare indumenti del sesso opposto; le suddette fantasie, desideri o comportamenti devono causare un disagio clinicamente significativo oppure una compromissione del funzionamento della persona nei diversi ambiti di vita (lavoro, relazioni sociali, familiari ecc).

Occorre precisare che se l’individuo è eccitato dai tessuti, materiali o indumenti in tal caso si parlerà di feticismo. In altri casi l’individuo (autoginefilia) prova eccitazione sessuale dal pensare o immaginare se stesso come donna/uomo.

Nei maschi spesso il cross-dressing porta alla stimolazione e dopo che essa viene compiuta il soggetto toglie gli indumenti di genere femminile.

Spesso questo atteggiamento di disfarsi degli abiti femminili evidenzia il disagio provato dagli stessi che cercano di liberarsi di questi indumenti per liberarsi del desiderio di cross-dressing.

La percentuale di uomini che riferiscono di provare piacere nel travestirsi è del 3% e risulta essere inferiore nelle donne.

La scelta di travestimento, però, non porta l’individuo ad operare necessariamente una scelta omosessuale del partner, come si pensa comunemente. La maggior parte di queste persone si definisce eterosessuale mentre alcuni riferiscono di aver avuto rapporti occasionali con persone dello stesso sesso mentre indossavo indumenti dell’altro sesso.

2. Cosa causa il travestitismo?

Il soggetto già durante l’infanzia può sperimentare una specie di attrazione verso un indumento del genere opposto al suo. Durante la pubertà l’indossare abiti del genere opposto può portare all’eccitazione sessuale (erezione) e all’eiaculazione.

Esistono alcuni studi che dimostrano che esiste un fattore genetico del transessualismo: è stato scoperto che 112 individui transessuali mostrano nel loro DNA una versione più lunga del recettore androgeno, al contrario, nei 258 individui non transessuali questa versione più lunga del recettore non è presente.

Quindi tra le cause del transessualismo potrebbe esserci una modificazione genetica.
Lo stesso studio va esteso e replicato su un campione più ampio affinchè possa essere considerato universalmente valido.

A livello psicologico e in psicoanalisi, esiste un’interpretazione del travestitismo che si riferisce all’angoscia di castrazione (teorizzazione Freudiana) e all’evitamento del conflitto interno.

Quindi la possibile causa del travestitismo sarebbe il trovare una risposta difensiva (rimozione e negazione/diniego) all’angoscia di castrazione e al conflitto interiore che ne deriva. Il travestito così nega la castrazione materna continuando ad immaginare una madre fallica.

Lo stesso Freud (nel 1905) collegava il feticismo all’angoscia di castrazione che il bambino sperimenta durante la fase edipica, quando scopre che la madre non ha un pene e che quindi è castrata.

Esiste un’altra ricerca che invece ha evidenziato che il comportamento transessuale e di travestimento possono essere causati dalla curiosità oppure da una correlazione con i disturbi di personalità.

3. Esiste una cura per il travestitismo?

Come precisato nell’introduzione di questo articolo, il travestitismo non è una condizione patologica ma lo diventa nel momento in cui il soggetto se la vive con difficoltà e disagio e quando tale disagio viene provato nei diversi ambiti di vita della persona (disturbo da travestimento).

Nel caso in cui una persona vive con disagio questa condizione si può ricorrere all’aiuto di un professionista specializzato nel settore.

Esistono diverse metodologie d’intervento nel lavoro di psicoterapia ognuna di essa va valutata in base al problema specifico, alla richiesta di aiuto e alle aspettative della persona. Vediamo alcuni approcci evidence-based.

4. Psicoterapia e sessuologia per il Travestitismo

La sessuologia è una branca specialistica della psicologia o della medicina. I sessuologi sono psicologi o medici che hanno approfondito i loro studi universitari e post-universitari nelle tematiche che riguardano la sessualità, la relazione, l’affettività.

Gli studi in sessuologia riguardano sia la dinamica dei processi individuali che relazionali. L’attenzione è posta sull’individuo sia come singolo che nella comunità. L’origine della sessuologia è nell’approccio psicoanalitico, si pensi che il primo ad interessarsi della sessualità fu Freud con i “Tre saggi sulla sessualità” del 1905.

Quindi tratta tutte le problematiche che si riferiscono alla sfera sessuale come le parafilie, problematiche circa il raggiungimento del piacere (orgasmo), problemi di coppia nell’intimità, tradimenti, ansia da prestazione, vaginismo, eiaculazione precoce e ritardata e tanto altro ancora.

Anche lo psicoterapeuta (che sia psicologo o medico) durante i suoi anni di studi post universitari ha approfondito tematiche relative alla sessualità e alla cura delle stesse attraverso la psicoterapia.

Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutare la persona a mettere ordine dentro di sè, ad accettare aspetti di sè stessi anche legati alla sessualità e alle fantasie sessuali, a chiarire aspetti come la scelta omosessuale od etrosessuale, all’affermazione di genere come nei casi di disforia di genere (una persona che non si riconosce nel genere sessuale a cui appartiene dalla nascita).

Nel caso della disforia di genere il processo per la transizione è lungo e doloroso poiché richiede una lunga psicoterapia, terapie di tipo ormonale ed eventualmente anche un percorso medicalizzato che termina con interventi chirurgici per la riassegnazione del genere.

5. Acceptance and Commitment Therapy (ACT) per il Travestitismo

Le terapie ad indirizzo cognitivo-comportamentale attualmente sono fortemente sviluppate e si dedicano molto alla ricerca scientifica motivo per cui esistono molti studi circa l’evidenza scientifica delle cure.

Tra queste un approccio utile è l’ACT o  Acceptance and Commitment Therapy che risulta particolarmente efficace nel trattamento della disforia di genere e del disagio provato nei confronti della propria corporeità e che non vogliono ricorrere agli interventi chirurgici

Conclusioni

L’obiettivo di questo articolo era quello di mettere chiarezza circa alcuni termini su cui spesso si crea confusione e di trattare un tema che nei nostri tempi è di interesse ed anche motivo di discussione. Si è partiti col precisare che il DSM non include il travestitismo tra le malattie mentali e che nello stesso è presente la categoria di disturbo da travestimento e quali sono i criteri necessari per la diagnosi. Si è fatto rtiferimento alla teoria sessuale di Freud (Tre saggi sulla sessualità), al concetto di angoscia di castrazione e di madre fallica. Successivamente la riflessione si è spostata sulle possibili cause del travestitismo, del transessualismo e delle parafilie in un ottica sempre di tipo psicoanalitico. Nell’ultimo paragrafo si è parlato della cura precisando che si possono curare le situazioni che causano disagio nella persona (problematiche egosintoniche) e i diversi approcci d’intervento come le moderne terapie cognitivo-comportamentale basate sull’ACT e sulla mindfullness ed anche la sessuologia di stampo psicoanalitico.

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