Articolo scritto dal Dr. Giorgio Ferrara
“I mestieri più difficili in assoluto sono nell’ordine: il genitore, l’insegnante, lo psicologo”. S. Freud.
Con questa frase provocatoria Freud ci mette davanti ad una riflessione: il ruolo di genitore, qui definito “mestiere” è in assoluto uno dei più complicati che ci siano. Ed ha una particolarità: al contrario dell’insegnante o dello psicologo non lo si diventa grazie ad anni di formazione o studio, pensate quanto possa quindi risultare difficile!
Questo è inoltre un periodo di trasformazione socio culturale tra i più repentini e unici nella storia dell’uomo, sia per le nuove modalità comunicative (social e chat), che per la quantità di stimoli enormemente maggiore rispetto a pochi anni fa a causa della globalizzazione e internet.
Il ruolo educativo svolto dai genitori è profondamente cambiato: questi ultimi hanno grandi difficoltà nel trovare una loro posizione tra la solitamente rigida educazione che hanno ricevuto e il desiderio di essere qualcosa di diverso nei confronti dei loro figli.
Nel tentativo di fare qualcosa di diverso i genitori cercano di fare del loro meglio, a volte però sfociando in diversi stili genitoriali, oggi ne prenderemo in considerazione due in particolare che potremmo definire tra di loro opposti: i genitori “elicottero” e quelli “permissivi”.
1. “Troppo”: i genitori elicottero
Come so che quello che faccio per educare i miei figli abbia l’effetto sperato?
Ci sono tante influenze nel mondo che ci possono sfuggire di mano: il gruppo dei pari, gli insegnanti, i social. È una gran difficoltà per ciascun genitore anche perché è difficile trovare una ricetta prestabilita, ognuno di noi ha la sua individualità come genitore ed ha a che fare con un figlio che non sarà mai uguale ad un altro.
Per i cosiddetti “genitori elicottero”, il controllo dei figli è il focus principale dell’essere genitori. Sono presenti, troppo, in ogni aspetto della vita dei loro figli, cercano di organizzarne ogni momento e di prevederne ogni esito. Tutto questo è ovviamente fatto a fin di bene: il tentativo è quello di evitare che qualcosa sfugga o vada per il verso storto nella vita dei loro figli. Supponendo di sapere già quale sia la strada migliore da percorrere cercano di evitare errori o sviste in ogni ambito compreso quello relazionale, per cercare di evitare che i figli possano vivere sofferenze. Molte volte questo viene descritto come il desiderio di riuscire a dare il meglio ai propri figli, per avere quello che loro non hanno avuto nella loro infanzia o nell’errato desiderio di vedersi ed essere visti come genitori premurosi e attenti.
Ma l’essere “elicotteri” non si sofferma solamente alla sfera organizzativa della giornata del figlio: anche le relazioni con i pari o altre figure vengono “mediate” dai genitori, spesso ponendosi in prima linea e non permettendo ai figli di potersi mettere in gioco nel gestire tali relazioni.
Ma siamo proprio sicuri che questa eccessiva dose di attenzioni (o controllo?) porti veramente ad una sensazione di benessere nei propri figli? Ad una mancanza di problemi e difficoltà? Uno sviluppo sano?
Purtroppo, molto spesso, non è così. Tutti questi sforzi nella maggior parte dei casi portano a tutt’altro esito nello sviluppo dei figli. Solitamente, infatti, questa comporta in primo luogo un inefficace sviluppo della percezione di sé stessi come autosufficienti e capaci. Si rischia inoltre di influenzare la loro capacità di imparare a regolare le emozioni. L’adolescenza è poi un periodo critico per la costruzione del sé in un ragazzo e avere dei genitori ipercontrollanti ostacolerebbe la costruzione della propria identità.
Questa modalità non permette di responsabilizzare in maniera sana i propri figli, di sbagliare e poter imparare dai propri errori. L’eccessiva iperprotettività non permette di sperimentare la frustrazione, la delusione o la paura, rendendo incapaci i ragazzi di gestirla poi nella loro vita.
Quanto detto poi comporterebbe a livello di vissuto quotidiano, viste le difficoltà nella gestione delle proprie emozioni e il carente senso di autoefficacia, che può riflettersi anche su scarsa capacità di problem solving, ad una maggiore difficoltà di tollerare eventi percepiti come maggiormente stressanti oltre che a sintomi depressivi e ansiogeni.
In sintesi il tentativo dei genitori di evitare ai figli vissuti o esperienze spiacevoli ha un effetto boomerang risultando esso stesso una modalità che inficia sul benessere generale psicologico del figlio.
2. “…o troppo poco?” I genitori permissivi
Se immaginassimo una retta al cui all’estremo siano posti i genitori “elicottero”, all’altro estremo troveremmo i genitori “permissivi”.
Cosa c’è alla base di questa scelta?
I genitori permissivi cercano solitamente di allontanarsi il più possibile dall’idea classica di genitore rigido, controllante e autoritario. Cercando di fare qualcosa diverso da quell’idea classica di genitore lontano e poco affine ai desideri e le emozioni di un figlio sfociano, molte volte, in un ruolo amichevole nei loro confronti diventando un loro pari, un amico, perdendo il ruolo educativo che avrebbero dovuto svolgere.
Una volta posti come un loro pari entrano in una confidenza con i figli facendo sì che si perdano i ruoli e la suddivisione di responsabilità e compiti all’interno di una famiglia. Non danno molte regole, se non nessuna ai figli. Sono molto reattivi ai loro bisogni, risultando molto affettuosi, eccessivamente.
La mancanza di figure autorevoli, e non autoritarie, all’interno di una famiglia può comportare quindi o una solitamente precoce responsabilizzazione del ragazzo, il quale si percepisce al pari di un adulto data la mancanza di una struttura gerarchica. Può inoltre causare insicurezza e mancanza di autodisciplina a vista la poca strutturazione ricevuta nell’ambiente familiare.
La precoce adultizzazione, ai più vista come sintomo di un figlio sano, maturo e affidabile, comporta per il ragazzo un elevato grado di stress vista l’assenza di strutture o modalità di pensiero tali da poter gestire il peso di questo ruolo e le sue responsabilità. Si privano i nostri figli della possibilità di crescere e maturare secondo i loro tempi, imponendogli di doverlo diventare troppo velocemente.
Un altro inconveniente nella mancanza di regole può inoltre essere la difficoltà nell’integrarsi nel mondo sociale con le sue norme alla luce del fatto che, non essendo mai stati abituati ad avere una guida o sentirsi posti dei limiti, i ragazzi potrebbero non digerirne i principi e le regole.
3. Ma allora cosa devo fare?
Essere controllanti non va bene, essere permissivi nemmeno. Come faccio allora a non sbagliare?
Un possibile spunto potrebbe essere quello di mantenere delle regole che vanno spiegate in una maniera più matura ai figli, senza che questo significhi un contrattare, ed al contempo cercare di sostenere il loro percorso di crescita rimanendo accogliente emotivamente, ma senza sostituirsi a loro.
Se ti sei riconosciuto in uno di questi stili e vuoi diventare una persona ed un genitore più cosciente delle tue scelte, di cosa comportano e di quali siano le motivazioni alla base, potresti iniziare a crescere e migliorarti grazie ad un percorso da intraprendere con l’aiuto di un professionista.
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